Barometro svizzero dei biosimilari: biosimilari tuttora poco utilizzati

Berna/ , 25 Aprile 2022

Nel 2021, i medicinali prodotti mediante biotecnologie – noti anche come farmaci biologici – hanno generato circa un quarto della spesa farmaceutica a carico dell’assicurazione malattia obbligatoria. Questo segmento di mercato mostra una crescita ben superiore alla media, pari a oltre il 10%. I biosimilari, sviluppati in modo da risultare simili ai medicinali biologici di riferimento, rappresentano un’opzione valida per frenare l’aumento dei costi senza compromettere la qualità. Gli incentivi negativi presenti nel sistema sanitario impediscono tuttavia di sfruttare il potenziale di risparmio che questi medicamenti offrono, pari a circa 100 milioni di franchi all’anno. Questo potrebbe generare costi aggiuntivi non necessari dell’ordine di un miliardo di franchi da qui al 2030.

Anche nel 2021 il potenziale di risparmio offerto dai biosimilari è stato lungi dall’essere sfruttato pienamente in Svizzera. L’utilizzo generalizzato dei biosimilari avrebbe già potuto ridurre di circa 100 milioni di franchi la spesa farmaceutica a carico dell’assicurazione malattia obbligatoria. È quanto risulta dalla terza edizione del Barometro svizzero dei biosimilari pubblicato da curafutura, biosimilar.ch e intergenerika.

La buona notizia è che nel 2021 il numero di biosimilari commercializzati in Svizzera è più che raddoppiato passando da 15 a 34 prodotti. Anche se ancora troppo poco considerato, il mercato dei biosimilari in Svizzera è in costante crescita. Questo fa ben sperare. Daniel Sarbach, direttore del gruppo di lavoro biosimilar.ch, è convinto che in futuro il potenziale di risparmio offerto dai biosimilari sarà sfruttato maggiormente.  

Resta il fatto che l’utilizzo dei biosimilari in Svizzera è tutt’altro che ottimale e che nel panorama ospedaliero si osservano grandi differenze. Per esempio, nella regione ospedaliera della Svizzera centrale la quota di mercato dei sei biosimilari più venduti si attesta solo al 16%, la metà di quella registrata nella regione Vaud/Vallese. Nel caso dell’infliximab, uno dei principi attivi che più incidono sulla spesa sanitaria, la quota di biosimilari si ferma al 14% nella regione ospedaliera di Berna, mentre a Ginevra è circa tre volte più elevata (40%).

A preoccupare non è solo il grado di utilizzo generalmente basso dei biosimilari, malgrado sia più convenienti, ma anche la lentezza della loro penetrazione sul mercato, rileva Pius Zängerle, direttore di curafutura. I mancati risparmi sono considerevoli e del tutto insensati in un contesto di spesa sanitaria in costante aumento.

Da qui al 2030 costi aggiuntivi inutili per oltre un miliardo di franchi

Gli incentivi negativi – come per esempio l’attuale sistema dei margini di distribuzione – ostacolano un uso più diffuso dei biosimilari e precludono risparmi sostanziali. Nel sistema attuale, più alto è il prezzo del farmaco, maggiore è il guadagno dei farmacisti e dei medici, che hanno quindi un interesse diretto a dispensare un preparato originale anziché un biosimilare o un generico meno costoso. In questo modo, il risparmio potenziale che i biosimilari racchiudono per il sistema sanitario, pari a circa 100 milioni di franchi all’anno, non viene sfruttato.

Un potenziale destinato a crescere da qui al 2030: la scadenza dei brevetti di alcuni farmaci biologici più venduti è imminente e i biosimilari corrispondenti sono in fase di sviluppo, offrendo un potenziale di risparmio supplementare dell’ordine di centinaia di milioni di franchi. Secondo il direttore di biosimilar.ch Daniel Sarbach, se gli incentivi negativi non verranno rimossi, entro il 2030 il sistema sanitario e gli assicurati dovranno sobbarcarsi inutili costi aggiuntivi per oltre un miliardo di franchi. Secondo Sarbach, questo è ancora più problematico se si considera che l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) non elimina gli incentivi negativi sui margini di distribuzione, il che preclude importanti risparmi per la sanità. Va peraltro evidenziato che lo stesso Ufficio federale si è posto l’obiettivo di rispondere alle sfide più urgenti del sistema sanitario entro il 2030, per garantire anche in futuro un sistema sanitario finanziariamente sostenibile, frenare l’aumento dei costi e sgravare gli assicurati.

Un altro passo importante è la parità di trattamento dei biosimilari e dei generici ai fini della sostituzione. Nella sessione invernale del Consiglio degli Stati, il ministro della sanità Alain Berset ha menzionato che la sostituzione è possibile, indipendentemente dal fatto che si tratti di preparati originali, generici o biosimilari. Nella sessione primaverile, la questione è stata tematizzata in Consiglio nazionale da Ruth Humbel, portavoce della commissione tematica competente. In quell’occasione, l’amministrazione ha assicurato che una menzione esplicita dei biosimilari nella LAMal non era necessaria.

La strada sarebbe quindi spianata per eliminare rapidamente la disparità di trattamento nell’ordinanza e realizzare i risparmi attesi ormai da tempo.

Farmaci biologici
Contrariamente ai farmaci chimici di sintesi, i farmaci biologici sono prodotti a partire da organismi viventi geneticamente modificati, come batteri o colture cellulari. Hanno una struttura molecolare complessa e sono costituiti, per esempio, da proteine o acidi nucleici.

Biosimilari
I biosimilari sono prodotti che derivano da farmaci biologici e possono essere commercializzati dopo la scadenza del brevetto del biologico originale (medicinale di riferimento). Il principio attivo di un bio-similare e quello del medicinale di riferimento sono di fatto la stessa sostanza biologica. Le differenze non incidono sulla sicurezza o l’efficacia.