I costi dei medicamenti in Svizzera sono esaminati da vicino: la spesa ha ormai raggiunto gli 8 miliardi all’anno. I costi sono aumentati soprattutto a causa di nuovi medicamenti molto costosi. Lo dimostra una nuova analisi presentata alla conferenza stampa annuale di curafutura. I 20 medicamenti dell’elenco delle specialità (ES) della Confederazione che rappresentano la spesa maggiore hanno generato un fatturato complessivo di circa 1,7 miliardi di franchi da ottobre 2021 a settembre 2022, ciò che corrisponde a un quinto della spesa per i medicamenti dell’AOMS e la tendenza è al rialzo. Infatti, con un +13%, la crescita di questi 20 medicamenti è molto più forte rispetto ai restanti medicamenti dell’ES (+5%), che sono rimborsati dagli assicuratori-malattia.
Tra i primi 20 medicamenti ci sono sette prodotti con un modello di prezzo, tra cui Trikafta. Il fatturato di questo medicamento per la malattia rara della fibrosi cistica è più che triplicato (+215%) in un anno, passando da 23 a 73 milioni di franchi. Attualmente, un trattamento in Svizzera costa circa 253’000 franchi per paziente all’anno. Gli altri sei medicamenti con un modello di prezzo sono Keytruda (carcinoma polmonare, melanoma), Darzalex (tumore del midollo osseo), Ocrevus (sclerosi multipla), Opdivo (vari tipi di tumore), Xtandi (cancro della prostata) e Vyndaqel (psoriasi) (cfr. elenco dei primi 20 medicamenti evidenziati).
I modelli di prezzo confidenziali sono attualmente un tema molto sentito in Svizzera. Diversi attori del settore sanitario – tra cui curafutura – si aspettano trasparenza per poter valutare meglio la politica dei prezzi. «Solo se gli assicuratori-malattia sanno quale prezzo è stato negoziato tra l’UFSP e l’azienda farmaceutica, possono esercitare un’influenza adeguata e trarre le dovute conclusioni, salvaguardando gli interessi degli assicurati», afferma il direttore Pius Zängerle. Roman Sonderegger, CEO di Helsana, membro di curafutura, afferma: «I modelli di prezzo sono un fattore di aumento dei prezzi e non aiutano a contenere i costi. L’associazione-mantello, con i suoi membri CSS, Helsana, Sanitas e KPT, critica quindi l’approccio del Consiglio federale che, con il secondo pacchetto di misure, vuole impiegare maggiormente i modelli di prezzo e minare ulteriormente il principio della trasparenza. L’associazione respinge fermamente questa intenzione.
Invece di aumentare ulteriormente la mancanza di trasparenza, ci sarebbe già una soluzione concreta per contenere i costi dei medicamenti. Il modello di “budget impact” è stato adottato dal Parlamento nel 2020. La mozione già approvata 19.3703 di Josef Dittli stabilisce che il prezzo di un medicamento deve essere ridotto se supera un valore soglia di 20 milioni di franchi di fatturato.
curafutura ha calcolato il potenziale di riduzione dei costi che si potrebbe ottenere con il top 1 dei medicamenti, Eylea, se il modello fosse stato applicato già dal 2014. Il modello prevede la suddivisione dell’aumento del fatturato: una metà rimane all’azienda farmaceutica, l’altra va a beneficio di chi paga i premi riducendo il prezzo del medicamento. Conclusione: solo per il medicamento Eylea si sarebbe realizzato un risparmio di 174 milioni di franchi. È quindi ancora più incomprensibile che ad oggi la mozione non sia ancora stata attuata.
La Commissione della sanità del Consiglio nazionale invita l’Amministrazione federale a riconsiderare il proprio approccio riguardo alle reti di cure coordinate e a organizzare una tavola rotonda per tener conto delle critiche degli attori del sistema sanitario. curafutura accoglie con favore questa misura, dato che altrimenti ci sarebbe stata grande incomprensione sul perché le vaste critiche non siano state considerate.
