Il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie sta finalmente riprendendo slancio sul piano politico. Il prossimo 14 aprile la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati procederà a ulteriori audizioni. I membri dell’alleanza EFAS si impegnano a favore dell’introduzione in tempi brevi di questo progetto, che permetterà di ridurre l’onere per gli assicurati e i contribuenti, senza compromettere la qualità dell’assistenza sanitaria o la soddisfazione dei pazienti nei confronti del sistema sanitario svizzero.
L’iniziativa parlamentare presentata nel 2009 dalla consigliera nazionale Ruth Humbel (PPD) dal titolo «Finanziamento delle prestazioni della salute da parte di un unico soggetto» è sostenuta praticamente da tutti gli attori del settore sanitario. Eppure, ancora oggi le prestazioni ambulatoriali e stazionarie non sono finanziate in modo uniforme. L’alleanza EFAS (vedi riquadro) si impegna con determinazione per porre fine a questo squilibrio e ha sostenuto fin dall’inizio gli sforzi volti a introdurre rapidamente e in modo snello un sistema di finanziamento uniforme (EFAS). Questa soluzione pragmatica migliora l’efficienza del sistema sanitario e fornisce ai Cantoni e agli assicuratori malattia una visione d’insieme più chiara. Si tratta di una riforma fondamentale per la politica sanitaria che offre un elevato potenziale di contenimento dei costi e contribuisce a ridurre l’onere che grava sugli assicurati e i contribuenti.
Attualmente, però, il trasferimento sistematico delle cure dal regime stazionario a quello ambulatoriale porta a un aumento dei premi anziché a una loro riduzione. Questo è dovuto alle diverse modalità di finanziamento: le cure ambulatoriali sono finanziate al 100% dai premi dell’assicurazione malattia, quelle stazionarie principalmente dalle entrate fiscali. Se grazie al progresso medico le cure sono fornite in regime ambulatoriale anziché stazionario, il finanziamento attraverso le imposte viene a cadere. Ne consegue che i premi aumentano anche se i costi delle cure diminuiscono, facendo crescere la quota della spesa sanitaria finanziata con i premi pro capite applicati dagli assicuratori malattia. Per questo motivo l’alleanza EFAS si batte affinché il finanziamento uniforme diventi realtà.
Per non ritardarne inutilmente l’introduzione, l’alleanza EFAS ritiene che non sia opportuno integrare il finanziamento delle cure di lunga durata e che occorra prima di tutto fare trasparenza sui costi di queste cure. EFAS è troppo importante per dover aspettare altri cinque anni. La richiesta dei membri dell’alleanza è chiara: per prima cosa bisogna introdurre EFAS nel settore delle cure acute. L’integrazione delle cure di lunga durata dovrà intervenire in un secondo tempo, quando tutte le condizioni saranno riunite.
Dopo l’approvazione di EFAS da parte del Consiglio nazionale nel 2019, l’alleanza confida nel fatto che la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati seguirà la stessa linea. Il rapporto pubblicato dal DFI lo scorso 9 febbraio 2021 va nella direzione auspicata.
Ampio sostegno a EFAS L’alleanza EFAS riunisce curafutura, FMH, fmc, FMCH, Bündnis Freiheitliches Gesundheitswesen, Forum Gesundheit Schweiz, H+, Interpharma, medswiss.net, pharmaSuisse, RVK, SBV, kf, l’Organizzazione svizzera dei pazienti (OSP) e vips.
Mancati risparmi per 100 milioni di franchi anche a causa degli incentivi sbagliati a livello di margini di distribuzione
Nel 2020, il ricorso modesto ai farmaci biosimilari ha precluso risparmi per un importo pari a circa 100 milioni di franchi. È quanto indica il barometro svizzero dei biosimilari 2020, pubblicato quest’anno per la prima volta.Dodici anni dopo il lancio sul mercato dei primi biosimilari in Svizzera, l’uso di questa alternativa ai farmaci biologici, economicamente conveniente, è tuttora insufficiente, con grandi differenze a livello regionale. Per aumentare la quota di mercato dei biosimilari e realizzare il potenziale di risparmio, occorre rimuovere rapidamente gli incentivi sbagliati legati ai margini di distribuzione.
