Andreas Schiesser: «Più una malattia è diffusa, meno dovrebbe costare il farmaco per curarla»
Berna/ , 11 Maggio 2022Per Andreas Schiesser, responsabile di progetto Farma/medicamenti presso curafutura, è comprensibile che le aziende farmaceutiche mirino prima di tutto al profitto. Quello che invece non capisce è perché la politica non abbia un’agenda che tuteli gli interessi degli assicurati e dei pazienti.
curafutura si definisce l’associazione degli assicuratori malattia innovativi. Cosa significa questo per Lei?
Innovazione per me significa che la nostra associazione e i suoi membri contribuiscono a ottimizzare il sistema sanitario svizzero. Puntiamo a un impiego più efficiente delle risorse, per esempio adoperandoci per trovare una via di uscita alla spirale al rialzo dei prezzi dei medicamenti.
Come?
Per esempio promuoviamo interventi politici volti a modificare il quadro giuridico. Questi interventi dimostrano come curafutura può essere innovativa e cerca attivamente di migliorare le cose.
Può fare un esempio concreto di come si possono apportare cambiamenti in un mercato così regolamentato?
Un esempio di stretta attualità sono gli sforzi per introdurre margini di distribuzione privi di incentivi. Vogliamo indurre medici e farmacisti che prescrivono o dispensano farmaci a prediligere i generici o i biosimilari. A tal fine è imprescindibile che ottengano lo stesso margine di guadagno che per i preparati originali. Insieme a pharmaSuisse e FMH, abbiamo sviluppato delle proposte per eliminare gli incentivi negativi che ancora sussistono.
È davvero un grande miglioramento?
Assolutamente. Grazie ai margini privi di incentivi i medicamenti sono impiegati in modo efficiente ed economico. Nei Paesi che hanno già adottato questo sistema il mercato è cambiato e c’è una maggiore scelta di generici. Questo porta automaticamente a una maggiore concorrenza.
Cosa può dirmi sui costi dei medicamenti in Svizzera?
La Svizzera ha la spesa farmaceutica pro capite più alta d’Europa. L’anno scorso nell’assicurazione di base sono stati spesi quasi 8 miliardi di franchi in medicinali. I costi dei medicinali stanno aumentando ad un tasso superiore alla media: dieci anni fa si aggiravano intorno ai 5 miliardi. Questo significa un aumento medio superiore al 5% all’anno. Nel 2021 l’incremento è stato addirittura del 6,5%.
Da dove si dovrebbe cominciare?
Per rispondere a questa domanda bisogna partire dal prezzo ponderato per unità fatturata. In dieci anni è aumentato da 41 a 64 franchi e questo indipendentemente che si tratti di una confezione di medicinali, un’applicazione o un’iniezione. Osserviamo una corsa al rialzo dei prezzi per tutti i nuovi farmaci che arrivano sul mercato. Siamo di fronte a una spirale al rialzo.
Come si fa a interrompere questa spirale?
Il consigliere agli Stati PLR Josef Dittli, presidente di curafutura, propone un approccio interessante: includere il criterio della prevalenza nelle regole per la definizione dei prezzi. Semplificando un po’, questo significa che più una malattia è diffusa nella popolazione, meno dovrebbe costare il farmaco per curarla. L’attuale regolamentazione non considera affatto questo criterio. La proposta ha senso anche dal punto di vista economico. Se i volumi sono maggiori, i fabbricanti ottengono economie di scala di cui anche gli assicurati dovrebbero poter beneficiare.
Dove vede un ulteriore potenziale?
Nell’applicazione più coerente delle regole esistenti. Per legge, le autorità e gli assicuratori sono obbligati a garantire che le prestazioni siano fornite in modo economico. In altre parole: se due prestazioni sono comparabili, solo quella più economica può essere remunerata. Nel caso dei medicinali, invece, il preparato originale, più caro, è rimborsato allo stesso modo del generico più economico.
Perché queste regole non vengono applicate in modo coerente?
Perché quando la legge stabilisce una cosa e l’ordinanza la contraddice è difficile venirne a capo. Il confronto terapeutico trasversale dovrebbe essere effettuato con la terapia standard, indipendentemente dalla protezione brevettuale. Ciò significa che deve essere possibile confrontare i costi di una nuova terapia con quelli della terapia già in uso, a prescindere che questa sia protetta da brevetto o meno. Solo in questo modo possiamo garantire che un confronto terapeutico trasversale non sia limitato da disposizioni giuridiche.
