Contesto

La popolazione svizzera ha già respinto chiaramente l’idea di una cassa malati unica in quattro occasioni. Dopo la bocciatura alle urne, lo scorso 9 giugno 2024, delle due iniziative riguardanti i premi e i costi della salute (iniziativa sulla riduzione dei premi e iniziativa per un freno ai costi), il PS ha annunciato l’intenzione di lanciare a inizio 2025 una nuova iniziativa per una cassa malati unica. Oggi come allora, l’intenzione dei promotori era di far credere alla popolazione che una cassa malati unica era LA soluzione per contrastare la crescita continua dei costi sanitari e il conseguente aumento dei premi. Una tesi sbagliata e fuorviante.

La posizione di curafutura in sintesi

curafutura respinge l’istituzione di una cassa malati unica in particolare per le seguenti ragioni:

Obiettivi dei promotori della nuova iniziativa

Già nell’agosto 2023 i delegati del PS avevano incaricato la direzione del partito di studiare l’opportunità di lanciare una nuova iniziativa popolare per una cassa malati «pubblica e sociale» in vista di creare in ogni Cantone una cassa malati pubblica (cassa unica) con la possibilità di soluzioni intercantonali. Queste assicurazioni cantonali avrebbero tra l’altro il compito di negoziare i vari tariffari da applicare su scala nazionale. Una parte dei premi dovrebbe inoltre essere investita nella prevenzione. I promotori della nuova iniziativa che fanno capo al PS sono convinti che la fusione degli attuali assicuratori in un’unica entità con casse cantonali o regionali permetterebbe non solo di conseguire risparmi a livello di pubblicità, amministrazione e retribuzioni degli intermediari, degli amministratori delegati (CEO) e del consiglio di amministrazione, ma anche di ovviare alla presunta mancanza di trasparenza nella contabilità e nelle riserve degli assicuratori malattie. Inoltre, gli utili realizzati dagli assicuratori dovrebbero essere retrocessi agli assicurati e una parte dei premi investita nella prevenzione.

I contenuti e i piani del PS non sono certo una novità. Quello che è nuovo è la maggiore apertura della popolazione verso una cassa malati unica, attestata da recenti sondaggi. Un cambiamento problematico nella misura in cui i sistemi sanitari a governance politica presentano una serie di svantaggi che verranno precisati più oltre in questo documento.

Nel quadro delle discussioni in merito a una nuova iniziativa popolare per una cassa unica e pubblica, nell’ottobre 2023 il Cantone di Ginevra ha depositato presso l’Assemblea federale un’iniziativa cantonale dal titolo «Per cassa malattia unica e pubblica a Ginevra» (Iv. Ct. 23.319) nella quale chiede la creazione di una base giuridica che consenta ai Cantoni di istituire casse cantonali uniche e di sperimentare modelli alternativi per la gestione della politica sanitaria.

Argomentazione

No all’abbandono radicale di un sistema ben rodato e di qualità

Il sistema sanitario svizzero è tra i migliori al mondo. Garantisce a tutta la popolazione, indipendentemente dal reddito, un accesso rapido e sicuro a cure mediche di base di qualità. A caratterizzarlo sono, oltre che gli aspetti qualitativi, l’ampia libertà di scelta e un alto grado di autodeterminazione, responsabilità individuale e solidarietà. Un altro aspetto è il suo finanziamento senza debito. Questi punti di forza sono il principale motivo per opporsi alla creazione di una cassa malati unica, dato che risultano da una concorrenza regolamentata e non da un sistema statalizzato. L’efficienza che contraddistingue il sistema sanitario svizzero non è qualcosa di scontato, bensì una conquista che verrebbe messa a repentaglio in modo sconsiderato da una cassa malati unica. Per di più, una cassa unica pubblica non avrebbe alcun impatto sulla crescita continua della spesa sanitaria, visto che le persone non si recherebbero con minore frequenza dal medico. Di conseguenza, i premi – che riflettono l’andamento della spesa sanitaria – non diminuirebbero. L’introduzione di una cassa unica comporterebbe una serie di problemi attuativi a cui saremmo confrontati per almeno un decennio, legati alla conseguente necessità di estromettere gli assicuratori privati dall’assicurazione di base. Il passaggio a una cassa malati unica di tipo monopolistico annullerebbe anche l’effetto di contenimento dei prezzi garantito dall’attuale sistema di assicurazione malattie organizzato in modo concorrenziale.

Supponendo che a gestire la cassa malati unica siano i Cantoni, verrebbe accentuato il loro molteplice ruolo di committenti di prestazioni, enti finanziatori, proprietari, fornitori di prestazioni, autorità di vigilanza, responsabili dell’approvazione delle tariffe e pianificatori, che già oggi risulta essere molto problematico e ostacola le riforme. Vi è il timore che il particolarismo intrinseco nel federalismo svizzero renda molto più difficile, se non impossibile, la cooperazione intercantonale o il raggruppamento di casse uniche cantonali in casse regionali.

No allo smantellamento della libertà di scelta

Quando si tratta di sanità, per la popolazione svizzera sono particolarmente importanti, oltre alla qualità, la libertà di scelta e l’autodeterminazione, il che include la libera scelta del medico e dell’ospedale come pure quella dell’assicuratore malattie. Anche se circa tre quarti degli assicurati limitano la propria libertà di scelta optando per un modello assicurativo alternativo, un quarto non vuole farlo. Inoltre, chi ha optato per un modello alternativo con scelta limitata può sempre fare marcia indietro. Questa proporzione tra chi limita la propria libertà di scelta e chi no è stabile da anni. Una cassa malati unica pubblica sarebbe in netto contrasto con il principio della libertà di scelta e comporterebbe per tutti l’obbligo di assicurarsi presso la stessa cassa malati. Significherebbe dipendenza, poiché gli assicurati non potrebbero difendersi da un servizio scadente passando a un altro assicuratore malattie, e messa sotto tutela, visto che – come dimostrano i confronti internazionali – più un sistema sanitario è statalizzato, più la libera scelta del medico è limitata e più il percorso di cura è imposto.