«Siamo convinti che non sia necessario regolamentare un settore che funziona già molto bene, dato che le reti legate ai modelli assicurativi alternativi sono in continua evoluzione da anni», afferma Pius Zängerle, direttore di curafutura. Inoltre, il modo migliore per rafforzare le cure coordinate sarà quello di attuare la riforma del finanziamento uniforme EFAS. Questa riforma ha appena raggiunto un importante traguardo, dato che la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati ha appena preso una decisione in merito, ciò che permetterà al Consiglio degli Stati di trattare l’oggetto durante la sessione invernale. EFAS aumenterà i risparmi legati alle reti di cure coordinate e dunque i relativi sconti sui premi, il che, a sua volta, spingerà un maggior numero di assicurati a optare per tali modelli.
curafutura accoglie con favore la decisione della Commissione della sanità del Consiglio nazionale in merito alla regolamentazione dell’attività degli intermediari. La Commissione ha deciso di mantenere delle differenze giustificate tra gli intermediari esterni e i dipendenti degli assicuratori.
Quando si tratta di limitare le provvigioni sono previste, per buoni motivi, delle distinzioni. I collaboratori degli assicuratori sono impiegati. Non è pertanto possibile applicare nei loro confronti le stesse regole in materia di provvigioni applicate agli intermediari esterni per ciascun contratto stipulato. Inoltre, i collaboratori degli assicuratori non sono solo responsabili della vendita ma svolgono compiti variegati.
La Commissione della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S) ha dato il suo accordo di principio a EFAS, un segnale positivo e importante. Nel contempo, però, la commissione introduce inutili doppioni. I Cantoni avrebbero accesso ai dati di fatturazione degli assicuratori, ciò che è in contrapposizione fondamentale con l’idea di EFAS. Un altro punto discutibile è l’integrazione delle cure di lunga durata. Per curafutura e santésuisse è fondamentale che EFAS decolli una volta per tutte e che questo importante progetto venga attuato in modo snello e permetta di migliorare l’efficienza e di ridurre i costi del sistema sanitario a lungo termine.
Che ieri la CSSS-S abbia fatto un passo avanti sul dossier EFAS è senz’altro positivo. Tuttavia, alcune delle decisioni adottate sono in contrasto con il vero obiettivo del finanziamento uniforme. Questo vale sia per il controllo delle fatture che per le cure di lunga durata. curafutura e santésuisse deplorano la decisione di concedere ai Cantoni l’accesso ai dati di fatturazione in possesso degli assicuratori. Per i nostri assicuratori la situazione è chiara: il controllo delle fatture rientra nelle loro competenze chiave. Grazie a questa attività, gli assicuratori malattia ottengono complessivamente risparmi annuali di oltre 3,5 miliardi di franchi, un ammontare pari a circa il 10 per cento dei premi. Questi risparmi vanno a vantaggio degli assicurati. Il fatto che anche i Cantoni possano prendere visione delle singole fatture o addirittura ricontrollarle è inefficiente, sproporzionato e assolutamente incomprensibile dal punto di vista degli assicuratori.
Altra nota dolente: la CSSS-S è favorevole all’integrazione delle cure di lunga durata nel progetto EFAS. Questo cambia il quadro generale, perché il progetto si troverebbe a includere un ambito per il quale non ci sono ancora dati. curafutura e santésuisse ritengono più sensato integrare in un primo tempo le cure acute e discutere dell’integrazione di quelle di lunga durata solo quando saranno disponibili i dati corrispondenti. Gli assicuratori sono disposti a dare priorità alle discussioni necessarie in modo che questa importante riforma venga finalmente realizzata.
L’obiettivo principale di EFAS è di eliminare gli incentivi negativi nel sistema e aumentare l’efficienza e la qualità. Il progetto promuove il trasferimento delle prestazioni dal regime stazionario a quello ambulatoriale, più conveniente, rendendolo socialmente sostenibile e aumenta l’attrattiva dei modelli assicurativi alternativi (premi più bassi) dando così ulteriore slancio alle cure integrate. Se si vuole che i costi della sanità restino sostenibili a lungo termine, il Parlamento dovrebbe tenere conto di questo obiettivo.
Il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS) riuscirà a superare lo scoglio del Consiglio degli Stati? Uno dei principali nodi da sciogliere riguarda il controllo delle fatture, un’attività fondamentale degli assicuratori che ogni anno permette ai quattro membri di curafutura di far risparmiare 1,7 miliardi di franchiall’assicurazione malattia.
Il volume delle prestazioni ambulatoriali è in costante aumento per effetto della volontà politica di trasferire determinate prestazioni dal regime stazionario al regime ambulatoriale. Questo però avviene a spese degli assicurati, che finanziano integralmente le prestazioni fornite in questo regime. Una delle misure che permette di sgravare chi paga i premi è il controllo delle fatture da parte degli assicuratori, grazie al quale si realizzano risparmi considerevoli. Per i soli membri di curafutura – CSS, Helsana, Sanitas e KPT – l’importo risparmiato raggiunge 1,7 miliardi di franchi all’anno.
