Quella per un freno ai costi avrebbe fatto aumentare la burocrazia senza proporre alcuna misura concreta di contenimento e avrebbe messo a rischio l’assistenza sanitaria innovativa e di alta qualità che vanta la Svizzera. Fissando un tetto generale ai costi, avrebbe esercitato una pressione ingiustificata su tutti i fornitori di prestazioni e portato inevitabilmente al taglio di prestazioni necessarie.
Quella per premi meno onerosi si limitava a combattere i sintomi. L’aumento dei mezzi finanziari per la riduzione dei premi non avrebbe avuto alcun effetto di contenimento della spesa sanitaria. Anzi. Avrebbe indebolito la consapevolezza dei costi.
Entrambe le iniziative avrebbero ridotto le possibilità di avviare riforme autentiche e urgenti.
La loro bocciatura ci dà la possibilità di agire concretamente per migliorare il sistema sanitario. Dobbiamo sfruttare quest’occasione. Il «no» scaturito dalle urne non significa che lo status quo sia accettabile. È vero il contrario: la popolazione si aspetta importanti riforme che diano una risposta a preoccupazioni legittime. Si tratta di attuare le riforme del sistema sanitario che sono già sul tavolo, riforme che miglioreranno la qualità delle cure e genereranno consistenti risparmi per gli assicurati.
Prima fra tutte, la revisione del tariffario medico. Il nuovo tariffario TARDOC è pronto per entrare in vigore il 1° gennaio 2025. Dal dicembre 2023 la domanda di approvazione è sulla scrivania del Consiglio federale che dovrebbe pronunciarsi in merito nei prossimi giorni. curafutura lo invita ad approvare TARDOC senza ulteriori indugi.
Il nuovo tariffario permetterà di risparmiare almeno 600 milioni di franchi sull’arco di tre anni. Migliorerà la qualità delle cure ambulatoriali e rafforzerà l’assistenza di base, ossia quella fornita da pediatri, medici di famiglia e psichiatri. La sua approvazione segnerà la fine del TARMED, un tariffario ormai obsoleto in vigore da 20 anni e non più conforme al nostro sistema sanitario.
La seconda riforma è l’implementazione del finanziamento uniforme (EFAS) che consentirà un risparmio di almeno 1 miliardo di franchi all’anno. Grazie a EFAS, un numero maggiore di trattamenti verranno effettuati in regime ambulatoriale anziché stazionario (ossia con degenza ospedaliera di alcuni giorni). Oltre a essere più economica, la presa in carico ambulatoriale offre ai pazienti il vantaggio di poter tornare a casa il giorno stesso. In altre parole, permette di «prendere due piccioni con una fava».
Inoltre, il finanziamento uniforme rafforza le cure coordinate che a loro volta consentono di aumentare la qualità delle cure per i pazienti. Evita i doppioni, per esempio gli esami doppi, e quindi costi inutili.
Il finanziamento uniforme verrà probabilmente sottoposto a votazione in novembre. La popolazione avrà quindi l’opportunità di esprimersi a favore di questo significativo miglioramento del nostro sistema sanitario.
Perché fare le cose semplici se possiamo complicarle? Cure integrate[1], reti di cure coordinate[2], modello del medico di famiglia[3], centro di salute[4]… Anche se sembrano simili, non sono la stessa cosa.
Sono lontani i tempi in cui c’era semplicemente IL medico di famiglia. Quello da cui si andava quando si era malati, quello che formulava la diagnosi, somministrava la cura e indirizzava allo specialista solo se necessario. Conosceva la famiglia, la cartella clinica, le particolarità e le infermità del paziente. Fungeva da interlocutore di fiducia, diagnosta , terapeuta, organizzatore e coordinatore. Un tempo funzionava così. Ora, invece, servono coordinatori debitamente formati e fornitori di cure integrate.
Le sfide da affrontare sono sempre più complesse: invecchiamento, multimorbilità, aumento dei premi di cassa malati, carenza di personale qualificato, crescita demografica, mobilità e stile di vita improntato alla salute e al benessere. Tutto questo complica le cose, fa aumentare i costi e fa crescere l’insoddisfazione nei medici, ma anche nei pazienti. Sono quindi necessarie persone di contatto che fungano da interfaccia, referenti dai quali transiti la fatturazione delle prestazioni e che considerino il paziente nella sua globalità.
Di per sé, il tema non è nuovo. Negli ultimi 30 anni, medici e altri professionisti della salute hanno unito le forze su base volontaria e hanno creato numerose reti che offrono un’assistenza sanitaria integrata. Hanno riconosciuto il valore di queste reti sia per i pazienti che per i medici.
Queste reti sono organizzate in modo diverso a seconda delle specificità regionali e demografiche. Il loro successo è da ascrivere a partenariati solidi, alle innovazioni e all’attenzione costante per i nuovi bisogni. Questo, a sua volta, riduce i costi. In altre parole, una storia di successo.