No alla riduzione delle prestazioni mediche

In caso di malattia, la popolazione svizzera può contare su cure mediche tempestive e di qualità rimborsate dall’assicurazione di base. Non importa se il paziente è ricco o povero, giovane o vecchio oppure gravemente malato. Per motivi di risparmio, una cassa malati unica potrebbe decidere di non coprire più determinate prestazioni, come avviene in Inghilterra, un Paese che in ragione del suo servizio sanitario nazionale a gestione statale, è spesso incensato dai politici di sinistra. Tuttavia, un numero importante di persone non riesce ad accedere a visite, esami e terapie in tempi accettabili e le liste di attesa si allungano: una situazione che dovrebbe far riflettere i sostenitori di una cassa malattia unica. Ai lunghi tempi di attesa si aggiunge una limitazione delle prestazioni sanitarie. In un sistema con una cassa malati unica privo di alternative, non c’è pressione competitiva e il servizio fornito rischia di risentirne.

No all’aumento delle imposte

L’idea del PS di statalizzare il sistema sanitario nell’intento di agganciare i premi al reddito e di finanziare i costi della sanità attraverso le imposte porterebbe a un aumento del carico fiscale per tutti. C’è anche il rischio che, in caso di problemi per le finanze, i pazienti si vedano precludere alcune prestazioni.

No alla limitazione della varietà di modelli assicurativi

Il Consiglio federale stabilisce le prestazioni mediche rimborsate dall’assicurazione di base, indipendentemente dall’assicuratore presso il quale i pazienti sono assicurati. I sostenitori della cassa malati unica sostengono che nell’assicurazione di base la concorrenza non serve, ignorando del tutto il suo ruolo di forza trainante per la qualità delle prestazioni e le innovazioni orientate al cliente. Per affermarsi sul mercato, bisogna distinguersi dagli altri: rimborsare rapidamente le fatture, fornire un’assistenza efficiente e competente ai clienti, proporre modelli assicurativi per le esigenze specifiche (medico di famiglia, HMO o Telmed), servizi come applicazioni digitali o altro. Oggi gli assicurati possono ridurre l’importo del premio attraverso la scelta di un modello alternativo e della franchigia. Con la cassa malati unica questa possibilità di scelta andrebbe persa: vi sarebbe un unico modello assicurativo e i premi sarebbero gli stessi per tutti.

No alla vuota promessa di riduzione dei premi

Tra il 2012 e il 2022 i premi dell’assicurazione malattie sono aumentati in media del 2 % all’anno. I sostenitori della cassa malati unica promettono che la cassa ridurrà i costi della sanità e quindi anche i premi, ma non hanno fornito alcun elemento che lo dimostri. A indicare alcune cifre, nel 2013, è stato l’Istituto di economia sanitaria di Winterthur[1]: la sola conversione del sistema attuale in una cassa malati unica costerebbe alla popolazione svizzera circa 2 miliardi di franchi. Questo significa che una famiglia di quattro persone dovrebbe pagare circa mille franchi.

Secondo i sostenitori della nuova iniziativa popolare che il PS intende lanciare, la cassa malati unica dovrebbe retrocedere agli assicurati gli eventuali utili e investire una parte dei premi nella prevenzione. Tuttavia, già oggi nell’assicurazione di base obbligatoria non è consentito realizzare utili: le casse malati possono unicamente costituire riserve per garantire la propria solvibilità a lungo termine. La cassa unica non cambierà questo sistema. Si tratta di un argomento fallace utilizzato per ottenere voti.

Un altro argomento fatto valere dai sostenitori è che la cassa malati unica ridurrà i costi amministrativi e, di rimando, i premi. I costi amministrativi rappresentano il 5 % della spesa per i premi. Includono i costi del personale, le spese per la pubblicità (0,2 %) e le provvigioni. Comprendono quindi anche i salari versati al personale che si occupa, tra l’altro, del controllo delle prestazioni fatturate, un compito chiave svolto proprio dagli assicuratori malattie e che consente di risparmiare ogni anno circa 3,5 miliardi di franchi. Anche con una cassa malati unica sarebbe necessario gestire agenzie regionali, controllare le fatture, negoziare le tariffe e fornire consulenza agli assicurati. In realtà, oggi circa il 95 % degli assicurati è assicurato presso una delle dieci maggiori assicurazioni malattie. I sostenitori della cassa unica non vogliono ammettere che una parte dei costi amministrativi, pari attualmente a circa il 5 % del totale, continuerà a sussistere anche con una cassa malati unica. In un sistema monopolistico privo di concorrenza questi costi tendono ad aumentare. Non si può quindi supporre che i costi amministrativi della cassa unica siano necessariamente inferiori a quelli del sistema attuale. È lecito invece presumere che la mancanza di alternativa tenda a ridurre la qualità del servizio e la varietà di modelli assicurativi proposti come pure, a medio termine, l’offerta e la qualità delle prestazioni mediche. Inoltre, anche una cassa unica dovrà sostenere costi amministrativi e il potenziale di risparmio risulta quindi di gran lunga inferiore al 5 %.

Una parte preponderante dei premi, ossia circa il 95 %, finanzia i costi delle prestazioni mediche. Questi costi diminuiranno solo se la popolazione farà minore ricorso alle prestazioni, ossia se si recherà meno dal medico. Poiché finanziano direttamente solo una piccola parte dei costi sanitari, i pazienti non sono pienamente consapevoli di come il loro comportamento possa influenzare i costi della sanità. La partecipazione ai costi è invariata da quasi 20 anni. Se i pazienti dovessero farsi carico di una partecipazione maggiore, andrebbero meno spesso dal medico per i casi di lieve entità e il carico per tutti gli assicurati risulterebbe inferiore. La cassa malati unica non permetterà di ridurre né i costi né i premi. Si tratta di una promessa che non può essere mantenuta. La popolazione lo ha già capito, tanto che in occasione di precedenti votazioni ha sempre respinto, a ragione, la richiesta avanzata dalla sinistra in tal senso.

No a un’economia basata sul debito 

Oggi le prestazioni sanitarie in Svizzera sono finanziate senza creare debito. Ogni generazione paga ciò che consuma, in modo da non lasciare debiti alle nuove generazioni. Con una cassa malati unica le cose cambierebbero, come risulta dal confronto con altri Paesi: più un sistema sanitario è statalizzato, più è indebitato. In Inghilterra e in Italia, che dispongono di un servizio sanitario nazionale,  ma anche in Francia, che ha un proprio sistema di cassa unica, il debito pubblico per la sanità è molto elevato. Nel 2022, l’incidenza della spesa sanitaria sul prodotto interno lordo (PIL) si attestava al 12,7 % in Germania e all’11,9 % in Francia, una quota ben superiore a quello della Svizzera (11,3 %)[2].