Nel dibattito in corso alla Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati sul progetto EFAS – il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie – il controllo delle fatture assume un’importanza particolare. Per gli assicuratori le cose sono chiare: si tratta di un’attività che rientra tipicamente nelle loro competenze chiave e tale deve restare. Gli assicuratori dispongono degli strumenti, delle competenze e del personale per svolgere in modo mirato questo importante compito per conto dei propri assicurati.
I risparmi ottenuti grazie al controllo sistematico delle fatture superano 3,5 miliardi di franchi per tutto il settore, un ammontare pari a circa il 10 per cento dei premi. Gli assicuratori malattia verificano complessivamente più di 130 milioni di fatture all’anno. I costi di questo controllo per l’assicurazione di base obbligatoria si attestano a circa 400 milioni di franchi all’anno. Si tratta di un buon investimento, visto che per ogni franco speso se ne risparmiano più di nove.
Il controllo delle fatture consiste in verifiche di singole fatture, valutazioni statistiche e attività mirate di lotta contro le frodi ed è volto ad accertare la conformità delle fatture alle disposizioni contrattuali, tariffali e legislative. In questo modo si evitano agli assicurati ulteriori aumenti di premi dovuti a fatturazioni non corrette. Le regole di verifica applicate nel sistema consentono di filtrare bene le prestazioni in termini di efficacia, appropriatezza ed economicità, come richiesto dalla legge federale sull’assicurazione malattia (LAMal).
Anche il controllo delle fatture da parte degli assicurati può contribuire al contenimento dei costi. Da inizio anno tutti i pazienti ricevono per legge una copia della fattura: una misura sostenuta con convinzione da curafutura. Peraltro, quando finalmente il tariffario per singole prestazioni TARDOC sarà introdotto, le fatture risulteranno più semplici da leggere, dato che il numero di prestazioni sarà notevolmente ridotto e la loro designazione corrisponderà molto meglio alla prestazione effettivamente erogata.
Chi si aspettava la stessa chiarezza dal secondo pacchetto di misure di contenimento dei costi è rimasto deluso. Nelle undici pagine di modifiche legislative e nell’ottantina di pagine di messaggio trasmesso al Parlamento lo scorso settembre non si trovano indicazioni precise sui risparmi che le sette misure proposte dovrebbero generare. A dire il vero, non si trova nemmeno un ordine di grandezza approssimativo.
Questo ci deve far riflettere. È il caso di analizzare le singole misure e cercare di capire le intenzioni di chi le ha varate? Così facendo, si cadrebbe nello stesso errore di certi ingegneri che cercano una soluzione per ogni problema, senza chiedersi se questo esiste davvero e se la domanda è pertinente. Un atteggiamento che sembra purtroppo ormai diffuso anche nella politica sanitaria.
Proviamo allora innanzitutto a considerare il secondo pacchetto di misure nella sua globalità. È decisamente paradossale che il Consiglio federale affermi di voler controllare i costi mentre sembra incapace di quantificare i risparmi previsti. D’altra parte, sappiamo esattamente a che velocità i costi aumentano: +2,5% all’anno nell’ultimo decennio. Se si considera che i costi complessivi a carico dell’AOMS si attestano attualmente a 36 miliardi di franchi, l’incremento medio risulta essere di 900 milioni di franchi all’anno. Senza cifre dettagliate, non possiamo però sapere quale sia il potenziale di risparmio delle misure in relazione al volume totale e all’aumento dei costi. La nostra valutazione sarebbe molto diversa a seconda dell’entità dei risparmi che si potrebbero ottenere: 10 milioni (il pacchetto avrebbe un impatto insignificante sui costi), 100 milioni (il pacchetto darebbe un leggero contributo al contenimento dei costi) o 1 miliardo di franchi (il pacchetto di misure sarebbe la panacea)?
Viene quindi da chiedersi la ragione di questa mancanza di indicazioni sui risparmi previsti. Si tratta forse di una sorta di «reticenza scientifica» viste le difficoltà di fare previsioni nel contesto attuale? Guardando in dettaglio le sette misure proposte, la conclusione a cui si giunge è piuttosto un’altra: pur evocando il concetto di «contenimento dei costi», il secondo pacchetto di misure non genera veri risparmi. Del resto, manca anche una spiegazione dei meccanismi che permetterebbero di realizzare tali economie.