Nell’ambito del secondo pacchetto di misure di contenimento dei costi, il Consiglio federale propone di creare quelle che chiama «reti di cure coordinate», ossia strutture dirette da medici che raggruppano professionisti della salute di varie discipline. Anche se sembrano uguali alle reti che si sono sviluppate organicamente nel corso degli anni, non sono proprio la stessa cosa. Le nuove reti dovranno offrire un’assistenza medica «da un’unica fonte» che garantisca ai pazienti un’assistenza medica conforme ai loro bisogni. Saranno soggette ad autorizzazione, dovranno sottostare alla vigilanza della Confederazione e rispettare le prescrizioni statali. Inoltre, tutte le prestazioni saranno fatturate agli assicuratori attraverso un unico fornitore di prestazioni.
Per curafutura, la misura prevista è incomprensibile: perché servono nuove reti se il settore si è già organizzato in questo senso da tempo? Il Consiglio federale si espone così all’accusa di voler danneggiare o addirittura smantellare le reti integrate funzionanti ed efficaci, frutto di un processo di sviluppo durato più di 20 anni. Si prevede inoltre che gli ostacoli burocratici genereranno un notevole carico amministrativo supplementare. Proprio il contrario di ciò che si vorrebbe. La proposta non contribuirà a contenere i costi. E non sorprende nemmeno che non siano disponibili dati o stime.
Allo stato attuale delle deliberazioni, il Consiglio nazionale è contrario alla proposta, mentre la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S) è favorevole, sebbene la proposta di creare nuovi reti sia stata oggetto di critiche da parte di fornitori di prestazioni ed esperti.
Ci si può allora chiedere da dove nasce questa volontà di creare nuove reti di cure. Forse bisognava assolutamente inserire nel secondo pacchetto una misura che sembrasse facilmente attuabile anche se non necessaria?
Con il finanziamento uniforme EFAS, abbiamo già in mano una buona carta per promuovere ulteriormente l’assistenza integrata. Grazie alla presa in carico integrata, qualitativamente migliore, potremo trasferire agli assicurati l’integralità dei risparmi conseguiti. Questo, a sua volta, farà aumentare la domanda di reti di cura e di prodotti assicurativi innovativi e stimolerà ulteriormente la concorrenza a livello di prezzi e di qualità nei modelli assicurativi che prevedono cure integrate.
Credo fermamente che la Confederazione debba rinunciare alla sua proposta. Sappiamo tutti quanto sia difficile rinunciare in politica. L’attività politica influenza le condizioni quadro, introduce novità e regolamenta ciò che già esiste. Rinunciare a una misura presentata come un nuovo provvedimento promettente per contenere i costi non rientra nel copione. Ma nel nostro caso la soluzione migliore è dar prova di coraggio e affidarsi a coloro che hanno la massima esperienza come generalisti e svolgono da decenni quell’attività di coordinamento tanto necessaria, animati dalla volontà di far bene il proprio lavoro e di portarlo avanti. È meglio astenersi da ulteriori regolamentazioni. In questo caso sono pericolose perché mettono a repentaglio lo sviluppo positivo rischiando un effetto controproducente. Stiamo attenti: a volte le buone intenzioni possono portare a pessimi risultati.
[1] Per cure integratesi intende la messa in rete interprofessionale per la presa in carico dei pazienti. In Svizzera, dagli anni 1990 sono state implementate varie iniziative in questo senso (v. anche la scheda di curafutura).
[2] Reti di cure coordinate: nell’ambito della conferenza Sanità2020 del 26 gennaio 2015 è stato lanciato il progetto «Cure coordinate» che prevede la creazione di reti per coordinare il trattamento e le cure di pazienti affetti da malattie croniche o multiple.
[3] Secondo questo modello alternativo all’assicurazione malattie «standard» l’assicurato deve dapprima rivolgersi al proprio medico di famiglia, che decide se indirizzarlo a uno specialista. Il ricorso al medico di famiglia come medico di primo ricorso permette di ridurre i premi visto che evita visite specialistiche non coordinate e spesso non necessarie.
[4] Il termine «centro di salute» indica una struttura di vario tipo che offre cure mediche e consulenza.
Non bisogna essere indovini per prevedere che i nuovi farmaci contro il sovrappeso e l’obesità sono de- stinati a una grande diffusione anche in Svizzera. Ma proprio per simili medicinali costosi, promettenti in termini di efficacia e molto richiesti, non esiste un meccanismo di contenimento dei costi. È il motivo per cui, da anni, curafutura auspica una riduzione automatica dei prezzi per i medicamenti ad alto fattu- rato, una richiesta avanzata anche dalla mozione Dittli trasmessa al Consiglio federale. Un meccanismo di questo tipo può ridurre a lungo termine il carico finanziario per gli assicurati, permettendo loro di be- neficiare del medicamento subito dopo l’omologazione. Si tratta di un passo decisivo per stabilizzare l’aumento dei costi legati ai medicamenti nell’assicurazione di base obbligatoria e consentire comunque un rapido accesso a nuove terapie promettenti.