No agli esperimenti cantonali

Si sta discutendo con sempre maggiore insistenza sulla possibilità di testare il modello di una cassa malati unica in uno o più Cantoni. Questi esperimenti cantonali avrebbero un forte impatto sul sistema esistente, in particolare a livello di compensazione dei rischi e di partenariato tariffale, e solleverebbero una serie di questioni irrisolte riguardo alla vigilanza degli assicuratori e alla fissazione dei premi. Il progetto pilota di cassa malati unica cantonale imporrebbe alla popolazione l’obbligo di adesione, che a sua volta comporterebbe forti disuguaglianze regionali nel caso in cui non tutti i Cantoni decidessero di istituire una cassa unica. Vi è anche il rischio che, una volta lanciato l’esperimento, non si possa più fare in marcia indietro anche in caso di fallimento e si debba tenere in piedi per sempre un’entità amministrativa inefficiente e inerte.

Conclusione

Gli argomenti avanzati dai sostenitori della cassa malati unica sono ipocriti e fanno credere che questa soluzione permetta di contenere i costi. Uno dei fattori principali che determina l’aumento dei premi dell’assicurazione malattie è il consumo di prestazioni sanitarie, che rappresentano il 95 % dei costi complessivi. È su questo che bisogna intervenire. Una cassa malati unica statale porterebbe tendenzialmente a un aumento dei costi amministrativi, una qualità del servizio inferiore e una minore varietà di modelli assicurativi, senza peraltro offrire agli assicurati libertà di scelta.

[1] Übergang zur Einheitskasse: Schätzung der Systemwechselkosten (ZHAW, 2013): https://www.zhaw.ch/storage/sml/institute-zentren/wig/upload/Bericht_SWK_Einheitskasse_WIG_V3.0_2013_07_04_finale_Version.pdf

[2] Incidenza della spesa sanitaria sul PIL (OCSE, 2022): https://data.oecd.org/healthres/health-spending.htm

La Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati ha respinto un intervento parlamentare che propone di vietare la pubblicità nell’assicurazione malattie di base. curafutura accoglie con soddisfazione la decisione della commissione di impedire l’abbandono della concorrenza sancita dalla LAMal. Il divieto di pubblicità non permette di conseguire risparmi. Limita in modo massiccio la libertà di scelta degli assicurati e la concorrenza nel settore. curafutura si appella alla commissione parallela del Consiglio nazionale, affinché riconsideri la sua decisione di accogliere l’intervento, adottata peraltro di stretta misura. È importante scongiurare le conseguenze negative che una limitazione della concorrenza potrebbe avere sull’innovazione, l’efficienza e la qualità del servizio alla clientela.

La Commissione della sanità del Consiglio degli Stati ha riconosciuto che questo attacco alla pubblicità equivale a un attacco alla concorrenza. Il marketing è essenziale per il funzionamento del mercato ed è una delle attività fondamentali di qualsiasi azienda. La pubblicità aumenta la pressione concorrenziale e ha quindi ricadute positive per i clienti. La concorrenza tra gli assicuratori è la forza trainante dell’innovazione, della varietà dell’offerta, dell’efficienza e della qualità del servizio alla clientela.

Costi di pubblicità: meno di 1 franco al mese per persona assicurata

L’iniziativa parlamentare suggerisce che il divieto di pubblicità nell’assicurazione malattie di base permette di conseguire importanti risparmi. È vero il contrario. I costi di pubblicità nell’assicurazione di base rappresentano solo lo 0,2 % dei premi, ossia meno di un franco al mese per persona assicurata. Il divieto di pubblicità nell’assicurazione malattie limiterebbe gli effetti positivi della concorrenza facendo aumentare i costi.

Per contenere i costi a lungo termine servono vere riforme

curafutura sostiene le vere riforme che possono contenere efficacemente e a lungo termine i costi della sanità, come il finanziamento uniforme EFAS (che permetterà di risparmiare da 1 a 3 miliardi di franchi all’anno) o la riduzione automatica dei prezzi dei farmaci blockbuster (risparmio pari a 400 milioni di franchi all’anno).

Una cassa malati unica uccide l’innovazione e l’efficienza senza incidere sui costi

Il divieto di pubblicità limita fortemente la concorrenza regolamentata tra gli assicuratori sancita dalla LAMal e spiana di fatto la strada al monopolio statale rappresentato dalla cassa unica. Tuttavia, poiché i costi amministrativi (compresi quelli pubblicitari pari allo 0,2 % del totale) rappresentano solo il 5 % dei costi complessivi dell’AOMS, una riforma di tipo organizzativo come quella di una cassa malati unica non avrebbe alcun impatto sul restante 95 %. Pertanto, nemmeno una cassa unica risolverebbe il problema dei costi della sanità.

Negli ultimi 12 mesi la spesa per i medicamenti nell’assicurazione malattie di base è aumentata al di sopra della media superando i 1000 franchi all’anno per persona assicurata. Una ragione in più perché il Parlamento adotti il secondo pacchetto di misure di contenimento dei costi che prevede in particolare riduzioni automatiche dei prezzi per i medicamenti ad alto fatturato.

 Negli ultimi 12 mesi la spesa per i medicamenti è aumentata del 3,4%, ossia ben oltre l’aumento medio a lungo termine dei costi dell’assicurazione obbligatorie delle cure medico-sanitarie (AOMS) pari al 2,7%. La spesa per i farmaci rappresenta quasi un quarto della spesa complessiva dell’assicurazione di base.

Risparmio annuo di 400 milioni di franchi

Nell’imminente sessione autunnale il Parlamento discuterà sulle divergenze relative al secondo pacchetto di misure di contenimento dei costi nella LAMal. curafutura si appella al Consiglio nazionale affinché si allinei alla posizione della Camera alta e includa nel pacchetto i cosiddetti modelli di costo (art. 52e disegno LAMal), ossia riduzioni automatiche di prezzo (sconti sul volume) per i medicamenti ad alto fatturato.
Soprattutto per i farmaci «blockbuster» con un elevato potenziale di mercato, come quelli contro il sovrappeso e l’obesità, non esiste un meccanismo che attenui l’impatto sui costi. Per questo motivo è necessario introdurre sconti automatici sul volume. Da questa misura l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) si aspetta risparmi dell’ordine di 400 milioni di franchi all’anno.