In realtà, anziché alla riduzione dei costi, assisteremo a un ennesimo aumento della regolamentazione statale che contribuirà a favorire il micromanagement. L’esempio più lampante è la misura riguardante le cure integrate, decantata come il fiore all’occhiello del pacchetto. Sebbene le reti di cure coordinate si stiano sviluppando organicamente da anni e sempre più assicurati vi facciano ricorso scegliendo un modello assicurativo alternativo, il progetto di revisione propone di regolamentare pesantemente proprio questo settore. Verrebbero creati ulteriori posti di lavoro in seno all’amministrazione, in quanto i Cantoni sarebbero responsabili dell’autorizzazione di queste reti (come fanno oggi per i medici) e dell’assegnazione dei mandati di prestazione. Il Consiglio federale avrebbe inoltre la facoltà di definire criteri aggiuntivi.
In sintesi, sembra proprio che siamo di fronte a un caso di «etichetta ingannevole», visto che quello che è stato presentato come un pacchetto di misure per contenere i costi in realtà non rappresenta altro che un insieme di provvedimenti che porta a una maggiore regolamentazione. Tutto questo in un sistema il cui grande problema è proprio l’eccesso di regole, tale da renderlo così complesso che quasi nessuno ormai può affermare di avere una visione d’insieme.
Sul tavolo ci sono misure concrete che potrebbero davvero contenere i costi: TARDOC e EFAS. Il nuovo tariffario medico ambulatoriale TARDOC avrebbe permesso di risparmiare 500 milioni di franchi se fosse entrato in vigore nel 2021, grazie a un sistema di neutralità dei costi che fissa una crescita massima del +3% (contro al +9% effettivo con il TARMED solo nel 2021). Il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie, EFAS, potrebbe generare risparmi compresi tra 1 e 3 miliardi di franchi. Purtroppo entrambi i progetti sono stati rinviati più volte: il TARDOC dal Consiglio federale, EFAS dal Consiglio degli Stati. Non ci resta che sperare che vengano presto attuati. Una cosa è certa: la soluzione al problema dell’aumento dei premi non verrà dal secondo pacchetto di misure.
È sicuramente una buona notizia. Alcuni diranno che è stato un lungo cammino. E hanno ragione. Basta scavare un po’ negli archivi dei media svizzeri per trovare articoli che sono tuttora di grande attualità. Il 19 febbraio 1998, per esempio, L’Hebdo si chiedeva: «Perché i generici non decollano in Svizzera?». Un articolo dell’Illustré uscito il 3 giugno 1998 consigliava agli assicurati: «I generici costano almeno il 25% in meno degli originali. Chiedeteli sistematicamente al vostro medico o al farmacista!».
Un quarto di secolo dopo, la quota dei generici resta estremamente modesta e si attesta tra il 25% e il 30% a seconda dell’indicatore scelto. La ragione di questo fiasco è semplice ed era già stata spiegata dall’Illustré nell’articolo citato. In questo settore l’informazione dei pazienti ha i suoi limiti. La vera leva per far cambiare le cose sono i professionisti che dispensano i medicamenti, ossia i medici e i farmacisti. Ebbene, entrambi hanno un incentivo finanziario diretto a fare il contrario di ciò che sarebbe auspicabile per le finanze del sistema sanitario. Beneficiano di margini nettamente maggiori sui farmaci originali rispetto ai generici e ai biosimilari e hanno quindi interesse a continuare a prescrivere e vendere i medicamenti più costosi.
La soluzione è quindi ovvia: bisogna eliminare gli incentivi negativi generati dai margini di distribuzione. È l’approccio che il Parlamento ha adottato da tempo. Una mozione presentata nel 2009 dalla consigliera agli Stati Verena Diener nel 2009 chiedeva infatti al Consiglio federale di fissare un margine indipendente dal prezzo per la distribuzione di medicamenti. La mozione, approvata dal Parlamento nello stesso anno, avrebbe potuto portare a un rapido aumento della prescrizione di generici e biosimilari. Purtroppo non è andata così e la mozione, che aveva colto nel segno, non è stata attuata.