In Svizzera la spesa per i farmaci è in crescita da anni. Il 2020 non fa eccezione: l’incremento della spesa a carico dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie è stato pari a circa 300 milioni di franchi, il che corrisponde a un aumento del 4% rispetto all’anno precedente. Circa il 75% dei costi supplementari è imputabile ai trattamenti per le malattie tumorali e autoimmuni. I farmaci biologici, chiamati così perché prodotti mediante biotecnologie, sono fondamentali nel trattamento di queste malattie e la loro somministrazione è diffusa. Dato però che i processi produttivi sono complessi e costosi, la loro incidenza sulla spesa è elevata. I biosimilari, che hanno costi inferiori, rappresentano ormai da una dozzina di anni un’alternativa valida per contenere l’aumento della spesa. Secondo i calcoli di curafutura, biosimilar.ch e Intergenerika, se alla scadenza del brevetto si sostituissero sistematicamente i farmaci biologici con il loro biosimilare più conveniente e con un’efficacia equivalente, il sistema sanitario svizzero potrebbe risparmiare ogni anno circa 100 milioni di franchi.
Rimuovere gli incentivi sbagliati a livello di margine di distribuzione Gli incentivi sbagliati – come gli attuali margini di distribuzione – ostacolano un uso più diffuso dei biosimilari e precludono risparmi sostanziali che andrebbero a vantaggio degli assicurati. Nel sistema attuale, più alto è il prezzo del farmaco, maggiore è il guadagno dei farmacisti e dei medici, che hanno quindi un interesse diretto a dispensare un preparato originale anziché un biosimilare o un generico meno costoso. curafutura, biosimilar.ch e Intergenerika chiedono all’UFSP di intervenire rapidamente. Secondo Pius Zängerle, direttore di curafutura, per promuovere il ricorso a generici e biosimilari, i margini di distribuzione non devono creare incentivi. «L’inazione causa ogni anno un notevole spreco di denaro a scapito di chi paga i premi».
Grosse differenze regionali Il Barometro svizzero dei biosimilari 2020, pubblicato per la prima volta da biosimilar.ch, curafutura e Intergenerika con il supporto della società di analisi IQVIA, rivela grandi differenze tra le regioni che non sono spiegabili da motivi di ordine medico. Nella Svizzera romanda i biosimilari sono usati molto più spesso rispetto alla Svizzera tedesca. Anche in Ticino si fa più ampio ricorso ai biosimilari: per esempio, attualmente i biosimilari del principio attivo rituximab, utilizzato tra l’altro nelle terapie oncologiche, vengono già impiegati con maggiore frequenza rispetto al corrispondente prodotto di riferimento. Nella Svizzera centrale, la loro quota di mercato si attesta però solo al 5%. Daniel Sarbach, codirettore del gruppo di lavoro biosimilar.ch, esorta gli ospedali e i dipartimenti della sanità dei Cantoni interessati ad agire perché in fin dei conti è loro responsabilità garantire premi ragionevoli ai cittadini
Se usati sistematicamente, i biosimilari potrebbero già oggi generare un risparmio annuo di circa 100 milioni di franchi. Questo potenziale di risparmio è destinato a crescere in un prossimo futuro data l’imminente scadenza dei brevetti di alcuni dei farmaci biologici più venduti. I biosimilari corrispondenti sono in fase di sviluppo e saranno presto pronti per l’impiego.
Farmaci biologici Contrariamente ai farmaci chimici di sintesi, i farmaci biologici sono prodotti a partire da organismi viventi geneticamente modificati, come batteri o colture cellulari. Hanno una struttura molecolare complessa e sono costituiti, per esempio, da proteine o acidi nucleici.
Biosimilari I biosimilari sono prodotti che derivano da farmaci biologici e possono essere commercializzati dopo la scadenza del brevetto del farmaco biologico originale (farmaco di riferimento). Il principio attivo di un biosimilare e del suo farmaco di riferimento è essenzialmente la stessa sostanza biologica. Le differenze tra il biosimilare e il farmaco di riferimento non incidono sulla sicurezza o l’efficacia.
In data odierna curafutura e FMH hanno trasmesso all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) le informazioni supplementari richieste sul nuovo tariffario delle prestazioni mediche ambulatoriali TARDOC. L’obiettivo è chiaro: il TARDOC deve sostituire il Tarmed, ormai più che superato, ed entrare in vigore a inizio gennaio 2022.
In data odierna curafutura e FMH hanno presentato all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) la versione rivista del TARDOC, il nuovo tariffario delle prestazioni mediche ambulatoriali. Con l’inoltro delle informazioni supplementari richieste, tutti i requisiti sono soddisfatti e non dovrebbero più esserci ostacoli alla sua introduzione a inizio 2022.