Riduzione dei premi a lungo termine

Si tratta di un passo fondamentale per poter contenere a lungo termine il rapido aumento dei costi legati ai medicamenti e nel contempo accelerare l’accesso a terapie innovative spesso molto costose. Uno studio sull’impatto finanziario dei farmaci (budget impact) mostra che gli sconti automatici sono la soluzione più convincente perché permetterebbe di alleggerire il carico finanziario che grava sugli assicurati. Inoltre consentirebbe al legislatore di attuare finalmente una delle richieste centrali avanzate dalla mozione Dittli, trasmessa al Consiglio federale già nel 2020.

Il Consiglio federale ha conferito obbligatorietà generale al nuovo accordo settoriale. Una decisione che avrà un effetto immediato sugli intermediari non professionali.

curafutura e santésuisse accolgono con favore la decisione del Consiglio federale di conferire obbligatorietà generale all’Accordo settoriale sugli intermediari nell’assicurazione malattie. Una decisione che spiana la strada a una regolamentazione vincolante in questo settore, permette di agire efficacemente contro gli intermediari non professionali e rafforza la consulenza prestata dagli intermediari seri e qualificati. L’accordo vieta le acquisizioni telefoniche a freddo, definisce criteri di qualità per l’attività degli intermediari e disciplina l’importo delle provvigioni versate agli intermediari. Le disposizioni si applicheranno a tutti gli assicuratori malattia senza eccezioni dal 1° settembre 2024. Gli assicurati possono continuare a rivolgersi al centro di notifica Intermeglio.

Il nuovo Accordo settoriale sugli intermediari (ASI) stabilisce standard di qualità per l’attività di intermediazione nell’assicurazione di base e in quella complementare. L’obbligatorietà generale è conferita a tre punti dell’accordo: il divieto di acquisizioni telefoniche a freddo, la definizione di criteri di qualità per l’attività degli intermediari e il disciplinamento dell’importo delle provvigioni versate agli intermediari. L’accordo rispetta le nuove disposizioni giuridiche, in particolare si applica anche agli intermediari interni. I privati e le organizzazioni dei consumatori possono segnalare eventuali infrazioni all’accordo contattando per telefono, per iscritto oppure con il modulo sul sito sito www.inter-meglio.ch il centro di notifica Intermeglio, che resta operativo. Gli specialisti di Intermeglio forniscono consulenza e informazioni per chiarire gli equivoci tra assicurati e assicuratori e mediare in caso di disaccordo. La competenza per l’adozione di eventuali sanzioni e misure di vigilanza compete tuttora alle autorità, in particolare all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) per l’assicurazione di base e all’Autorità federale di vigilanza  sui mercati finanziari (FINMA) per l’assicurazione complementare.

Obbligatorietà generale dal 1° settembre 2024

L’obbligatorietà generale è effettiva dal 1° settembre 2024 e garantisce l’introduzione dell’Accordo settoriale sugli intermediari nel settore dell’assicurazione malattie. Le disposizioni si applicheranno a tutti gli assicuratori senza eccezioni, sia per l’assicurazione di base che per quella complementare.

Link

Maggiori informazini ai link Temi – Intermediari – curafutura e Informationen zu Telefonwerbung – santésuisse

I partner tariffali curafutura, pharmaSuisse, Cooperativa di acquisti HSK e CSS hanno trasmesso il nuovo tariffario dei farmacisti (RBP V) al Consiglio federale per approvazione. Il tariffario promuove i biosimilari, più economici rispetto agli originali. Migliora la sicurezza nella dispensazione dei farmaci nelle case di cura perché incentiva il confezionamento in blister, una soluzione che consente anche di ridurre gli sprechi. Permette inoltre alle farmacie per corrispondenza di fatturare le prestazioni legate alla dispensazione dei farmaci. Nel complesso, il nuovo tariffario offre maggiore trasparenza, migliora la qualità e l’efficienza nella dispensazione di medicamenti ai pazienti e nonostante preveda prestazioni supplementari, non comporterà un aumento dei costi.

L’inoltro del nuovo tariffario RBP V al Consiglio federale rappresenta un’importante pietra miliare. Il tariffario subentra alla versione IV/1, che non viene più aggiornata dal 2016, offrendo una serie di miglioramenti per i pazienti e i residenti in case di cura.

Il tariffario promuove i biosimilari

Il tariffario promuove i biosimilari, equivalenti agli originali sotto il profilo terapeutico ma nettamente più convenienti, garantendo consistenti risparmi per gli assicurati senza compromettere la qualità. La sostituzione dei farmaci originali verrà estesa, oltre che ai generici, anche ai biosimilari. Finora, infatti, i farmacisti potevano fatturare la prestazione di sostituzione di preparati originali con generici «classici» (prodotti con procedimenti sintetici) ma non con biosimilari (prodotti con procedimenti biotecnologici).

Blistering: sicurezza nella dispensazione dei farmaci e lotta contro gli sprechi

Il nuovo tariffario RBP V contempla per la prima volta la prestazione di confezionamento a macchina in dosette (blistering) che si orienta ai bisogni individuali dei pazienti. Il blistering va principalmente a beneficio dei residenti delle case di cura: migliora la qualità e la sicurezza della dispensazione farmacologica perché riduce il rischio di confusione e di errori di dosaggio e permette di monitorare meglio l’assunzione di farmaci.

Inoltre, la dispensazione personalizzata resa possibile dal blistering a macchina contribuisce in modo determinante a ridurre gli sprechi. Al paziente viene somministrato esattamente il quantitativo necessario per il trattamento individuale. Si evita così di sprecare eventuali rimanenze inutilizzate a causa di confezioni standard eccessivamente grandi rispetto alla dose necessaria ai fini della terapia.

Farmacie per corrispondenza

Il nuovo tariffario include ora anche le prestazioni fornite dalle farmacie per corrispondenza, integrando così un nuovo canale di vendita.

Richiesta di introdurre il nuovo tariffario dal 1° gennaio 2025

I partner tariffali curafutura (con gli assicuratori CSS, Helsana, Sanitas e KPT), pharmaSuisse e la
Cooperativa di acquisti HSK chiedono che il nuovo tariffario venga introdotto il 1° gennaio 2025. SWICA ha già aderito al tariffario presentando una dichiarazione in tal senso. I partner tariffali invitano altri assicuratori ad aderire.