Fare il bene dei pazienti e contrastare le eventuali conseguenze negative: questo è l’approccio di curafutura per i medicinali innovativi e ad alto costo che si affacciano sul mercato svizzero. Nel 2020, l’associazione ha commissionato a pharmaleversuno studio sull’impatto finanziario dei farmaci per il sistema sanitario nell’intento di rispondere alla domanda: quale nuovo approccio a) permettere di accedere rapidamente a nuove terapie promettenti anche se i dati disponibili non consentono ancora una valutazione medica ed economica completa, e b) ha un effetto di contenimento dei costi a lungo termine? La conclusione dello studio è che gli sconti sulla quantità rappresentano la soluzione più convincente, come dimostrano peraltro i calcoli.
Nello stesso anno, la mozione del Consigliere di Stato Josef Dittli è stata adottata da entrambe le Camere federali. Sono trascorsi quattro anni e il tema è più che mai attuale. Da un lato, sempre più farmaci innovativi e costosi si affacciano sul mercato; dall’altro le aziende farmaceutiche esigono prezzi sempre più alti. Secondo la NZZ, che cita l’Ufficio federale della sanità pubblica, una nuova terapia oncologica che dieci anni fa costava 1’000 franchi, oggi ne costa circa 10‘000. Questo vuol dire che il suo prezzo è aumentato del 900%! Non sorprende quindi che i medicamenti rappresentino attualmente la terza voce di spesa nell’assicurazione obbligatoria delle cure medico sanitarie (AOMS).
La CSSS-S vede dei vantaggi nei modelli di impatto finanziario sul sistema sanitario
Lo scorso aprile, la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S) ha riconosciuto l’urgenza di un intervento e ha proposto l’introduzione di sconti sulla quantità per farmaci innovativi, costosi e promettenti. I membri della Commissione si sono espressi a favore dell’inserimento di questo tema nel secondo pacchetto di misure di contenimento dei costi sostenendo così l’adempimento della mozione Dittli accolta quattro anni fa. Secondo l’Ufficio federale della sanità pubblica, ogni anno si potrebbero realizzare risparmi per circa 400 milioni di franchi.
Per curafutura, si tratta di una ponderazione importante che arriva al momento giusto. Pius Zängerle, direttore di curafutura, rileva che con il secondo pacchetto di misure di contenimento dei costi, viene finalmente affrontato anche il tema dei costi dei farmaci. Si tratta di un’occasione da non perdere. Nel caso dei costi dei farmaci, la tendenza è una sola, ossia l’aumento costante. Questo ha un impatto negativo anche sulla graduatoria internazionale: siamo il Paese in cui la spesa farmaceutica pro capite è tra le più alte al mondo.
Pochi farmaci ad alto volume di vendite e molto costosi fanno lievitare i costi
Anche nel mercato farmaceutico un numero ristretto di prodotti incide in modo significativo sulle vendite totali. Nel 2022, un’analisi di mercato dei venti farmaci con la maggiore incidenza di spesa per l’AOMS in Svizzera ha mostrato che questi sono responsabili di un quinto della spesa e hanno generato un fatturato pari a 1,7 miliardi di franchi. Con un +13%, la crescita di questi 20 medicamenti è molto più forte rispetto a quella degli altri rimborsati dall’assicurazione obbligatoria (+5%).
Lo sconto previsto funziona così: per i farmaci con un fatturato annuo pari o superiore a 20 milioni di franchi che sono promettenti, per i quali c’è forte richiesta e/o che sono utilizzati per varie indicazioni, nella fissazione dei prezzi verrebbe incluso, oltre al confronto con i prezzi praticati all’estero e al confronto terapeutico trasversale, anche l’impatto finanziario sull’intero sistema sanitario (impatto sul budget). Questo permetterebbe di prendere due piccioni con una fava.
Da un lato, il farmaco potrebbe essere rimborsato dall’AOMS subito dopo l’omologazione, a tutto vantaggio dei pazienti. Dall’altro, gli assicurati non dovrebbero sostenere un onere eccessivo attraverso i premi: i medicamenti appena lanciati sul mercato verrebbero ammessi nell’elenco delle specialità solo in via provvisoria per tre anni e, in caso di rapida crescita, i prezzi verrebbero contenuti – o gli sconti aumentati – secondo il modello di impatto sul budget.
Per maggiore chiarezza ecco un esempio di calcolo con sconto: per un farmaco che registra una crescita positiva e genera un fatturato pari a 30 milioni di franchi dev’essere concesso uno sconto del 35 % sul fatturato eccedente il valore soglia di 20 milioni di franchi, ossia su 10 milioni di franchi. Nel calcolo complessivo, il produttore concederebbe quindi uno sconto dell’11,7 % sul prezzo di tutte le unità vendute a partire dall’anno successivo.
La misura è di una semplicità disarmante, assolutamente sensata e facile da introdurre. La resistenza dell’industria farmaceutica contro questa decisione era prevedibile, tant’è vero che subito dopo l’ultima seduta della CSSS-S gli attori del settore farmaceutico hanno dichiarato sui social media di essere rimasti sorpresi dall’inserimento dei modelli di impatto sul budget nel secondo pacchetto di misure di contenimento, sostenendo che questo tema non era mai stato oggetto di dibattito. Un’argomentazione che, secondo curafutura, non fa molta presa: quando e dove, se non ora con il secondo pacchetto di misure e alla luce delle discussioni sul tema dei medicamenti, quest’idea andrebbe integrata? Peraltro, l’importante studio commissionato a pharmalevers è stato reso pubblico da tempo e non rappresenta certo una novità. Infine, sia il Consiglio nazionale che il Consiglio degli Stati hanno adottato la mozione Dittli nel 2020. È ora che le cose si muovano. All’estero gli sconti sulle quantità vengono applicati da tempo.