Per curafutura, FMH, la Commissione delle tariffe mediche (CTM) e ats-tms AG la tabella di marcia è chiara: il nuovo tariffario deve entrare in vigore a gennaio dell’anno prossimo. Secondo Josef Dittli, presidente di curafutura e consigliere agli Stati PLR del Canton Uri, il TARDOC è l’unico tariffario che riflette correttamente la situazione attuale negli studi medici e negli ospedali e che può essere introdotto senza causare costi supplementari. Inoltre, trova il sostegno della maggioranza degli assicuratori malattia e dei medici.
Neutralità finanziaria garantita per due anni Le informazioni supplementari inoltrate all’UFSP comprendono la garanzia dell’estensione della fase di neutralità dei costi da uno a due anni, un piano elaborato da ats-tms per l’aggiornamento continuo del TARDOC, un manuale del tariffario, pareri di esperti, singoli adeguamenti della nomenclatura e spiegazioni in merito alle domande poste dall’UFSP.
Sia FMH che curafutura non vogliono perdere altro tempo. Il Tarmed, ormai obsoleto ma tuttora utilizzato, non rispecchia più in modo adeguato le prestazioni ambulatoriali erogate negli studi medici e negli ospedali. Questa situazione non è più sostenibile, anche perché con questo tariffario vengono fatturati oltre 12 miliardi di franchi all’anno, ossia un terzo dei costi dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS). Questo è il motivo per cui FMH, insieme alla maggioranza degli assicuratori malattia, sostiene con forza il TARDOC.
Oltre che dei quattro membri di curafutura (CSS, Helsana, KPT e Sanitas), il nuovo tariffario trova il favore di Swica, che pur facendo parte di santésuisse, ha aderito al TARDOC lo scorso maggio 2020. curafutura e la FMH sono sempre disponibili a un dialogo aperto con santésuisse sull’introduzione di tariffe forfettarie, che potrebbero diventare obbligatorie in un secondo tempo. Nella sessione primaverile, le Camere federali hanno discusso un adeguamento della LAMal per permetterne l’introduzione.
FMH e curafutura concordano sul fatto che la discussione in merito agli importi forfettari non deve ritardare ulteriormente il TARDOC. Secondo Pius Zängerle, direttore di curafutura, con una situazione di stallo si rischierebbe che il Tarmed continui ad essere utilizzato a tempo indeterminato.
Va ricordato peraltro che già nel 2010 il Controllo federale delle finanze aveva dichiarato che il Tarmed andava urgentemente sostituito. Secondo Yvonne Gilli, presidente della FMH “un tariffario appropriato è importante per rafforzare la medicina ambulatoriale, che è meno onerosa. Il tariffario TARDOC che è stato negoziato dimostra che il partenariato tariffale funziona e che interventi del Consiglio federale non sono necessari.”Secondo le due associazioni, le tariffe forfettarie possono essere introdotte successivamente al nuovo tariffario medico per singola prestazione. A schierarsi per il TARDOC è anche la consigliera nazionale PPD Ruth Humbel, presidente della Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale, che sottolinea quanto sia importante evitare ulteriori ritardi nell’introduzione del nuovo tariffario.
L’accordo settoriale che disciplina la collaborazione con gli intermediari mira a limitare le telefonate indesiderate e ad aumentare gli standard di qualità nella fornitura di consulenza. Una commissione di vigilanza provvederà a far rispettare le disposizioni dell’accordo. La neocostituita commissione, composta da professionisti riconosciuti che vantano elevate competenze tecniche, possiede l’autorevolezza e la legittimità necessarie per garantire la corretta applicazione dell’accordo. La commissione potrà infliggere sanzioni fino a 100 000 franchi per l’assicurazione di base e fino a 500 000 franchi per l’assicurazione complementare.
La consulenza che forniscono gli intermediari è un servizio utile, apprezzato dagli assicurati. L’accordo settoriale permette di distinguere gli intermediari che lavorano scrupolosamente da quelli che non rispettano gli standard di qualità. La neocostituita commissione di vigilanza controllerà il rispetto delle regole nei vari ambiti: divieto di chiamate a freddo, standard di qualità per gli intermediari e tetto massimo per le provvigioni. In caso di sospetto concreto di violazione dell’accordo, gli assicurati, gli assicuratori, le organizzazioni dei consumatori e le associazioni mantello degli assicuratori potranno presentare una denuncia.