Per quale motivo? È difficile rispondere. Il fatto è che il sistema dei margini è di competenza del Dipartimento federale dell’interno (DFI) e che solo il DFI può rivedere e adeguare i margini (cfr. art. 38 OPre). Sembra quindi che il DFI dal 2009 abbia semplicemente altre priorità.
Se oggi vediamo la luce in fondo al tunnel è perché vari attori del sistema sanitario si sono concertati e hanno collaborato con spirito costruttivo. curafutura, pharmaSuisse, FMH e H+ hanno elaborato una soluzione comune d’intesa con il DFI, un risultato notevole dopo la traversata del deserto a cui si è accennato sopra.
Un elemento centrale della soluzione è l’adeguamento al ribasso dei margini e la riduzione della loro progressività. In futuro la parte variabile del margine di distribuzione corrisponderà al 6% del prezzo di fabbrica (anziché come finora al massimo al 12%) e verranno eliminati alcuni scaglioni. La differenza tra il margine di un preparato originale, più costoso, e quello di un prodotto generico, più economico, diminuirà notevolmente. E man mano che lo scarto tra i margini si attenuerà, diminuirà anche la preferenza per i farmaci originali.
Questo compromesso indurrà un risparmio immediato di 60 milioni di franchi, pari alla riduzione del budget complessivo destinato ai margini di distribuzione dei medicamenti. L’aumento della quota di mercato dei generici comporterà un ulteriore risparmio di diverse centinaia di milioni di franchi.
curafutura ritiene tuttavia che questo sia solo un primo passo verso margini realmente privi di incentivi. Idealmente, la parte variabile dovrebbe infatti scendere al 3%. Dapprima ci limiteremo però a seguire da vicino l’attuazione di questo primo compromesso. Non bisogna cantare vittoria prima del tempo. L’esperienza insegna che dalla conclusione di un accordo all’approvazione formale di una soluzione sulla carta la strada può essere molto lunga.
Le previsioni fatte prima della comunicazione dei premi dell’assicurazione malattia si sono avverate. Già all’inizio dell’anno c’era chi metteva in guardia contro un probabile «autunno nero» sul fronte dei premi. Si era predetto un effetto di recupero a causa delle prestazioni rinviate durante il primo anno di pandemia. Da allora, sono stati molti – e non solo tra i giornalisti – a dipingere un quadro pessimistico, facendo a gara per chi usava i toni più drammatici, cercando di attribuire le responsabilità e delineando possibili soluzioni in questo contesto difficile.
Nel frattempo, i premi per il 2023 sono stati resi noti. L’aumento è significativo, seppure nettamente inferiore alle previsioni più pessimistiche che ipotizzavano addirittura un balzo superiore al 10%: l’anno prossimo il premio medio salirà del 6,6%.
Una soluzione è sul tavolo da tempo e si sa anche quale effetto di contenimento avrebbe sui costi: si tratta del finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS). Sono passati 13 anni da quando la consigliera nazionale Ruth Humbel ha chiesto, con una mozione presentata nel 2009, che le prestazioni ambulatoriali e quelle stazionarie fossero finanziate in modo uniforme. Una richiesta che ha trovato rapidamente sostenitori, tanto che nel frattempo EFAS è diventato IL progetto di riforma indiscusso con un potenziale di riduzione dei costi compreso tra 1 e 3 miliardi di franchi all’anno (a seconda dello studio considerato). curafutura, santésuisse, FMH, H+, FMCH, pharmaSuisse, interpharma, economiesuisse e molte altre associazioni lo appoggiano con convinzione. Nessun’altra riforma gode di un sostegno così ampio e indiscusso a livello politico. Eppure, non riesce a decollare. Sembra che il Consiglio degli Stati abbia maggiori difficoltà del Consiglio nazionale ad approvarla.
Gli ottimisti pensano che alla fine i senatori accetteranno una soluzione di compromesso, visto che la pressione politica e le aspettative nei confronti del Parlamento per ottenere finalmente una svolta in questo importante dibattito anche al Consiglio degli Stati sono altissime.
Finora i Cantoni hanno tratto vantaggio dallo spostamento delle prestazioni stazionarie al settore ambulatoriale, auspicato dalla politica e finanziato interamente dagli assicurati. Le prestazioni stazionarie, invece, sono finanziate sia dai contribuenti che dagli assicurati: i Cantoni – e quindi i contribuenti – coprono il 55% dei costi, gli assicuratori malattia – e quindi gli assicurati – il 45%.