Il nuovo tariffario ambulatoriale TARDOC potrà entrare in vigore il 1° gennaio 2026. I partner tariffali curafutura, FMH e CTM accolgono con favore la prospettiva dell’introduzione del TARDOC che sostituirà l’ormai superato TARMED. Se da un lato il Consiglio federale ha approvato parzialmente il TARDOC e i forfait ambulatoriali, dall’altro ha vincolato la loro entrata in vigore a una serie di condizioni. Senza un’analisi seria e circostanziata non è possibile valutare la portata di queste condizioni. I partner tariffali si metteranno subito al lavoro insieme all’Organizzazione tariffe mediche ambulatoriali (OTMA). Data l’urgenza di una tariffazione appropriata, l’introduzione simultanea dei forfait richiesta dal Consiglio federale non deve in nessun caso compromettere o ritardare ulteriormente quella del TARDOC, fissata al 1° gennaio 2026.

L’entrata in vigore del TARDOC rappresenta un passo avanti decisivo verso il miglioramento dell’assistenza sanitaria ambulatoriale. Il nuovo tariffario migliorerà sensibilmente il sistema sanitario per i pazienti, gli assicurati e i medici. Oltre ad aumentare l’efficienza economica grazie all’allocazione adeguata delle risorse in un settore che con i suoi 12 miliardi di franchi rappresenta un volume di prestazioni equivalente a un terzo dei premi dell’assicurazione malattie obbligatoria, il TARDOC elimina gli incentivi negativi creati dal TARMED, rivaluta l’assistenza di base (medicina di famiglia, pediatria e psichiatria) e rispecchia finalmente in modo adeguato la gamma di prestazioni fornite.

Approvazione parziale con vincoli complessi

Il Consiglio federale chiede importanti adeguamenti prima dell’introduzione delle due strutture tariffarie. In questo modo si assume una grande responsabilità, anche per quanto riguarda la fattibilità delle condizioni poste. I partner tariffali dovranno analizzarle in dettaglio e valutare i passi da intraprendere per la loro attuazione facendo capo all’organizzazione tariffale OTMA SA. Si tratterà di fissare un ordine di priorità e di implementare gli adeguamenti richiesti il più rapidamente possibile. È più che mai urgente sostituire il TARMED, introdotto più di 20 anni fa. Il nuovo tariffario deve diventare realtà quanto prima per garantire una tariffazione adeguata e aggiornata dell’attuale gamma di prestazioni. Vista la tempistica serrata, i partner tariffali si metteranno subito al lavoro per fare in modo che il TARDOC e i forfait entrino effettivamente in vigore il 1° gennaio 2026.

curafutura prende atto dei risultati delle votazioni con soddisfazione: la maggioranza degli svizzeri è giunta alle sue stesse conclusioni e ha respinto le due iniziative. Oltre ad essere controproducenti, le iniziative in votazione avrebbero avuto conseguenze negative per i pazienti e gli assicurati.

Quella per un freno ai costi avrebbe fatto aumentare la burocrazia senza proporre alcuna misura concreta di contenimento e avrebbe messo a rischio l’assistenza sanitaria innovativa e di alta qualità che vanta la Svizzera. Fissando un tetto generale ai costi, avrebbe esercitato una pressione ingiustificata su tutti i fornitori di prestazioni e portato inevitabilmente al taglio di prestazioni necessarie.

Quella per premi meno onerosi si limitava a combattere i sintomi. L’aumento dei mezzi finanziari per la riduzione dei premi non avrebbe avuto alcun effetto di contenimento della spesa sanitaria. Anzi. Avrebbe indebolito la consapevolezza dei costi.

Entrambe le iniziative avrebbero ridotto le possibilità di avviare riforme autentiche e urgenti.

Sfruttare l’opportunità di riforme reali

La loro bocciatura ci dà la possibilità di agire concretamente per migliorare il sistema sanitario. Dobbiamo sfruttare quest’occasione. Il «no» scaturito dalle urne non significa che lo status quo sia accettabile. È vero il contrario: la popolazione si aspetta importanti riforme che diano una risposta a preoccupazioni legittime. Si tratta di attuare le riforme del sistema sanitario che sono già sul tavolo, riforme che miglioreranno la qualità delle cure e genereranno consistenti risparmi per gli assicurati.

TARDOC: risparmi di almeno 600 milioni di franchi svizzeri in tre anni

Prima fra tutte, la revisione del tariffario medico. Il nuovo tariffario TARDOC è pronto per entrare in vigore il 1° gennaio 2025. Dal dicembre 2023 la domanda di approvazione è sulla scrivania del Consiglio federale che dovrebbe pronunciarsi in merito nei prossimi giorni. curafutura lo invita ad approvare TARDOC senza ulteriori indugi.

Il nuovo tariffario permetterà di risparmiare almeno 600 milioni di franchi sull’arco di tre anni. Migliorerà la qualità delle cure ambulatoriali e rafforzerà l’assistenza di base, ossia quella fornita da pediatri, medici di famiglia e psichiatri. La sua approvazione segnerà la fine del TARMED, un tariffario ormai obsoleto in vigore da 20 anni e non più conforme al nostro sistema sanitario.

Finanziamento uniforme: risparmio di 1 miliardo all’anno

La seconda riforma è l’implementazione del finanziamento uniforme (EFAS) che consentirà un risparmio di almeno 1 miliardo di franchi all’anno. Grazie a EFAS, un numero maggiore di trattamenti verranno effettuati in regime ambulatoriale anziché stazionario (ossia con degenza ospedaliera di alcuni giorni). Oltre a essere più economica, la presa in carico ambulatoriale offre ai pazienti il vantaggio di poter tornare a casa il giorno stesso. In altre parole, permette di «prendere due piccioni con una fava».

Inoltre, il finanziamento uniforme rafforza le cure coordinate che a loro volta consentono di aumentare la qualità delle cure per i pazienti. Evita i doppioni, per esempio gli esami doppi, e quindi costi inutili.

Il finanziamento uniforme verrà probabilmente sottoposto a votazione in novembre. La popolazione avrà quindi l’opportunità di esprimersi a favore di questo significativo miglioramento del nostro sistema sanitario.

La presa in carico dei pazienti è efficace, più economica e dà buoni risultati se tutte le parti interessate sono coinvolte. Si evitano doppioni e si riduce al minimo il carico amministrativo. I pazienti sono soddisfatti, i medici alleggeriti dalla burocrazia e i costi sanitari minori. Ora, prospettando un effetto di contenimento dei costi, la Confederazione vuole creare nuove reti di cure, complicando quello che prima era semplice. La proposta non convince.