Sanzioni severe contro gli assicuratori inadempienti La commissione potrà infliggere multe fino a 100 000 franchi per l’assicurazione di base e fino a 500 000 per l’assicurazione complementare. Se la sanzione viene contestata dall’assicuratore, un tribunale arbitrale sarà chiamato a decidere in seconda istanza.
La commissione di vigilanza è composta attualmente da otto membri, tra cui due rappresentanti delle organizzazioni dei consumatori. Questo assicura una buona rappresentatività a livello nazionale e dal punto di vista dei profili professionali. Al contempo la commissione dispone della necessaria esperienza e competenza nel campo dell’assicurazione malattia. La commissione è composta da:
Lucius Dürr, presidente
Patrizia Pesenti, Vicepresidente
Christophe Barman, rappresentante delle organizzazioni dei consumatori
Roland Chlapowski
Jérôme Cosandey
Ueli Kieser
Daniel Loup
Babette Sigg, rappresentante delle organizzazioni dei consumatori
L’accordo settoriale è stato sottoscritto da 48 assicuratori che rappresentano più del 90% degli assicurati ed è entrato in vigore il 1° gennaio 2021.
In data odierna il Consiglio federale ha approvato la nuova struttura tariffale per le prestazioni di neuropsicologia diagnostica, che garantisce una remunerazione delle prestazioni adeguata, economica e conforme alla LAMal.
Dal 1° luglio 2017, gli specialisti in neuropsicologia sono autorizzati a fatturare all’assicurazione di base le prestazioni erogate nei propri studi medici. Oggi, il Consiglio federale ha finalmente approvato la struttura tariffaria corrispondente.
Per curafutura si tratta di un importante traguardo dopo i lunghi negoziati per giungere a una convenzione tariffale in questo ambito. Insieme a santésuisse, l’Associazione svizzera delle neuropsicologhe e dei neuropsicologi (ASNP) e H+, è stato possibile trovare una soluzione soddisfacente per tutti. Pius Zängerle, direttore di curafutura, sottolinea che la decisione odierna del Consiglio federale ripaga i partner di tutti gli sforzi profusi.
L’approvazione della convenzione tariffale da parte del Consiglio federale dimostra che il partenariato in ambito tariffale funziona bene. I partner si consulteranno in tempi rapidi per introdurre la nuova struttura tariffaria senza ulteriori indugi.
Pius Zängerle preme per l’introduzione del Tardoc. Per il direttore di curafutura il nuovo tariffario è irrinunciabile se non vogliamo continuare a usare in modo poco efficace 12 miliardi di franchi di premi ogni anno.
Il Tardoc è esaustivo, dettagliato, tecnico. Se volesse riassumere il nuovo tariffario in una frase… … direi che rispecchia la situazione della medicina attuale e permette di remunerare equamente le prestazioni di qualità. A beneficiarne sono, naturalmente, anche i pazienti.
Quanto c’è di innovativo nel Tardoc? Quanto è imposto? A occhio direi che il 30 percento è innovazione e il 70 imposizione. Abbiamo prima di tutto l’obbligo di offrire un tariffario intelligente per i 12 miliardi di franchi in premi che ogni anno fluiscono nel settore ambulatoriale. Potremo risolvere molti problemi.
Ossia? Il Tardoc permetterà al nostro sistema sanitario di affrontare le sfide future. Durante i lavori non abbiamo mai perso di vista il futuro: c’è una roadmap per lo sviluppo del tariffario e, aspetto fondamentale, dietro il tariffario c’è un’organizzazione efficace.
Diversamente dal Tarmed. Esatto. Il Tardoc non può mettersi il cappio al collo da solo e tanto meno finire in un vicolo cieco. Se per cambiare il Tarmed serve l’unanimità – che, ricordiamoci, non c’è, non può esserci e non c’è mai stata in vent’anni – per il Tardoc basta la maggioranza. Diversamente da quanto avvenuto negli ultimi 17 anni, questa soluzione non paralizza l’intero sistema.
In medicina vengono raccolti dati in grandi quantità. Non sarebbe possibile calcolare regolarmente i costi effettivi sulla base di dati in tempo reale? Sì, ma non sarebbe saggio. Un tariffario è frutto di un accordo tra il fornitore della prestazione e la persona che deve pagare per questa prestazione. Presuppone una certa stabilità e sicurezza. Con il Tardoc abbiamo un tariffario che è stato negoziato e accettato. Questa è la differenza rispetto a un tariffario scientifico che, per quanto perfetto, non è accettato.