Perché gli assicuratori malattia non fanno nulla per far rispettare questa richiesta?
Dal punto di vista giuridico c’è uno squilibrio. Le decisioni dell’UFSP possono essere impugnate solo dalle case farmaceutiche, ma non dalle parti interessate dalla decisione, ossia dagli assicuratori malattia o dalle organizzazioni dei pazienti. Si dovrebbe dare a tutti gli attori la possibilità di battersi ad armi pari. L’industria farmaceutica critica la lentezza della procedura di omologazione dei nuovi farmaci, imputabile, nella maggior parte dei casi, alle discussioni sull’economicità. Da un’ottica inversa potremmo dire che i prezzi chiesti dalle aziende farmaceutiche sono troppo alti. Se guardiamo a trenta o quarant’anni fa, constatiamo che il livello assoluto dei prezzi dei nuovi farmaci ha segnato un aumento considerevole.
Le aziende farmaceutiche puntano a prezzi per quanto possibile alti. Perché dovrebbero essere interessate a prezzi più bassi?
Da un lato, si potrebbe dire che esigenze di prezzo moderate favoriscono un accesso più rapido al mercato e ai pazienti. Questo significa poter aprire più rapidamente un mercato. Si potrebbe quindi raggiungere un certo equilibrio. Ma è chiaro che queste aziende mirano al profitto e che i loro investimenti si focalizzano sui settori in cui il potenziale di guadagno è maggiore: malattie orfane, oncologia, malattie che generano costi elevati.
La Svizzera è una piazza importante per l’industria farmaceutica.
Sì, è vero, la Svizzera offre anche vantaggi di localizzazione. Il problema si pone quando gli assicurati, attraverso i premi e i costi elevati dei medicamenti, si trovano a dover «foraggiare» la piazza farmaceutica svizzera. Non va bene.
Quali sono i medicamenti che spingono i prezzi al rialzo?
I farmaci oncologici e immunologici e quelli per le malattie orfane. In generale, assistiamo a una diversificazione sempre più ampia con indicazioni sempre più rare. Nel caso degli anticoagulanti, per esempio, i costi terapeutici giornalieri per i nuovi farmaci disponibili sul mercato sono di circa 2,60 franchi. Un importo nettamente più elevato rispetto ai 16 centesimi dei trattamenti classici. In molti casi l’aumento è dovuto al marketing: si cerca la differenziazione in modo che, al momento di fissare i prezzi, si possa argomentare che i nuovi medicamenti non possono essere paragonati a quelli già comprovati.
Guardando ai vari attori in campo: chi, secondo Lei, deve fare cosa per migliorare il sistema?
Prima di tutto, gli attori devono collaborare. Crediamo nel partenariato e nella volontà comune di migliorare le cose. La politica gioca un ruolo importante in questo senso: deve creare un quadro nel quale il sistema può evolvere ed evolve effettivamente. Spetta poi al Consiglio federale indirizzare il sistema nella direzione voluta. Negli ultimi dieci anni, però, non ha intrapreso praticamente nulla di fondamentale nel settore dei prezzi dei medicamenti.
Questo è quello che dice Lei.
No, la mia non è un’opinione. È fattuale che gli obiettivi della strategia Sanità 2020 non sono stati raggiunti. Anziché avviare riforme fondamentali e recepire le regolamentazioni che funzionano bene in altri Paesi europei, ci si limita a perfezionare la normativa in vigore, rendendola sempre più complessa.
E gli assicuratori malattia?
Si trovano alla fine della catena e hanno poca influenza operativa nel settore dei medicamenti. Questo significa che devono sostenere i costi e applicare le disposizioni previste dalla legge e dalle ordinanze. L’esame dell’economicità è l’unico strumento concreto di cui dispongono. Ecco perché i nostri sforzi si concentrano sulla politica. È lì che vogliamo assumere un ruolo costruttivo. Solo in questo modo possiamo ampliare le nostre possibilità di rappresentare meglio gli interessi degli assicurati.