Perché fare le cose semplici se possiamo complicarle? Cure integrate[1], reti di cure coordinate[2], modello del medico di famiglia[3], centro di salute[4]… Anche se sembrano simili, non sono la stessa cosa.

Sono lontani i tempi in cui c’era semplicemente IL medico di famiglia. Quello da cui si andava quando si era malati, quello che formulava la diagnosi, somministrava la cura e indirizzava allo specialista solo se necessario. Conosceva la famiglia, la cartella clinica, le particolarità e le infermità del paziente. Fungeva da interlocutore di fiducia, diagnosta , terapeuta, organizzatore e coordinatore. Un tempo funzionava così. Ora, invece, servono coordinatori debitamente formati e fornitori di cure integrate.

Le sfide da affrontare sono sempre più complesse: invecchiamento, multimorbilità, aumento dei premi di cassa malati, carenza di personale qualificato, crescita demografica, mobilità e stile di vita improntato alla salute e al benessere. Tutto questo complica le cose, fa aumentare i costi e fa crescere l’insoddisfazione nei medici, ma anche nei pazienti. Sono quindi necessarie persone di contatto che fungano da interfaccia, referenti dai quali transiti la fatturazione delle prestazioni e che considerino il paziente nella sua globalità.

Nulla di nuovo, cambia solo la confezione

Di per sé, il tema non è nuovo. Negli ultimi 30 anni, medici e altri professionisti della salute hanno unito le forze su base volontaria e hanno creato numerose reti che offrono un’assistenza sanitaria integrata. Hanno riconosciuto il valore di queste reti sia per i pazienti che per i medici.

Queste reti sono organizzate in modo diverso a seconda delle specificità regionali e demografiche. Il loro successo è da ascrivere a partenariati solidi, alle innovazioni e all’attenzione costante per i nuovi bisogni. Questo, a sua volta, riduce i costi. In altre parole, una storia di successo.

Novità controproducente

Nell’ambito del secondo pacchetto di misure di contenimento dei costi, il Consiglio federale propone di creare quelle che chiama «reti di cure coordinate», ossia strutture dirette da medici che raggruppano professionisti della salute di varie discipline. Anche se sembrano uguali alle reti che si sono sviluppate organicamente nel corso degli anni, non sono proprio la stessa cosa. Le nuove reti dovranno offrire un’assistenza medica «da un’unica fonte» che garantisca ai pazienti un’assistenza medica conforme ai loro bisogni. Saranno soggette ad autorizzazione, dovranno sottostare alla vigilanza della Confederazione e rispettare le prescrizioni statali. Inoltre, tutte le prestazioni saranno fatturate agli assicuratori attraverso un unico fornitore di prestazioni.  

Per curafutura, la misura prevista è incomprensibile: perché servono nuove reti se il settore si è già organizzato in questo senso da tempo? Il Consiglio federale si espone così all’accusa di voler danneggiare o addirittura smantellare le reti integrate funzionanti ed efficaci, frutto di un processo di sviluppo durato più di 20 anni. Si prevede inoltre che gli ostacoli burocratici genereranno un notevole carico amministrativo supplementare. Proprio il contrario di ciò che si vorrebbe. La proposta non contribuirà a contenere i costi. E non sorprende nemmeno che non siano disponibili dati o stime.

Allo stato attuale delle deliberazioni, il Consiglio nazionale è contrario alla proposta, mentre la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S) è favorevole, sebbene la proposta di creare nuovi reti sia stata oggetto di critiche da parte di fornitori di prestazioni ed esperti.

Ci si può allora chiedere da dove nasce questa volontà di creare nuove reti di cure. Forse bisognava assolutamente inserire nel secondo pacchetto una misura che sembrasse facilmente attuabile anche se non necessaria?

Con il finanziamento uniforme EFAS, abbiamo già in mano una buona carta per promuovere ulteriormente l’assistenza integrata. Grazie alla presa in carico integrata, qualitativamente migliore, potremo trasferire agli assicurati l’integralità dei risparmi conseguiti. Questo, a sua volta, farà aumentare la domanda di reti di cura e di prodotti assicurativi innovativi e stimolerà ulteriormente la concorrenza a livello di prezzi e di qualità nei modelli assicurativi che prevedono cure integrate.

Credo fermamente che la Confederazione debba rinunciare alla sua proposta. Sappiamo tutti quanto sia difficile rinunciare in politica. L’attività politica influenza le condizioni quadro, introduce novità e regolamenta ciò che già esiste. Rinunciare a una misura presentata come un nuovo provvedimento promettente per contenere i costi non rientra nel copione. Ma nel nostro caso la soluzione migliore è dar prova di coraggio e affidarsi a coloro che hanno la massima esperienza come generalisti e svolgono da decenni quell’attività di coordinamento tanto necessaria, animati dalla volontà di far bene il proprio lavoro e di portarlo avanti. È meglio astenersi da ulteriori regolamentazioni. In questo caso sono pericolose perché mettono a repentaglio lo sviluppo positivo rischiando un effetto controproducente. Stiamo attenti: a volte le buone intenzioni possono portare a pessimi risultati.

[1] Per cure integratesi intende la messa in rete interprofessionale per la presa in carico dei pazienti. In Svizzera, dagli anni 1990 sono state implementate varie iniziative in questo senso (v. anche la scheda di curafutura).

[2] Reti di cure coordinate: nell’ambito della conferenza Sanità2020 del 26 gennaio 2015 è stato lanciato il progetto «Cure coordinate» che prevede la creazione di reti per coordinare il trattamento e le cure di pazienti affetti da malattie croniche o multiple.

[3] Secondo questo modello alternativo all’assicurazione malattie «standard» l’assicurato deve dapprima rivolgersi al proprio medico di famiglia, che decide se indirizzarlo a uno specialista. Il ricorso al medico di famiglia come medico di primo ricorso permette di ridurre i premi visto che evita visite specialistiche non coordinate e spesso non necessarie.

[4] Il termine «centro di salute» indica una struttura di vario tipo che offre cure mediche e consulenza.