Ma permetterà di reagire abbastanza in fretta ai cambiamenti? Dietro il Tardoc c’è un’organizzazione incaricata di raccogliere dati, controllarli e trarne le debite conclusioni. Ci sono elementi che rimangono più o meno stabili, come il colloquio iniziale tra medico e paziente. La tecnica applicata dal medico, per contro, evolve e di rimando devono poter evolvere anche le tariffe.
Può farci un esempio? L’uso del laser in oftalmologia. Se vent’anni fa si eseguivano pochi interventi in un giorno, oggi possiamo praticamente parlare di interventi a catena. Le condizioni quadro sono radicalmente cambiate e si impongono tariffe diverse.
Sono oltre sei anni che lavora al Tardoc. Che cosa l’ha sorpresa di più? La vastità della disciplina medica è impressionante e sorprendente per non dire travolgente. A ciò si aggiunge la marcata specializzazione. Sull’altro fronte c’è l’uomo, anche lui molto complesso. Il tariffario deve considerare entrambi. E tenere conto del paziente, del medico e della sua attività è di per sé complesso.
Che cosa la spinge a lavorare a un sistema così complesso? Me lo sono chiesto più di una volta, soprattutto quando non riesco a dormire la notte.
Ha passato molte notti insonni? Sì. Il Tardoc è di gran lunga il compito più difficile del quale mi sono occupato. La stazione di transito di Lucerna era il «mio» progetto, una storia difficile sulla cui riuscita mi ero però fatto qualche idea. Con il Tardoc è impossibile.
Perché? Non si tratta unicamente del tariffario come tale. Ci sono persone, associazioni, politica, interessi e non solo. Complessità all’ennesima potenza. Anche dopo tutto questo tempo, malgrado anni di lavoro, non c’è nessuna certezza che il progetto Tardoc andrà a buon fine.
Ha sottolineato più volte l’aspetto della complessità. Cosa la stimola a proseguire? L’innovazione è bella ma se non porta alcun risultato, è semplicemente una bella parola. Inventare un tariffario è semplice. La difficoltà sta nell’elaborarlo e negoziarlo con i medici per raggiungere un risultato.
Qual è stata la peggior sconfitta? L’abbandono da parte degli ospedali. Era tutto pronto: avevamo negoziato 2700 posizioni, H+ aveva approvato la struttura ma poi ha cambiato idea. Probabilmente nella speranza di ottenere di più, di raggiungere un risultato migliore per assicurare la redditività del settore ospedaliero ambulatoriale.
A conferma del fatto che l’intero processo è lungo e oneroso, a volte logorante… Sì, ma da questo si può anche trarre soddisfazione. Si va avanti nonostante tutte le difficoltà e le sconfitte. Ce la possiamo fare!
A proposito, lei ha indicato il 1° gennaio 2022 quale data per l’introduzione del Tardoc. Un obiettivo fattibile? Le rispondo con una domanda: qual è l’alternativa? Possiamo fare un paragone con la scalata di una montagna. Quando si è appesi a una parete, non ci sono molte possibilità: o ci si cala con la corda o si continua l’arrampicata. In questi momenti bisogna restare concentrati sull’obiettivo e dare il massimo per raggiungerlo.
Il Tardoc è ora passato di mano. Questo le crea disagio? Non la vedo in questi termini. Non è un one man show ma un processo che coinvolge molte persone mosse da una volontà comune. Chiaro, servono degli impulsi – e noi qui svolgiamo un ruolo attivo – ma in ultima istanza si ottengono risultati solo se si crea un’ampia accettazione, magari anche solo a denti stretti. Questa è l’arte dell’impegno politico: far sì che un’idea si trasformi in qualcosa che qualcun altro ha deciso.
Ossia creare qualcosa in grado di ottenere la maggioranza dei consensi? Cosa vuol dire? Anche se oggi molti hanno qualcosa da criticare, tra tre mesi ci sarà una maggioranza dei consensi perché sarà stata presa una decisione.
Eppure il Tardoc è anche frutto di una lotta costante per l’ottenimento di una maggioranza, o no? Siamo stati spesso molto vicini al fallimento. Tutte le parti hanno dovuto scendere a compromessi.
Il sistema sanitario è caratterizzato da norme e regolamentazioni. Dove trova lo spazio per far confluire le sue idee? L’innovazione si fa là dove si crea qualcosa che non esiste ancora. Il Tardoc è un esempio di realtà vissuta negli studi medici e negli ospedali. È un lavoro creativo. Difficile forse da credere, ma mi vedo come una persona creativa.