Curare i pazienti e alleggerire il carico finanziario degli assicurati
curafutura si impegna a favore dei propri membri e dei loro assicurati. Il nostro motto è «due piccioni con una fava». In parole povere: i pazienti devono poter beneficiare di un accesso possibilmente rapido a nuovi farmaci innovativi, mentre gli assicurati devono poter pagare premi finanziariamente sostenibili. I modelli di impatto sul budget sono un importante tassello unitamente ad altre misure, come la maggiore diffusione possibile dei generici. Dobbiamo spianare la strada a questi modelli. È il momento giusto. Non aspettiamo di farlo quando il treno sarà passato.
C’è chi continua a dire cosa va fatto ma concretamente non fa nulla, costruisce castelli in aria, imponenti cat- tedrali di inconsistenza. C’è invece chi si rimbocca le maniche e suddivide in tante piccole parti il progetto, disfa i castelli di parole e li trasforma in mattoncini.
Di cosa sto parlando? Del tariffario medico ambulatoriale. È da dieci anni che si parla di sostituire il TARMED. E da dieci anni è sempre lì, identico, come un pallone tenuto sott’acqua che riemerge non appena si lascia la presa. Di una cosa sono convinto: se il consigliere federale Alain Berset – in carica dal 2012 al 2023 – avesse colto l’opportunità di approvare il tariffario per singole prestazioni ambulatoriali TARDOC nel giugno 2022, oggi la situazione sarebbe molto diversa. Non solo avremmo un nuovo tariffario che garantisce la neutralità dei costi e permette risparmi per 600 milioni di franchi all’anno, ma avremmo anche già i primi forfait ambulatoriali. Vi sarebbe infatti stata una fortissima pressione per sostituire le tariffe per singole prestazioni con importi forfettari, laddove opportuno e non appena questi forfait fossero stati concordati e pronti per essere approvati. Invece marciamo sul posto e continuiamo a parlare di quanto sarebbe necessario un nuovo tariffario medico ambulatoriale.
La Svizzera ha introdotto il TARMED esattamente vent’anni fa. In base a questo tariffario vengono fatturate ogni anno prestazioni per un totale di 13 miliardi di franchi. Ci si può chiedere se non fosse inadeguato sin dall’inizio, visto che subito dopo la sua introduzione ha causato non pochi grattacapi e fatto versare al Controllo federale delle finanze fiumi d’inchiostro.
Ognuno dei consiglieri federali responsabili della sanità che si sono succeduti ha dovuto in un modo o nell’altro confrontarsi con la questione del tariffario e della sua revisione. Spetta ora alla consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider e all’attuale Consiglio federale scegliere il sistema tariffario che dovrà subentrare al TARMED. La situazione di partenza è molto diversa da quella dei loro predecessori, più «confortevole»: sul loro tavolo hanno già due domande di approvazione bell’e pronte, una per il TARDOC, l’altra per i forfait ambulatoriali.
La nuova ministra della sanità ha davanti a sé un’occasione unica per sostituire finalmente il TARMED e per ridurre i costi, visto che il nuovo tariffario valorizza i professionisti della salute che, fornendo cure di base e cure integrate, contribuiscono in modo significativo al contenimento della spesa sanitaria, ossia medici di famiglia, pediatri e psichiatri. Non occorre nemmeno avere coraggio per trovare un rimedio a questo annoso problema; basta la ferma volontà di cambiare di cose in meglio.
Che serva un cambiamento è fuori discussione. Di recente un giornalista che scrive per il settimanale tedesco «Die Zeit» ha definito il nostro sistema sanitario «Siechenhaus» (quello che ai tempi era l’ospedale dei poveri). Ovunque si guardi e si ascolti, è questione di costi, di prezzi eccessivi dei farmaci, di premi di cassa malati elevati, di eccessivo ricorso alle cure e alle visite mediche, di ospedali che faticano a rimanere in attivo nonostante le numerose prestazioni fornite. E come se non bastasse – o proprio per questo – saremo chiamati a votare su due iniziative che riguardano la sanità ma che si limitano ad affrontare i sintomi del problema.
Abbiamo a disposizione due importanti rimedi che possono avere un impatto positivo e duraturo sul nostro sistema sanitario: a) il finanziamento uniforme EFAS, b) la revisione del tariffario medico ambulatoriale. Il Parlamento ha riconosciuto l’impatto positivo di EFAS e ha votato nettamente a favore nel dicembre 2023. Il fatto che ora anche la popolazione sia chiamata a votare è una manovra incomprensibile che frena questa riforma e spreca risorse utili. b) Per quanto riguarda il tariffario delle prestazioni mediche ambulatoriali, la consigliera federale Baume-Schneider può scegliere tra diverse varianti. Sulla scrivania ha già un tariffario per singole prestazioni pronto (TARDOC) approvato da tutti e quattro (!) i partner tariffari, ossia FMH, curafutura, H+ e santésuisse, che garantisce il rispetto di tutti i criteri stabiliti dal Consiglio federale nel giugno 2022; ha anche i forfait ambulatoriali che il Parlamento vuole assolutamente introdurre in parallelo alle tariffe per singole prestazioni. Può quindi approvare il TARDOC e introdurlo con effetto dal 1° gennaio 2025, approvare il TARDOC insieme ai forfait ambulatoriali, oppure decidere di rinviare la decisione.