Non bisogna essere indovini per prevedere che i nuovi farmaci contro il sovrappeso e l’obesità sono de- stinati a una grande diffusione anche in Svizzera. Ma proprio per simili medicinali costosi, promettenti in termini di efficacia e molto richiesti, non esiste un meccanismo di contenimento dei costi. È il motivo per cui, da anni, curafutura auspica una riduzione automatica dei prezzi per i medicamenti ad alto fattu- rato, una richiesta avanzata anche dalla mozione Dittli trasmessa al Consiglio federale. Un meccanismo di questo tipo può ridurre a lungo termine il carico finanziario per gli assicurati, permettendo loro di be- neficiare del medicamento subito dopo l’omologazione. Si tratta di un passo decisivo per stabilizzare l’aumento dei costi legati ai medicamenti nell’assicurazione di base obbligatoria e consentire comunque un rapido accesso a nuove terapie promettenti.

Fare il bene dei pazienti e contrastare le eventuali conseguenze negative: questo è l’approccio di curafutura per i medicinali innovativi e ad alto costo che si affacciano sul mercato svizzero. Nel 2020, l’associazione ha commissionato a pharmaleversuno studio sull’impatto finanziario dei farmaci per il sistema sanitario nell’intento di rispondere alla domanda: quale nuovo approccio a) permettere di accedere rapidamente a nuove terapie promettenti anche se i dati disponibili non consentono ancora una valutazione medica ed economica completa, e b) ha un effetto di contenimento dei costi a lungo termine? La conclusione dello studio è che gli sconti sulla quantità rappresentano la soluzione più convincente, come dimostrano peraltro i calcoli. 

Nello stesso anno, la mozione del Consigliere di Stato Josef Dittli è stata adottata da entrambe le Camere federali. Sono trascorsi quattro anni e il tema è più che mai attuale. Da un lato, sempre più farmaci innovativi e costosi si affacciano sul mercato; dall’altro le aziende farmaceutiche esigono prezzi sempre più alti. Secondo la NZZ, che cita l’Ufficio federale della sanità pubblica, una nuova terapia oncologica che dieci anni fa costava 1’000 franchi, oggi ne costa circa 10‘000. Questo vuol dire che il suo prezzo è aumentato del 900%! Non sorprende quindi che i medicamenti rappresentino attualmente la terza voce di spesa nell’assicurazione obbligatoria delle cure medico sanitarie (AOMS).

La CSSS-S vede dei vantaggi nei modelli di impatto finanziario sul sistema sanitario

Lo scorso aprile, la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S) ha riconosciuto l’urgenza di un intervento e ha proposto l’introduzione di sconti sulla quantità per farmaci innovativi, costosi e promettenti. I membri della Commissione si sono espressi a favore dell’inserimento di questo tema nel secondo pacchetto di misure di contenimento dei costi sostenendo così l’adempimento della mozione Dittli accolta quattro anni fa. Secondo l’Ufficio federale della sanità pubblica, ogni anno si potrebbero realizzare risparmi per circa 400 milioni di franchi.

Per curafutura, si tratta di una ponderazione importante che arriva al momento giusto. Pius Zängerle, direttore di curafutura, rileva che con il secondo pacchetto di misure di contenimento dei costi, viene finalmente affrontato anche il tema dei costi dei farmaci. Si tratta di un’occasione da non perdere. Nel caso dei costi dei farmaci, la tendenza è una sola, ossia l’aumento costante. Questo ha un impatto negativo anche sulla graduatoria internazionale: siamo il Paese in cui la spesa farmaceutica pro capite è tra le più alte al mondo.

Pochi farmaci ad alto volume di vendite e molto costosi fanno lievitare i costi

Anche nel mercato farmaceutico un numero ristretto di prodotti incide in modo significativo sulle vendite totali. Nel 2022, un’analisi di mercato dei venti farmaci con la maggiore incidenza di spesa per l’AOMS in Svizzera ha mostrato che questi sono responsabili di un quinto della spesa e hanno generato un fatturato pari a 1,7 miliardi di franchi. Con un +13%, la crescita di questi 20 medicamenti è molto più forte rispetto a quella degli altri rimborsati dall’assicurazione obbligatoria (+5%).

Lo sconto previsto funziona così: per i farmaci con un fatturato annuo pari o superiore a 20 milioni di franchi che sono promettenti, per i quali c’è forte richiesta e/o che sono utilizzati per varie indicazioni, nella fissazione dei prezzi verrebbe incluso, oltre al confronto con i prezzi praticati all’estero e al confronto terapeutico trasversale, anche l’impatto finanziario sull’intero sistema sanitario (impatto sul budget). Questo permetterebbe di prendere due piccioni con una fava.

Da un lato, il farmaco potrebbe essere rimborsato dall’AOMS subito dopo l’omologazione, a tutto vantaggio dei pazienti. Dall’altro, gli assicurati non dovrebbero sostenere un onere eccessivo attraverso i premi: i medicamenti appena lanciati sul mercato verrebbero ammessi nell’elenco delle specialità solo in via provvisoria per tre anni e, in caso di rapida crescita, i prezzi verrebbero contenuti – o gli sconti aumentati – secondo il modello di impatto sul budget.

Per maggiore chiarezza ecco un esempio di calcolo con sconto: per un farmaco che registra una crescita positiva e genera un fatturato pari a 30 milioni di franchi dev’essere concesso uno sconto del 35 % sul fatturato eccedente il valore soglia di 20 milioni di franchi, ossia su 10 milioni di franchi. Nel calcolo complessivo, il produttore concederebbe quindi uno sconto dell’11,7 % sul prezzo di tutte le unità vendute a partire dall’anno successivo.

La misura è di una semplicità disarmante, assolutamente sensata e facile da introdurre. La resistenza dell’industria farmaceutica contro questa decisione era prevedibile, tant’è vero che subito dopo l’ultima seduta della CSSS-S gli attori del settore farmaceutico hanno dichiarato sui social media di essere rimasti sorpresi dall’inserimento dei modelli di impatto sul budget nel secondo pacchetto di misure di contenimento, sostenendo che questo tema non era mai stato oggetto di dibattito. Un’argomentazione che, secondo curafutura, non fa molta presa: quando e dove, se non ora con il secondo pacchetto di misure e alla luce delle discussioni sul tema dei medicamenti, quest’idea andrebbe integrata? Peraltro, l’importante studio commissionato a pharmalevers è stato reso pubblico da tempo e non rappresenta certo una novità. Infine, sia il Consiglio nazionale che il Consiglio degli Stati hanno adottato la mozione Dittli nel 2020. È ora che le cose si muovano. All’estero gli sconti sulle quantità vengono applicati da tempo.