Perché si dubita della sua creatività? I tariffari sono monotoni. Di riflesso, anche Zängerle deve essere una persona noiosa con una mentalità quadrata che vede solo liste di controllo mentre invece sono soprattutto una persona che cerca soluzioni in grado di creare convergenza e che si impegna per ottenere passi avanti sostanziali.
Il Tarmed conta 4500 posizioni, il Tardoc la metà. Basta per rispecchiare la realtà con la necessaria precisione? Durante gli studi di matematica, mi sono interessato molto di frattali o anche di mezze dimensioni. Una domanda tipica è: quanto sono lunghe le coste dell’Inghilterra? A seconda di come le si misura, possono anche raggiungere diversi milioni di chilometri. Bisogna quindi interrogarsi sul metro, sulla modalità più adatta. Il discorso non è molto diverso per un tariffario. È un modello della realtà, non la realtà stessa. Possiamo diventare anche molto meticolosi, sempre più precisi e pignoli fino a soffocare nei dettagli e nella burocrazia.
Ma questa medaglia ha anche un rovescio? Forse sì o forse anche no. Non è un obiettivo a sé elencare 1000 posizioni o 5000. O solo 500. Serve un tariffario adeguato che rispecchi la realtà concreta senza squilibri.
Senza squilibri inteso in senso relativo o assoluto? Gli squilibri ci saranno sempre ma non devono diventare eccessivi altrimenti si creano incentivi negativi.
La via verso il Tardoc, come la descrive lei, è orientata al pragmatismo. Pragmatismo e innovazione sono complementari. Un’organizzazione delle tariffe funzionante e una struttura tariffale sono facili da concepire ma per applicarle serve innovazione.
Come si è manifestato il pragmatismo? Diciamo sì finché l’obiettivo non deve essere sacrificato e si fanno progressi verso questo obiettivo.
Il Tardoc è quindi una storia di compromessi? La soluzione perfetta non esiste. Per questo serve un certo pragmatismo. Oggi abbiamo un tariffario che non è mai cambiato negli ultimi vent’anni e non cambierà mai più. Inizialmente era il meglio che si potesse desiderare ma dopo cinque anni era vecchio e dopo dieci era solo fonte di dissidi. Dopo vent’anni non può essere che una catastrofe. Il Tardoc promette quindi enormi miglioramenti. È ampiamente tempo di introdurlo.
I Cantoni e gli assicuratori-malattia hanno trovato rapidamente un accordo sul forfait differenziato per la rimunerazione della vaccinazione contro il COVID-19 negli studi medici. La soluzione disciplina in via definitiva la compensazione delle vaccinazioni effettuate negli studi medici, nei centri di vaccinazione, negli ospedali e dai team mobili. In tutta la Svizzera e fino a fine anno.
La convenzione tariffale che disciplina la rimunerazione della vaccinazione anti-COVID-19, attualmente in vigore, è stata negoziata dalla Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (CDS) e dalle cooperative di acquisti degli assicuratori nel dicembre 2020 e approvata dal Consiglio federale il 13 gennaio 2021. La convenzione stabilisce che l’assicurazione obbligatoria per le cure medico-sanitarie (AOMS) corrisponda ai fornitori di prestazioni un importo forfettario di CHF 14.50 per le prestazioni di vaccinazione, ossia CHF 29.00 per persona vaccinata dato che i vaccini finora autorizzati prevedono la somministrazione di due dosi. L’AOMS assume inoltre un importo forfettario di CHF 5.00 per ogni dose.
La Confederazione assume i costi eccedenti CHF 5.00 per dose come pure i costi per il trasporto e la distribuzione del vaccino nei Cantoni. Questi ultimi coprono la franchigia, i costi per la logistica, l’organizzazione e l’infrastruttura. Per la popolazione la vaccinazione è gratuita.
Nelle scorse settimane la CDS e le cooperative di acquisti degli assicuratori hanno discusso l’eventualità di introdurre una tariffa più elevata per le vaccinazioni negli studi medici. La FMH, l’associazione professionale dei medici svizzeri, ha potuto partecipare alle trattative e far valere le proprie rivendicazioni e convinzioni. I risultati verranno riassunti in un allegato alla convenzione tariffale e dovranno essere approvati dal Consiglio federale.
