Le richieste degli ospedali portano a ulteriori discussioni sui costi

30 Maggio 2023
Il rincaro colpisce anche gli ospedali. Tuttavia, un aumento del 5 per cento delle tariffe non è sostenibile per i nostri assicurati e si ripercuoterebbe direttamente sui premi che sono già aumentati in modo significativo nel 2023 e probabilmente aumenteranno ancora alla luce dell’evoluzione dei volumi e dei prezzi che si sta profilando. Per uscire da quest’impasse ci sono due opzioni.

La richiesta degli ospedali di adeguare le tariffe al rincaro si fa sempre più forte. La scorsa settimana, gli ospedali universitari hanno dichiarato in una conferenza stampa che le tariffe andrebbero aumentate per coprire i costi. In caso contrario si rischia il collasso finanziario. Siamo di fronte a un paradosso: sebbene, a detta dei responsabili, il numero di pazienti sia elevato, le tariffe sono lungi dal coprire i costi.

Basta fare qualche ricerca negli archivi per rendersi conto che la questione delle tariffe non è una novità. Il 20 maggio 2014, Werner Kübler, direttore dell’ospedale universitario di Basilea, dichiarava alla radio SRF che gli ospedali non riuscivano a coprire i costi nel settore ambulatoriale. Il 30 novembre 2015, l’ospedale universitario di Basilea era tornato sull’argomento affermando sulle pagine del quotidiano Basellandschaftliche Zeitung che il tasso di copertura dei costi dell’ospedale pediatrico universitario raggiungeva appena il 74 per cento, situazione acuita ulteriormente con il trasferimento – peraltro voluto – delle cure dal regime stazionario a quello ambulatoriale. La causa andava ricercata soprattutto nel fatto che il tariffario medico ambulatoriale TARMED non veniva adeguato da tempo.

Oggi ci risiamo: gli ospedali chiedono di nuovo un aumento delle tariffe. Se confrontiamo queste richieste con quelle degli anni precedenti potremmo dire che i contenuti sono uguali, ma i toni sono più accesi e il rincaro rende le cose più difficili.

Per curafutura è chiaro che gli assicuratori malattia non possono accettare un aumento generalizzato delle tariffe del 5 per cento per compensare il rincaro. «Un aumento generalizzato delle tariffe farebbe aumentare i premi nella stessa misura, una prospettiva insostenibile per gli assicurati», sostiene Pius Zängerle, direttore di curafutura.

Inoltre, la richiesta arriva in un momento inopportuno: i premi sono già aumentati nel 2023 ed è probabile, vista l’evoluzione dei volumi e dei prezzi che si sta profilando, che aumenteranno ancora. Senza dimenticare la riduzione delle riserve a cui la Confederazione ha contribuito.

È ancora troppo presto per parlare di esplosione dei costi. Tuttavia, si stanno delineando le prime tendenze. Secondo le cifre provvisorie, nel primo trimestre dell’anno le prestazioni lorde pro capite dell’assicurazione malattie obbligatoria (AOMS) sono aumentate del 6,9 per cento rispetto al primo trimestre del 2022. È un primo segnale. L’analisi dell’evoluzione registrata negli ultimi quattro trimestri (dal secondo trimestre 2022 fino al primo trimestre 2023) rispetto ai quattro trimestri precedenti (dal secondo trimestre 2021 al primo trimestre 2022) fornisce un quadro più attendibile: l’aumento si attesta al 3,4 per cento (vedi grafico). curafutura è cauta e vuole evitare previsioni troppo pessimistiche. Tuttavia, occorre restare vigili.

È probabile che la richiesta di aumentare le tariffe per compensare il rincaro indurrà molti ospedali a rescindere gli accordi tariffali esistenti. Le situazioni di assenza di tariffe concordate e di fissazioni da parte dei Cantoni saranno sempre più frequenti perché le parti non riusciranno ad accordarsi. «Già oggi possiamo partire dal presupposto che i Cantoni tenderanno a cedere alle richieste degli ospedali. Questo significa che i prezzi aumenteranno spingendo i costi al rialzo a un ritmo accelerato. Ancora una volta, a farne le spese saranno gli assicurati e i contribuenti», osserva Zängerle. E questo nonostante la situazione sia già tesa.

«Già oggi possiamo partire dal presupposto che i Cantoni tenderanno a cedere alle richieste degli ospedali. Questo significa che i prezzi aumenteranno spingendo i costi al rialzo a un ritmo accelerato».

Pius Zängerle, direttore 

Le soluzioni ci sono e curafutura è pronta a tendere una mano

Secondo curafutura, per uscire dall’impasse ci sono due opzioni.

Opzione 1: gli ospedali sono chiamati ad adottare una politica di spesa rigorosa e una gestione per quanto possibile snella. Nei negoziati sulle tariffe bisognerà continuare a orientarsi alle richieste degli attori più forti. Allo stesso tempo, è strategicamente opportuno organizzarsi in regioni di pianificazione ospedaliera sovracantonali e investire in nuove strutture ospedaliere solo se vengono utilizzate al massimo delle loro capacità sia dal lato medico che da quello economico. In Svizzera non mancano gli esempi che vanno nella direzione opposta. L’esempio più discusso è quello del Cantone di Argovia, dove l’ospedale di Aarau, che costruisce nuove infrastrutture in modo «molto generoso», riceve ingenti finanziamenti, mentre quello di Baden, che opera in modo efficiente, non ne riceve. È un segnale negativo.

Opzione 2: dopo anni di dibattiti, la politica è chiamata a dare finalmente luce verde ai grandi progetti di riforma. La situazione più sconcertante è quella del tariffario medico ambulatoriale TARMED. Anche se il nuovo TARDOC è pronto dallo scorso febbraio, la sostituzione non si farà prima del 1° gennaio 2025. curafutura si sente chiamata in causa direttamente.

Nella sua lettera del giugno 2022, il Consiglio federale aveva infatti posto due condizioni per l’approvazione del TARDOC: una definizione più stringente della neutralità dei costi (compresa tra il 2 e il 2,5 per cento) e l’elaborazione di piani che indicassero i progetti di ottimizzazione da attuare dopo l’entrata in vigore e la relativa tempistica. Il dossier è tuttora fermo poiché mancano i forfait. curafutura si è impegnata contrattualmente ad adottare un approccio integrato aspettando i forfait definitivi, a condizione che questi fossero pronti a fine giugno 2023, ossia tra poche settimane, per fare una richiesta congiunta di approvazione al Consiglio federale (vedi l’articolo sul TARDOC e la neutralità dei costi).

Sappiamo che lamentarsi non serve a niente. Il nostro messaggio è chiaro: tutte le tre riforme, frutto di un accurato lavoro preparatorio e attese da tempo, devono essere realizzate senza indugio. Si tratta del finanziamento uniforme EFAS, della revisione del tariffario medico (TARDOC ed eventualmente forfait ambulatoriali) e della revisione dei margini di distribuzione, che mira a evitare che farmacisti o medici beneficino di margini nettamente maggiori sui farmaci originali rispetto ai generici. In caso contrario, tutti gli attori del sistema sanitario – fornitori di prestazioni, finanziatori, Confederazione e Cantoni – potranno essere legittimamente accusati di non aver fatto tutto il possibile per migliorare la situazione attuale.