Se decidesse di rinviare la decisione e imponesse nuove condizioni, provocherebbe un ulteriore ritardo nell’introduzione di TARDOC. Questo vorrebbe dire ritornare al punto di partenza, con il risultato di dover convivere con l’ormai obsoleto TARMED ancora per qualche anno e il rischio di essere ancora allo stesso punto tra dieci anni, molto probabilmente con nuove discussioni e nuove esitazioni. Non bisogna dimenticare che elaborare un tariffario di queste dimensioni è già di per sé un compito estremamente complesso.
Non lasciamoci ingannare: l’approvazione del TARDOC viene tirata per le lunghe non perché si ritiene che la sua struttura sia inadeguata o perché si dubita della neutralità dei costi ma per una tattica attendista riguardo ai forfait ambulatoriali. Per dirla altrimenti: ora si tratta di avere il coraggio di abbattere i castelli di parole. Il presidente di santésuisse Martin Landolt è stato chiaro: serve una decisione immediata che ci consenta di avanzare.
La Confederazione introduce un nuovo modello tariffale per la dispensazione di medicamenti che entrerà in vigore il 1° luglio 2024. L’adeguamento dei prezzi incoraggia l’impiego di generici e medicamenti biosimilari più convenienti. Questa misura permette un risparmio di diverse centinaia di milioni di franchi e non mette a rischio la sicurezza dell’approvvigionamento. I pagatori di premi ne beneficeranno.
La decisione presa dal Consiglio federale lo scorso dicembre, ha dato il via libera alla promozione dell’impiego di generici e biosimilari. L’adeguamento approvato entrerà in vigore il 1° luglio 2024 e consentirà un risparmio immediato di 60 milioni di franchi svizzeri all’anno ed un ulteriore risparmio annuale di diverse centinaia di milioni in seguito. Questo risultato sarà ottenuto con una qualità equivalente e senza mettere a rischio la sicurezza dell’approvvigionamento. Si tratta quindi di un miglioramento significativo del sistema. Le associazioni curafutura, FMH, APA, H+ e pharmaSuisse sostengono questa decisione e hanno collaborato con il Dipartimento federale dell’interno (DFI) a favore di questa soluzione consensuale.
Motivi dei necessari adeguamenti
La quota di costo dei medicamenti stabilita dalla Confederazione, la cosiddetta parte propria alla distribuzione, regola il rimborso dei servizi logistici (stipendi del personale e costi di infrastruttura, trasporto e capitale), per i canali di distribuzione (farmacisti, medici dispensanti, servizi ospedalieri ambulatoriali). La quota di distribuzione viene adeguata per la prima volta dalla sua entrata in vigore 20 anni fa, in modo da riflettere meglio i costi effettivi.
La parte propria alla distribuzione è attualmente significativamente più alta per i preparati originali che per i generici e i biosimilari. Questo incentivo finanziario contribuisce al basso impiego di generici e biosimilari. La revisione riduce questo falso incentivo.
Effetti sul prezzo dei medicamenti
L’adeguamento riguarda i medicamenti inclusi nell’elenco delle specialità (ES), cioè rimborsati dall’assicurazione sanitaria obbligatoria. Con la revisione della parte propria alla distribuzione, 2/3 dei medicamenti con obbligo di ricetta diventeranno più convenienti e 1/3 più costosi. I medicamenti senza obbligo di ricetta sono interessati solo in minima parte. I medicamenti che costano 30 franchi o più beneficeranno di una riduzione dei prezzi, mentre quelli a basso prezzo saranno interessati da un aumento dei prezzi, in quanto, finora, la parte propria alla distribuzione per questi ultimi non copriva i costi.
Grazie all’imminente inclusione di altri medicamenti generici e biosimilari nell’elenco delle specialità (ES), il potenziale di risparmio continuerà a crescere nei prossimi anni. Complessivamente, ci si può aspettare un risparmio considerevole di diverse centinaia di milioni di franchi. In questo modo, stiamo dando un importante contributo per contenere l’aumento dei costi sanitari, continuando a garantire l’elevata qualità delle cure in Svizzera.
Già nel mese di maggio 2022 H+, santésuisse e curafutura hanno inoltrato una Convenzione sulla qualità al Consiglio federale, elaborata assieme alla Commissione delle tariffe mediche LAINF (CTM) quale partner. La Convenzione è stata in seguito rielaborata in conformità con i riscontri dell’Ufficio federale della sanità pubblica e nel mese di dicembre 2023 nuovamente inoltrata al Consiglio federale, che in occasione della propria seduta del 22 maggio 2024 ha ora approvato la Convenzione. È dunque possibile portare avanti uno sviluppo della qualità vincolante, uniforme a livello nazionale e trasparente.