A tenore della convenzione, fino alla fine di giugno gli studi medici percepiscono dall’AOMS un forfait di CHF 24.50 per vaccinazione, ossia CHF 49.00 per persona vaccinata. A partire dal secondo semestre l’importo forfettario scenderà a CHF 16.50 per vaccinazione e CHF 33.00 per persona vaccinata.
Il forfait per le vaccinazioni copre tutte le prestazioni di base, ossia l’informazione sulla vaccinazione, il controllo dello stato vaccinale, l’anamnesi, le controindicazioni, la richiesta del consenso, la somministrazione, l’emissione del certificato di vaccinazione e la documentazione. Se, nello studio medico, il medico offre una consulenza separata a una persona particolarmente a rischio, i costi supplementari sono fatturati in base alla struttura tariffale TARMED e vengono assunti dall’assicurazione di base conteggiando la franchigia e l’aliquota percentuale a carico del paziente.
Posizione
Gli assicuratori hanno bisogno di un accesso illimitato alle informazioni del registro per poter continuare a svolgere in modo efficiente i compiti assegnati loro dalla LAMal. L’ordinanza del registro deve quindi essere migliorata.
I numeri massimi devono essere fissati in modo da ridurre l’eccesso di offerta regionale. A questo proposito, curafutura fa riferimento a due possibili problemi metodologici nell’ordinanza sulla determinazione del numero massimo di medici nel settore ambulatoriale (art. 5 cpv. 1 e art. 8) e chiede che vengano prese misure contro qualsiasi sviluppo indesiderato.
La qualità delle prestazioni mediche, infermieristiche e terapeutiche è fondamentale per il buon esito del trattamento e per la sicurezza dei pazienti. La qualità ha però anche un impatto sui costi dell’assistenza sanitaria. Finora, l’implementazione della garanzia di qualità era disciplinata da convenzioni sulla struttura tariffale e dalle relative convenzioni sulla qualità. Tuttavia, solo in rari casi queste hanno portato all’adozione di misure concrete per garantire e sviluppare la qualità. Al termine di un lungo processo politico, nella sessione estiva 2019 il Parlamento ha adottato la revisione completa degli articoli 58 segg. LAMal nel quadro della “Modifica parziale della LAMal e dell’OAMal volta a rafforzare la qualità e l’efficienza delle prestazioni”.
Novità introdotte (art. 58 segg. LAMal)
L’entrata in vigore, prevista per il 1° aprile 2021, dell’art. 58 segg. LAMal, permette di creare un quadro giuridico per coordinare e sviluppare in modo sistematico le attività di misurazione della qualità in tutti gli ambiti di prestazione del sistema sanitario rilevanti per l’AOMS. Oltre a convenzioni sulla struttura tariffale, le associazioni dei fornitori di prestazioni e degli assicuratori concludono convenzioni sullo sviluppo della qualità (convenzioni sulla qualità) valide per tutta la Svizzera (art. 58a cpv. 1) che disciplinano aspetti quali le misurazioni e le misure di sviluppo della qualità, la verifica del rispetto delle misure di miglioramento, la pubblicazione delle misurazioni della qualità e delle misure di miglioramento e le sanzioni in caso di violazione della convenzione (art. 58a cpv. 2). L’articolo 58 segg. LAMal non disciplina il finanziamento dell’attuazione delle convenzioni sulla qualità. Inoltre, per centrare i propri obiettivi il Consiglio federale istituisce una Commissione federale per la qualità, in cui sono rappresentati i Cantoni, i fornitori di prestazioni, gli assicuratori e le organizzazioni dei pazienti.
Commissione federale per la qualità
La Commissione federale per la qualità ha tra l’altro il compito di prestare consulenza al Consiglio federale ai fini della definizione degli obiettivi di sviluppo della qualità. Inoltre, incarica terzi di sviluppare nuovi indicatori della qualità , di formulare raccomandazioni sugli indicatori da utilizzare, di realizzare studi e verifiche sistematiche e di condurre programmi nazionali di sviluppo della qualità. La Commissione dovrebbe essere operativa dal 1° aprile 2021. Per gli anni 2021-2024 il Consiglio federale ha stanziato un importo di 43,55 milioni di franchi per la Commissione federale della qualità che sarà finanziato in parti uguali dalla Confederazione, dai Cantoni e dagli assicuratori.
POSIZIONE DI CURAFUTURA
curafutura è favorevole al rafforzamento della qualità nel sistema sanitario e si impegna affinché le convenzioni includano incentivi per migliorare la qualità delle indicazioni e degli esiti (outcome).