Questa ripartizione è tornata al centro dell’attenzione mediatica nel dibattito sulle soluzioni per ovviare all’onere crescente rappresentato dai premi dell’assicurazione malattia per gli assicurati. L’esempio menzionato dalla consigliera nazionale Ruth Humbel in un’intervista a CH Media parla da sé: «La legge sull’assicurazione malattia è entrata in vigore nel 1996. L’anno successivo, gli assicuratori malattia hanno pagato 748 milioni di franchi per i pazienti del Cantone di Argovia, mentre le finanze cantonali si sono fatte carico di 545 milioni. Nel 2019, sempre per lo stesso Cantone, gli assicuratori (e quindi gli assicurati) hanno pagato complessivamente 2,532 miliardi di franchi, mentre il Cantone ha sborsato 809 milioni ai quali vanno aggiunti 106 milioni di franchi a titolo di riduzione dei premi.»
In altre parole: negli ultimi anni, i Cantoni hanno assistito al progressivo trasferimento di prestazioni dal settore stazionario a quello ambulatoriale. Lo hanno persino sostenuto attivamente, il che ha permesso loro di defilarsi progressivamente dalla propria responsabilità finanziaria. Si tratta peraltro di una tendenza che gode del favore della politica, dato che nel complesso le prestazioni ambulatoriali costano meno e rispecchiano il desiderio dei pazienti di rientrare il prima possibile a casa dopo un intervento. Approvando EFAS, i Cantoni accetterebbero di cofinanziare le prestazioni ambulatoriali.
Non sorprende peraltro che il pomo della discordia sia rappresentato dal controllo delle fatture, oltre che dal finanziamento delle cure di lunga durata. Chi controlla le fatture ha accesso diretto ai dati, può effettuare analisi, trarre conclusioni e contribuire alla gestione del sistema. Finora i Cantoni, in quanto cofinanziatori del settore stazionario, hanno avuto la possibilità di controllare le fatture insieme agli assicuratori. Nell’ottica dell’ottimizzazione dei processi, tuttavia, EFAS ha senso solo se a controllare le fatture è un unico attore. La consigliera nazionale Ruth Humbel lo aveva già sottolineato quando aveva presentato la sua mozione sull’introduzione di un sistema di finanziamento monistico.
Dal punto di vista degli assicuratori, la situazione è chiara e incontestabile: il doppio controllo delle fatture complicherebbe e rallenterebbe inutilmente il processo. Non ha senso che il controllo di 130 milioni di fatture all’anno venga effettuato da due organismi: il processo risulterebbe inutilmente burocratico e del tutto incomprensibile per gli assicurati. Il passaggio a un sistema di finanziamento uniforme delle prestazioni è sensato solo con un controllo delle fatture efficace da parte di un unico attore. È quindi logico che ad occuparsene siano gli assicuratori, che da molti anni svolgono questo compito impegnativo con grande competenza, nell’interesse di chi paga i premi. La richiesta di trasmettere tutti i dati ai Cantoni (visione di tutte le singole fatture) senza uno scopo preciso e giustificato significherebbe l’accesso dell’amministrazione cantonale a tutti i dati sanitari dei cittadini.
Una situazione di stallo insolubile? Nel corso del dibattito su EFAS tutti gli attori hanno fatto passi avanti. Molte delle richieste dei Cantoni sono state accolte. È in vigore un nuovo disciplinamento sulla gestione delle autorizzazioni dei fornitori di prestazioni nell’assicurazione malattia obbligatoria (AOMS), sono state fatte concessioni per quanto riguarda il periodo transitorio per la definizione della quota di finanziamento dei costi da parte dei Cantoni ed è garantito un passaggio ad EFAS neutrale dal punto di vista dei costi. Inoltre, è stata sviluppata una soluzione per la verifica del domicilio degli assicurati nel senso auspicato dai Cantoni e all’interno dell’Istituzione comune LAMal verrà creata una «commissione EFAS» con la partecipazione dei Cantoni. Infine, sembra che si stia discutendo sull’integrazione delle cure di lunga durata senza che sia stato ancora soddisfatto il requisito della trasparenza dei costi a carico dell’AOMS.
Soprattutto negli ultimi anni, molti hanno capito quanto sia necessario realizzare EFAS. A dimostrarlo sono anche i commenti nei media, come quello del Tages-Anzeiger in occasione della comunicazione dei premi: «Contro il trasferimento dei costi dal settore stazionario a quello ambulatoriale un rimedio semplice c’è: destinare i contributi cantonali in egual misura al settore stazionario e a quello ambulatoriale.»