L’articolo 58a della Legge sull’assicurazione malattie (LAMal) chiede la stipulazione di convenzioni a livello svizzero sullo sviluppo della qualità tra le federazioni dei fornitori di prestazioni e gli assicuratori malattia (convenzioni sulla qualità). Grazie agli sforzi comuni profusi da H+, santésuisse e curafutura, il Consiglio federale ha ora approvato una prima Convenzione sulla qualità. La stipulazione della Convenzione e l’approvazione da parte del Consiglio federale sono il risultato di una buona e intensa collaborazione tra H+ e le associazioni degli assicuratori.
Le parti contraenti hanno strutturato la Convenzione sulla qualità ai sensi dell’art. 58a LAMal secondo i campi d’azione degli obiettivi quadriennali del Consiglio federale sullo sviluppo della qualità: cultura della qualità, sicurezza del paziente, processo decisionale basato sulle evidenze e centralità del paziente. In tali campi d’azione tutti gli ospedali e le cliniche devono introdurre e attuare misure di miglioramento della qualità riconosciute. Un elemento centrale è costituito dal miglioramento e dalla verifica continui di tali processi. Ospedali e cliniche possono far riconoscere misure di qualità già attuate per potersi basare su attività sperimentate.
Con la Convenzione sulla qualità ospedali e cliniche adempiono le prescrizioni di legge. Nel contempo, in tal modo, viene pure creata una cultura dello sviluppo della qualità nel settore ospedaliero. L’obiettivo è chiaro: uno sviluppo ulteriore continuo e un miglioramento della qualità di trattamento e della sicurezza del paziente. Un ruolo importante in questo contesto è assunto pure dalla trasparenza: l’autocertificazione riferita alle misure di miglioramento della qualità scelte e lo stato dell’introduzione di tali misure vengono pubblicati in maniera trasparente. Ciò vale pure per il risultato degli audit. Questi e altri risultati riferiti a ospedali e cliniche vengono pubblicati sul sito web info-ospedali.ch
Gli ospedali di tutto il Paese registrano perdite massicce. Gli ultimi in ordine cronologico gli ospedali di Zurigo: quello Universitario (-CHF 49 milioni), l’Ospedale di Winterthur (- CHF 49 milioni), quelli della città (-CHF 39 milioni). Ma è solo la punta dell’iceberg. La situazione non è migliore nei cantoni di Argovia, Svizzera orientale, Berna, Friburgo, Basilea o in Ticino dove l’EOC segna perdite malgrado forti impegni di risparmi. Ogni volta il Cantone, rispettivamente i cittadini, intervengono per saldare il conto gli ospedali in difficoltà. Secondo uno studio sono circa 2,4 miliardi di franchi svizzeri che ogni anno finisco nel buco nero degli ospedali pubblici e sovvenzionati.
Tutti i mali vengono per nuocere? No. Ma dobbiamo ammettere che abbiamo troppi ospedali, addirittura 278!, e che pensiamo troppo poco in termini di «regioni ospedaliere». E nonostante lo spettro dei conti dissestati, la spinta verso una medicina all’avanguardia continua senza sosta, ad esempio a San Gallo, dove da poco si esegue la cardiochirurgia ai massimi livelli. In Argovia, dove la popolazione ha a disposizione due ospedali cantonali a 20 minuti di macchina con tutta la paletta di prestazioni, si sta costruendo un nuovo ospedale sovradimensionato, verosimilmente per rivendicare lo status di ospedale universitario. Ma non ha senso che gli ospedali investano in edifici lussuosi con infrastrutture avanzate, il cui obiettivo è l’occupazione di letti e degenze stazionarie.
L’occasione è ghiotta per togliere finalmente l’attenzione da cattedrali sovradimensionate. È il momento di riorganizzare i contratti di prestazione dei Cantoni con gli ospedali, evitando che troppi ospedali offrono gli stessi servizi. È ragionevole che gli ospedali universitari si concentrino sulla medicina (altamente) specializzata e abbandonino quella di base (specializzata). Gli ospedali nei centri sono chiamati a dedicarsi all’assistenza primaria estesa (specializzata), abbandonando le velleità nei confronti della medicina universitaria. Non da ultimo la medicina ambulatoriale, che necessita di poche infrastrutture, va fornita principalmente nei centri ambulatoriali. Il tutto è da coordinare dalle regioni ospedaliere, spesso composte da più cantoni, per garantire l’assegnazione di prestazioni differenziate, in modo che i servizi con infrastrutture costose non siano offerti due o più volte nel giro di 15 minuti di auto.
A contribuire a più qualità e costi sostenibili vi sono altre due grandi riforme: il TARMED, ossia il tariffario applicato per il finanziamento delle cure ambulatoriali e l’EFAS, il finanziamento uniforme dele cure ambulatoriali e stazionarie che, se approvato dal popolo (è stato lanciato con successo il referendum), promuoverebbe ulteriormente le cure ambulatoriali. Insomma, di fronte alle recenti notizie dei costi della sanità nuovamente in crescita, è tempo di agire.
