La nostra sanità ricorda quelli che erano gli ospedali per i poveri? Ab- biamo due rimedi: il primo l’abbiamo già azionato. Per il secondo serve una decisione immediata.
Berna/ , 30 Maggio 2024C’è chi continua a dire cosa va fatto ma concretamente non fa nulla, costruisce castelli in aria, imponenti cat- tedrali di inconsistenza. C’è invece chi si rimbocca le maniche e suddivide in tante piccole parti il progetto, disfa i castelli di parole e li trasforma in mattoncini.
Di cosa sto parlando? Del tariffario medico ambulatoriale. È da dieci anni che si parla di sostituire il TARMED. E da dieci anni è sempre lì, identico, come un pallone tenuto sott’acqua che riemerge non appena si lascia la presa. Di una cosa sono convinto: se il consigliere federale Alain Berset – in carica dal 2012 al 2023 – avesse colto l’opportunità di approvare il tariffario per singole prestazioni ambulatoriali TARDOC nel giugno 2022, oggi la situazione sarebbe molto diversa. Non solo avremmo un nuovo tariffario che garantisce la neutralità dei costi e permette risparmi per 600 milioni di franchi all’anno, ma avremmo anche già i primi forfait ambulatoriali. Vi sarebbe infatti stata una fortissima pressione per sostituire le tariffe per singole prestazioni con importi forfettari, laddove opportuno e non appena questi forfait fossero stati concordati e pronti per essere approvati. Invece marciamo sul posto e continuiamo a parlare di quanto sarebbe necessario un nuovo tariffario medico ambulatoriale.
La Svizzera ha introdotto il TARMED esattamente vent’anni fa. In base a questo tariffario vengono fatturate ogni anno prestazioni per un totale di 13 miliardi di franchi. Ci si può chiedere se non fosse inadeguato sin dall’inizio, visto che subito dopo la sua introduzione ha causato non pochi grattacapi e fatto versare al Controllo federale delle finanze fiumi d’inchiostro.
Ognuno dei consiglieri federali responsabili della sanità che si sono succeduti ha dovuto in un modo o nell’altro confrontarsi con la questione del tariffario e della sua revisione. Spetta ora alla consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider e all’attuale Consiglio federale scegliere il sistema tariffario che dovrà subentrare al TARMED. La situazione di partenza è molto diversa da quella dei loro predecessori, più «confortevole»: sul loro tavolo hanno già due domande di approvazione bell’e pronte, una per il TARDOC, l’altra per i forfait ambulatoriali.
La nuova ministra della sanità ha davanti a sé un’occasione unica per sostituire finalmente il TARMED e per ridurre i costi, visto che il nuovo tariffario valorizza i professionisti della salute che, fornendo cure di base e cure integrate, contribuiscono in modo significativo al contenimento della spesa sanitaria, ossia medici di famiglia, pediatri e psichiatri. Non occorre nemmeno avere coraggio per trovare un rimedio a questo annoso problema; basta la ferma volontà di cambiare di cose in meglio.
Che serva un cambiamento è fuori discussione. Di recente un giornalista che scrive per il settimanale tedesco «Die Zeit» ha definito il nostro sistema sanitario «Siechenhaus» (quello che ai tempi era l’ospedale dei poveri). Ovunque si guardi e si ascolti, è questione di costi, di prezzi eccessivi dei farmaci, di premi di cassa malati elevati, di eccessivo ricorso alle cure e alle visite mediche, di ospedali che faticano a rimanere in attivo nonostante le numerose prestazioni fornite. E come se non bastasse – o proprio per questo – saremo chiamati a votare su due iniziative che riguardano la sanità ma che si limitano ad affrontare i sintomi del problema.
Abbiamo a disposizione due importanti rimedi che possono avere un impatto positivo e duraturo sul nostro sistema sanitario: a) il finanziamento uniforme EFAS, b) la revisione del tariffario medico ambulatoriale. Il Parlamento ha riconosciuto l’impatto positivo di EFAS e ha votato nettamente a favore nel dicembre 2023. Il fatto che ora anche la popolazione sia chiamata a votare è una manovra incomprensibile che frena questa riforma e spreca risorse utili. b) Per quanto riguarda il tariffario delle prestazioni mediche ambulatoriali, la consigliera federale Baume-Schneider può scegliere tra diverse varianti. Sulla scrivania ha già un tariffario per singole prestazioni pronto (TARDOC) approvato da tutti e quattro (!) i partner tariffari, ossia FMH, curafutura, H+ e santésuisse, che garantisce il rispetto di tutti i criteri stabiliti dal Consiglio federale nel giugno 2022; ha anche i forfait ambulatoriali che il Parlamento vuole assolutamente introdurre in parallelo alle tariffe per singole prestazioni. Può quindi approvare il TARDOC e introdurlo con effetto dal 1° gennaio 2025, approvare il TARDOC insieme ai forfait ambulatoriali, oppure decidere di rinviare la decisione.
Se decidesse di rinviare la decisione e imponesse nuove condizioni, provocherebbe un ulteriore ritardo nell’introduzione di TARDOC. Questo vorrebbe dire ritornare al punto di partenza, con il risultato di dover convivere con l’ormai obsoleto TARMED ancora per qualche anno e il rischio di essere ancora allo stesso punto tra dieci anni, molto probabilmente con nuove discussioni e nuove esitazioni. Non bisogna dimenticare che elaborare un tariffario di queste dimensioni è già di per sé un compito estremamente complesso.
Non lasciamoci ingannare: l’approvazione del TARDOC viene tirata per le lunghe non perché si ritiene che la sua struttura sia inadeguata o perché si dubita della neutralità dei costi ma per una tattica attendista riguardo ai forfait ambulatoriali. Per dirla altrimenti: ora si tratta di avere il coraggio di abbattere i castelli di parole. Il presidente di santésuisse Martin Landolt è stato chiaro: serve una decisione immediata che ci consenta di avanzare.