Per gli assicurati, i contribuenti e i pazienti è importante che le fatture vengano controllate e che le prestazioni siano fatturate correttamente. Ma è almeno altrettanto importante che i premi non aumentino in modo incontrollato e che venga adottata una soluzione valida per contenere i costi una volta che i parlamentari saranno giunti a un’intesa sul controllo delle fatture. Non resta che sperare che la pressione politica sia sufficiente a fare in modo che venga adottata una decisione entro la fine dell’anno. Una decisione che avrebbe sicuramente un impatto positivo anche su tutte le altre riforme in campo sanitario.
curafutura prende atto della volontà della Commissione di prevedere delle eccezioni nel settore delle cure mediche di base. Tra le varianti proposte, curafutura predilige la minoranza Humbel, secondo la quale i cantoni potranno prevedere delle eccezioni nel singolo caso.
Gli svizzeri spendono troppo per i medicamenti e il mercato è in crescita. Attualmente i costi aumentano del 10%. La consultazione relativa ai medicamenti arriva al momento giusto. curafutura sostiene i principi di massima degli adeguamenti proposti dal Dipartimento federale dell’interno (DFI) sul contenimento dei costi, con un’eccezione: le disposizioni sui margini previste nella variante attuale sono ritenute insufficienti. curafutura ha lavorato dietro le quinte con altri attori della sanità e con il DFI per trovare una soluzione soddisfacente per tutti, e ci è riuscita. La proposta, approvata da curafutura, pharmaSuisse, FMH e H+, comporterà un risparmio di 60 milioni di franchi e favorirà un maggiore uso dei generici e dei biosimilari. Questo avrà un ulteriore impatto di centinaia di millioni di franchi sulla riduzione dei costi.
Le proposte di contenimento dei costi nel settore dei medicamenti sono importanti. Quelle presentate dal Dipartimento federale dell’interno nell’ambito della consultazione vanno nella giusta direzione, soprattutto per quanto riguarda i farmaci a brevetto scaduto. Tuttavia, curafutura deplora la mancanza di una volontà di riformare il sistema in modo da eliminare i falsi incentivi sul fronte dei margini. Per questo motivo, l’associazione, che raggruppa gli assicuratori CSS, Helsana, Sanitas e KPT, ha avviato negoziati insieme ai principali interessati (FMH, pharmaSuisse e H+) e al DFI per trovare una soluzione relativa ai margini che porti al contenimento dei costi.
Questo lavoro dietro le quinte è stato proficuo. Le parti interessate e il DFI sono riusciti a trovare una soluzione, che consente pur sempre un risparmio di 60 milioni di franchi e che porterà a un ulteriore contenimento dei costi per diverse centinaia di milioni di franchi. Questo perché, grazie a una maggiore neutralità a livello di incentivi, si favorisce una maggiore diffusione di generici e biosimilari. Si intende inoltre estendere la proposta di margini indifferenziati ai vari gruppi di principi attivi, affinché esplichino l’effetto atteso senza possibilità di elusione.
La proposta corrisponde in alcuni punti importanti alle richieste della mozione 20.3936, adottata dal Parlamento, che indica la strada da seguire per contenere i costi dei medicamenti. Anziché l’attuale modello con sei diversi livelli di prezzo, in futuro ce ne saranno solo due. La novità più importante è che il margine, con una parte variabile più bassa, pari al 6%, è maggiormente indipendente dal prezzo di fabbrica (il tetto massimo del supplemento è fissato a 300 franchi).
Questa scelta riduce sensibilmente l’incentivo a dispensare il medicamento originale anziché un generico o biosimilare equivalente più economico. curafutura ritiene che questa proposta – insieme a margini privi di incentivi nello stesso gruppo di principi attivi – permetterà notevoli risparmi a medio termine.
Per curafutura, l’introduzione di una regola sulla differenza dei prezzi per i biosimilari è positiva, in quanto può consentire risparmi significativi per i farmaci dal costo elevato. Anche per i generici raccomanda una differenza di prezzo più elevata rispetto a quella proposta nell’ordinanza, poiché questi medicamenti in Svizzera costano molto di più che all’estero. L’adeguamento della franchigia differenziata appare quindi una soluzione efficace.