La CSSS-S ha accolto una proposta, avanzata già nel 2019 dal consigliere agli Stati urano Josef Dittli sotto forma di mozione, volta ad adeguare il sistema di omologazione e fissazione dei prezzi dei medicamenti nel settore dell’assicurazione di base. La mozione, approvata dal Consiglio degli Stati nel 2019 e dal Consiglio nazionale nel 2020, trova ora applicazione nell’ambito del secondo pacchetto di misure di contenimento dei costi. Questa misura produrrà risparmi per 400 milioni di franchi all’anno.
curafutura deplora il sostegno della CSSS-S all’introduzione di reti di cure coordinate riconosciute quali fornitori di prestazioni ai sensi della LAMal. I pazienti beneficiano già del coordinamento delle cure e scelgono consapevolmente modelli assicurativi alternativi. È quindi del tutto inutile appesantire il settore con una regolamentazione superflua e addirittura dannosa, che complicherebbe la gestione sul piano amministrativo.
Il progetto sarà sottoposto al Consiglio degli Stati nel corso della sessione estiva delle Camere.
L’autorizzazione di un ulteriore cardiocentro riduce la qualità delle cure e spinge al rialzo i costi.
Il 5 marzo 2024, i Cantoni di Appenzello Esterno, Appenzello Interno e San Gallo hanno attribuito all’Ospedale cantonale di San Gallo un medesimo mandato di prestazioni nel settore della cardiochirurgia. curafutura e santésuisse si oppongono a questa decisione e hanno inoltrato ricorso al Tribunale amministrativo federale per ottenerne l’annullamento. Con un cardiocentro supplementare il numero di casi trattati si riduce, con conseguenze negative sulla qualità delle cure e un aumento dei costi a carico degli assicurati.
In veste di rappresentanti degli assicurati, gli assicuratori malattia si aspettano che i Cantoni pianifichino l’offerta ospedaliera con oculatezza e nel rispetto dei requisiti di legge in materia di coordinamento intercantonale, economicità e qualità. Sotto questo aspetto le due associazioni di categoria curafutura e santésuisse ritengono incomprensibile la decisione di attribuire all’Ospedale cantonale di San Gallo un mandato in sei gruppi di prestazioni della cardiochirurgia, tanto più che la densità di cardiocentri in Svizzera risulta quasi doppia rispetto a quella dei Paesi vicini. Già oggi, alcuni dei 16 cardiocentri esistenti non raggiungono il numero minimo di casi raccomandato dalla Società europea di cardiochirurgia e cardiologia. Un basso numero di casi trattati comporta generalmente una riduzione della qualità delle cure e un rischio supplementare per i pazienti. Avvalendosi della possibilità di ricorso prevista dalla LAMal dal 1° gennaio 2024 (vedi riquadro), curafutura e santésuisse hanno impugnato le decisioni cantonali dinanzi al Tribunale amministrativo federale.
Riesame della situazione
curafutura e santésuisse chiedono che i mandati di prestazioni attribuiti il 5 marzo 2024 all’Ospedale cantonale di San Gallo nel settore della cardiochirurgia siano revocati o che il Tribunale amministrativo federale respinga la decisione di riesame in ragione dell’accertamento insufficiente della fattispecie.
Offerta di cardiochirurgia sufficiente
Le due associazioni di categoria giustificano la loro posizione argomentando che nella Svizzera orientale e nella città di Zurigo esiste già un’offerta cardiochirurgica. I Governi cantonali di San Gallo, Appenzello Interno e Appenzello Esterno hanno privilegiato gli interessi della propria direzione ospedaliera piuttosto che quelli degli assicurati che saranno in definitiva chiamati a sostenere i costi dell’ampliamento delle prestazioni. La decisione è incomprensibile soprattutto perché i pazienti possono essere curati nei reparti di cardiochirurgia dell’Herz-Neuro-Zentrum Bodensee AG di Münsterlingen, della Klinik Hirslanden di Zurigo e dell’Ospedale universitario di Zurigo/Triemli, tutti raggiungibili in non più di un’ora di viaggio. I Governi dei tre Cantoni non hanno tenuto conto di questo aspetto e hanno attribuito il mandato di prestazioni all’Ospedale cantonale di San Gallo. Entrambe le associazioni sono del parere che, relativamente all’apertura di un ulteriore cardiocentro a San Gallo, il coordinamento intercantonale non rispetti il criterio previsto dalla legge sull’assicurazione malattie. In particolare, alla creazione di nuove capacità non è stata attribuita la dovuta importanza in virtù della LAMal, così come non è stato sufficientemente considerato il criterio dell’economicità. Non servono ulteriori capacità in questo settore (soprattutto perché devono ancora essere create e questo comporta costi aggiuntivi) perché l’infrastruttura è sufficiente, c’è una carenza di manodopera qualificata e per motivi di coordinamento (che dev’essere effettuato da Zurigo). Per di più, negli altri cardiocentri si registrerebbe una diminuzione degli interventi di cardiochirurgia, con conseguente aumento dei costi. Un nuovo centro specializzato in cardiochirurgia porterebbe a una diminuzione della qualità: già oggi in vari ospedali non viene raggiunto il numero minimo di casi richiesto .