La qualità delle strutture e dei processi dev’essere esaminata dai Cantoni già nella fase di autorizzazione e non è di responsabilità degli assicuratori. È importante prevedere misure concrete che, oltre a rafforzare la qualità delle indicazioni e degli esiti, contribuiscano alla trasparenza in materia di qualità. Le misure concordate dovrebbero presentare un buon rapporto costi-benefici per tutte le parti coinvolte. In linea di principio, si parte dal presupposto che il finanziamento dell’attuazione delle misure di sviluppo della qualità competa ai fornitori di prestazioni.
LE RAGIONI IN BREVE
1. Risparmi grazie a una migliore qualità delle indicazioni e degli esit
Il fatto di evitare terapie e trattamenti inutili o inappropriati e il miglioramento degli esiti per i pazienti schiudono un notevole potenziale di risparmio. Per questa ragione, le misurazioni della qualità devono focalizzarsi sulle indicazioni e sugli esiti (outcome). In presenza di indicatori significativi, i fornitori di prestazioni sono incentivati ad evitare trattamenti e terapie inutili. Questo permette di ottenere il miglior esito possibile per i pazienti riducendo al contempo i costi sanitari. Un esempio di indicatore di qualità applicabile alle indicazioni è l’implementazione di liste di farmaci non necessari o addirittura dannosi (smarter medicine) o di linee guida cliniche.
Spesso, però, mancano indicatori di qualità adeguati. I partner tariffali o la Commissione federale per la qualità sono quindi chiamati a sviluppare gli indicatori o a incaricare terzi di svilupparli per poi integrarli nelle convenzioni sulla qualità.
2. Utilizzare le fonti di finanziamento esistenti per attuare efficacemente convenzioni sulla qualità
In linea di principio, le spese sostenute per la conclusione delle convenzioni sulla qualità e per il loro ulteriore sviluppo devono essere sostenute dalle parti contraenti (federazioni o associazioni). I costi per garantire la qualità necessaria (EAE) sono già inclusi nelle convenzioni sulla struttura tariffale e devono quindi essere sostenuti dai fornitori di prestazioni. curafutura ritiene che le risorse finanziarie a disposizione della Commissione federale per la qualità debbano servire a finanziare le spese connesse alle convenzioni sulla qualità, per esempio per lo sviluppo di nuovi indicatori o l’ottimizzazione degli indicatori esistenti. Anche i progetti concreti realizzati ai fini dell’attuazione di convenzioni sulla qualità, come per esempio progetti pilota o progetti di implementazione tecnica (IT) di misurazioni qualitative, andrebbero finanziati in primo luogo con questi fondi.
curafutura sostiene l’obiettivo della controproposta indiretta. L’approccio proposto fornisce una risposta mirata alla sfida del crescente onere dei premi: i cantoni dovrebbero contribuire maggiormente alla riduzione dei premi individuali dove l’onere dei premi rimanenti è più elevato. Inoltre, la controproposta crea incentivi per adottare misure per contenere i costi sanitari.
curafutura prende sul serio la questione dei costi sanitari in costante aumento e si impegna per importanti riforme nella politica sanitaria in modo che l’aumento dei costi possa essere frenato. L’associazione è d’accordo con i promotori sul fatto che l’aumento dei costi e i relativi aumenti dei premi sono sempre più un peso per le famiglie a basso reddito. Tuttavia, la soluzione proposta dall’iniziativa per la riduzione dei premi è solo una lotta contro i sintomi e non contribuisce ad alleviare le cause che sono responsabili dell’aumento dei costi nel sistema sanitario.
La riduzione dei premi è uno strumento di politica sociale e, come regolamentato oggi, appartiene alla responsabilità principale dei cantoni e non, come vuole l’iniziativa, al governo federale. I cantoni conoscono al meglio le esigenze e le condizioni economiche della loro popolazione e dovrebbero essere in grado di adeguare in modo flessibile la riduzione individuale dei premi, tenendo conto della loro politica fiscale e sociale. L’obiettivo del controprogetto di rendere i cantoni più responsabili del cofinanziamento è quindi da accogliere con favore. L’approccio proposto fornisce una risposta mirata alla sfida del crescente onere dei premi: i cantoni dovrebbero contribuire maggiormente alla riduzione dei premi individuali dove l’onere dei premi rimanenti è più elevato. Inoltre, la controproposta – in contrasto con l’iniziativa – crea incentivi per adottare misure per contenere i costi sanitari.