Anche per quanto riguarda la rimunerazione di medicamenti nel singolo caso (art. 71 a-d), la proposta va nella giusta direzione. L’obiettivo deve essere di garantire un accesso per quanto possibile equo ai medicamenti che promettono un elevato beneficio terapeutico contro una malattia che può avere esito letale o provocare danni gravi e cronici alla sua salute, ad esempio disabilità. Anche in questo caso, nella proposta messa in consultazione viene preso in considerazione e applicato per la prima volta il principio della convenienza economica. Secondo curafutura, gli sconti previsti all’articolo 71a-d sono giustificati dal fatto che i principi attivi sono utilizzati per un’indicazione diversa da quella prevista per la rimborsabilità da parte dell’assicurazione malattia.
Il principio di economicità va rispettato anche al di fuori del processo di ammissione nell’elenco delle specialità. curafutura si aspetta quindi che l’Ufficio federale della sanità pubblica garantisca la praticabilità degli sconti in quanto la rimunerazione ai prezzi «di vetrina» è esclusa e non è etica nei confronti degli assicurati. Se i punti indicati non verranno presi in considerazione, curafutura si opporrà a una riforma della rimunerazione nel singolo caso, preferendo mantenere lo status quo.
Martedì il Consiglio federale ha annunciato i premi dell’assicurazione malattia per il 2023 che aumenteranno in media del 6,6%. L’aumento dei premi riflette l’aumento dei costi sanitari, da imputare, tra l’altro, al recupero di interventi rinviati durante il periodo pandemico. Tuttavia, si sarebbero potuti compiere passi avanti almeno per quanto riguarda le riforme più importanti del sistema sanitario, in modo da eliminare definitivamente i falsi incentivi più evidenti che lo caratterizzano. curafutura chiede al Consiglio federale, al Dipartimento federale dell’interno e al Parlamento di assumersi le proprie responsabilità e di sostenere la revisione del tariffario medico (TARDOC), il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS) e l’eliminazione dei falsi incentivi nei margini di distribuzione dei medicamenti. Queste riforme vanno attuate in tempi brevi.
Il potenziale di contenimento dei costi dei due pacchetti di misure del Consiglio federale non è noto ed è più che discutibile. Quello delle riforme più importanti del sistema sanitario, invece, è notevole: se non venissero costantemente rinviate, le riforme potrebbero frenare subito l’aumento dei costi.
Se fosse stato introdotto nel 2021, il nuovo tariffario medico TARDOC avrebbe permesso di risparmiare oltre 500 milioni di franchi nel settore ambulatoriale. Il concetto di neutralità dei costi elaborato con il TARDOC garantisce un aumento annuo dei costi nel settore ambulatoriale pari ad un massimo del 3%. Nel 2021 è stato registrato un aumento del 9%, di cui una parte più che proporzionale nel settore ambulatoriale ospedaliero.
Il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS) potrebbe far risparmiare almeno un miliardo di franchi. Purtroppo questa riforma è bloccata al Consiglio degli Stati dal 2019 e la sua discussione in seduta plenaria è stata di nuovo rinviata.
La revisione del sistema dei margini di distribuzione dei medicamenti consentirebbe infine di aumentare la quota di mercato dei generici, che in Svizzera è ancora molto bassa e si attesta a circa il 20%. La revisione comporterebbe un risparmio immediato di 60 milioni di franchi, a cui si aggiungerebbero diverse centinaia di milioni di franchi grazie alla sostituzione dei farmaci originali con generici e biologici.
Insieme queste tre riforme chiave hanno un potenziale di contenimento dei costi di oltre il 5% del totale dei premi, un potenziale che attualmente non viene sfruttato.
L’indice di solvibilità degli assicuratori è diminuito da un valore medio di 207% a 163%. Questa evoluzione conferma purtroppo gli avvertimenti degli assicuratori circa la volatilità «naturale» delle riserve imputabile alle variazioni annuali dei rischi.
Alla luce di questa situazione, curafutura ritiene che ulteriori misure politiche per ridurre o aumentare le riserve siano controproducenti e pericolose. L’anno scorso gli assicuratori sono stati spinti a ridurre le loro riserve e a calcolare i premi per il 2022 con un margine per quanto possibile stretto in una fase in cui l’evoluzione dei premi era pressoché nulla. Oggi è evidente che sarebbe stato più sensato lasciar loro un margine di manovra più ampio in modo tale da contenere l’aumento dei premi nel 2023.