Curare i pazienti e alleggerire il carico finanziario degli assicurati
curafutura si impegna a favore dei propri membri e dei loro assicurati. Il nostro motto è «due piccioni con una fava». In parole povere: i pazienti devono poter beneficiare di un accesso possibilmente rapido a nuovi farmaci innovativi, mentre gli assicurati devono poter pagare premi finanziariamente sostenibili. I modelli di impatto sul budget sono un importante tassello unitamente ad altre misure, come la maggiore diffusione possibile dei generici. Dobbiamo spianare la strada a questi modelli. È il momento giusto. Non aspettiamo di farlo quando il treno sarà passato.

C’è chi continua a dire cosa va fatto ma concretamente non fa nulla, costruisce castelli in aria, imponenti cat- tedrali di inconsistenza. C’è invece chi si rimbocca le maniche e suddivide in tante piccole parti il progetto, disfa i castelli di parole e li trasforma in mattoncini.

 

Di cosa sto parlando? Del tariffario medico ambulatoriale. È da dieci anni che si parla di sostituire il TARMED. E da dieci anni è sempre lì, identico, come un pallone tenuto sott’acqua che riemerge non appena si lascia la presa. Di una cosa sono convinto: se il consigliere federale Alain Berset – in carica dal 2012 al 2023 – avesse colto l’opportunità di approvare il tariffario per singole prestazioni ambulatoriali TARDOC nel giugno 2022, oggi la situazione sarebbe molto diversa. Non solo avremmo un nuovo tariffario che garantisce la neutralità dei costi e permette risparmi per 600 milioni di franchi all’anno, ma avremmo anche già i primi forfait ambulatoriali. Vi sarebbe infatti stata una fortissima pressione per sostituire le tariffe per singole prestazioni con importi forfettari, laddove opportuno e non appena questi forfait fossero stati concordati e pronti per essere approvati. Invece marciamo sul posto e continuiamo a parlare di quanto sarebbe necessario un nuovo tariffario medico ambulatoriale.

La Svizzera ha introdotto il TARMED esattamente vent’anni fa. In base a questo tariffario vengono fatturate ogni anno prestazioni per un totale di 13 miliardi di franchi. Ci si può chiedere se non fosse inadeguato sin dall’inizio, visto che subito dopo la sua introduzione ha causato non pochi grattacapi e fatto versare al Controllo federale delle finanze fiumi d’inchiostro. 

Ognuno dei consiglieri federali responsabili della sanità che si sono succeduti ha dovuto in un modo o nell’altro confrontarsi con la questione del tariffario e della sua revisione. Spetta ora alla consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider e all’attuale Consiglio federale scegliere il sistema tariffario che dovrà subentrare al TARMED. La situazione di partenza è molto diversa da quella dei loro predecessori, più «confortevole»: sul loro tavolo hanno già due domande di approvazione bell’e pronte, una per il TARDOC, l’altra per i forfait ambulatoriali.

La nuova ministra della sanità ha davanti a sé un’occasione unica per sostituire finalmente il TARMED e per ridurre i costi, visto che il nuovo tariffario valorizza i professionisti della salute che, fornendo cure di base e cure integrate, contribuiscono in modo significativo al contenimento della spesa sanitaria, ossia medici di famiglia, pediatri e psichiatri. Non occorre nemmeno avere coraggio per trovare un rimedio a questo annoso problema; basta la ferma volontà di cambiare di cose in meglio.

Che serva un cambiamento è fuori discussione. Di recente un giornalista che scrive per il settimanale tedesco «Die Zeit» ha definito il nostro sistema sanitario «Siechenhaus» (quello che ai tempi era l’ospedale dei poveri). Ovunque si guardi e si ascolti, è questione di costi, di prezzi eccessivi dei farmaci, di premi di cassa malati elevati, di eccessivo ricorso alle cure e alle visite mediche, di ospedali che faticano a rimanere in attivo nonostante le numerose prestazioni fornite. E come se non bastasse – o proprio per questo – saremo chiamati a votare su due iniziative che riguardano la sanità ma che si limitano ad affrontare i sintomi del problema.

Abbiamo a disposizione due importanti rimedi che possono avere un impatto positivo e duraturo sul nostro sistema sanitario: a) il finanziamento uniforme EFAS, b) la revisione del tariffario medico ambulatoriale. Il Parlamento ha riconosciuto l’impatto positivo di EFAS e ha votato nettamente a favore nel dicembre 2023. Il fatto che ora anche la popolazione sia chiamata a votare è una manovra incomprensibile che frena questa riforma e spreca risorse utili. b) Per quanto riguarda il tariffario delle prestazioni mediche ambulatoriali, la consigliera federale Baume-Schneider può scegliere tra diverse varianti. Sulla scrivania ha già un tariffario per singole prestazioni pronto (TARDOC) approvato da tutti e quattro (!) i partner tariffari, ossia FMH, curafutura, H+ e santésuisse, che garantisce il rispetto di tutti i criteri stabiliti dal Consiglio federale nel giugno 2022; ha anche i forfait ambulatoriali che il Parlamento vuole assolutamente introdurre in parallelo alle tariffe per singole prestazioni. Può quindi approvare il TARDOC e introdurlo con effetto dal 1° gennaio 2025, approvare il TARDOC insieme ai forfait ambulatoriali, oppure decidere di rinviare la decisione.

Se decidesse di rinviare la decisione e imponesse nuove condizioni, provocherebbe un ulteriore ritardo nell’introduzione di TARDOC. Questo vorrebbe dire ritornare al punto di partenza, con il risultato di dover convivere con l’ormai obsoleto TARMED ancora per qualche anno e il rischio di essere ancora allo stesso punto tra dieci anni, molto probabilmente con nuove discussioni e nuove esitazioni. Non bisogna dimenticare che elaborare un tariffario di queste dimensioni è già di per sé un compito estremamente complesso.

Non lasciamoci ingannare: l’approvazione del TARDOC viene tirata per le lunghe non perché si ritiene che la sua struttura sia inadeguata o perché si dubita della neutralità dei costi ma per una tattica attendista riguardo ai forfait ambulatoriali. Per dirla altrimenti: ora si tratta di avere il coraggio di abbattere i castelli di parole. Il presidente di santésuisse Martin Landolt è stato chiaro: serve una decisione immediata che ci consenta di avanzare.