Nel rapporto finale di pianificazione, i Governi dei tre Cantoni non hanno considerato i timori degli assicuratori malattie o lo hanno fatto solo superficialmente. curafutura e santésuisse hanno deciso di avvalersi per la prima volta del nuovo diritto di ricorso come chiaro segnale in difesa degli assicurati.
Dal 1° gennaio 2024, le organizzazioni degli assicuratori malattie sono legittimate ai sensi dell’art. 53 cpv. 1bis LAMal a inoltrare ricorso in materia di pianificazione ospedaliera per tutelare gli interessi dei propri membri. |
In autunno la popolazione dovrà pronunciarsi su EFAS, il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie. Il referendum presentato dal Sindacato del personale dei servizi pubblici e sociosanitari (VPOD) contro questa riforma, approvata da una larga maggioranza dei parlamentari lo scorso dicembre, è infatti riuscito.
L’alleanza EFAS si schiera a favore di EFAS per i seguenti motivi:
Il finanziamento uniforme EFAS migliora la qualità dei trattamenti e in particolare, promuove le cure coordinate. Il coordinamento tra gli attori sanitari – medici di famiglia, specialisti, ospedali, cliniche di riabilitazione, farmacisti, cure a domicilio (Spitex) e case di cura – permette di migliorare la presa in carico. Evita che vengano eseguiti esami in doppio o più volte (p. es. esami, radiografie o TAC) senza alcun beneficio terapeutico per il paziente.
EFAS accelera il trasferimento delle prestazioni al settore ambulatoriale: i pazienti vengono dimessi il giorno stesso dell’intervento. Questo riduce il disagio generato dall’ospedalizzazione e permette di contenere i costi. I pazienti possono seguire la convalescenza a domicilio (con assistenza domiciliare e cure ambulatoriali adeguate) oppure in un centro di terapia riabilitativa.
Il finanziamento uniforme EFAS offre consistenti risparmi agli assicurati e ai contribuenti. Il trasferimento più rapido al regime ambulatoriale e alla riabilitazione permette di risparmiare miliardi di franchi: riduce il numero di interventi realizzati in regime stazionario, economicamente più costosi, e promuove il coordinamento della presa in carico ambulatoriale. Inoltre, gli assicurati possono conseguire ulteriori risparmi optando per modelli assicurativi alternativi.
Il rafforzamento delle cure integrate aumenta in misura consistente la qualità delle prestazioni fornite dal personale medico-sanitario. La collaborazione tra i partner che intervengono nella presa in carico permette infatti di trovare la soluzione migliore per ciascun paziente. Inoltre, il trasferimento delle prestazioni al regime ambulatoriale rende più attrattive le professioni sanitarie grazie a una migliore regolamentazione degli orari di lavoro.
Il finanziamento uniforme EFAS è una delle riforme più importanti dall’entrata in vigore della legge sull’assicurazione malattie nel 1996 ed è stato approvato nel dicembre 2023 da un’ampia maggioranza trasversale di parlamentari. EFAS offre numerosi vantaggi per i pazienti, gli assicurati, il personale medico-sanitario e il sistema nel suo complesso. Rappresenta un cambiamento di paradigma: tutti i settori dell’assicurazione di base sono finanziati in base alla stessa chiave di ripartizione e tutti gli attori lavorano per un obiettivo comune.
L’alleanza EFAS riunisce 22 organizzazioni del settore sanitario: medici (FMH, FMCH, FMPP, mfe, SBV-ASMI), ospedali, cliniche e fornitori di cure integrate (H+, SW!SS REHA, fmc e medswissnet), settore delle cure (Spitex Svizzera, ARTISET/CURAVIVA, senesuisse e ASPS), farmacisti (pharmaSuisse), assicuratori (curafutura), industria (economiesuisse, scienceindustries, interpharma e vips) e altri gruppi di interesse (Konsumentenforum kf, Bündnis freih. Gesundheitswesen). Rappresenta quindi in modo completo la varietà di prospettive e di interessi in gioco.
Finanziamento uniformeOggi gli assicuratori malattie e i Cantoni non partecipano in ugual misura al finanziamento delle prestazioni ambulatoriali, alle prestazioni stazionarie e alle cure di lunga durata. Se nel settore ambulatoriale le prestazioni sono finanziate integralmente dai premi, in quello stazionario sono finanziate da due fonti: i premi (45%) e le imposte cantonali (55%). Le cure di lunga durata (ambulatoriali e stazionarie) sono invece finanziate dai contributi degli assicuratori (per circa il 50%) e dai sussidi dei Cantoni e dei comuni (finanziamento residuo). Questa mancanza di uniformità produce una serie di incentivi sbagliati. Con il finanziamento uniforme EFAS tutti i settori dell’assicurazione di base saranno finanziati su base solidale secondo la stessa chiave di ripartizione: 3/4 con i premi e 1/4 con le imposte. Questo permetterà di eliminare gli incentivi sbagliati più consistenti. |