Il Consiglio degli Stati intende sottoporre i collaboratori e le collaboratrici degli assicuratori malattia e gli intermediari esterni alle stesse regole, e questo anche se la loro situazione è molto diversa. Così facendo, si scosta dall’obiettivo della legge sul disciplinamento dell’attività degli intermediari assicurativi di conferire carattere obbligatorio ad alcuni punti disciplinati nell’accordo settoriale, obiettivo peraltro formulato chiaramente dalla mozione 18.4091. curafutura e santésuisse deplorano questa decisione: non porta alcun miglioramento per i consumatori ed è impossibile da mettere in pratica.
L’accordo settoriale sugli intermediari che operano nel campo dell’assicurazione malattia vieta le chiamate a freddo, definisce standard di qualità per gli assicuratori malattia e gli intermediari e limita l’importo delle commissioni. Il divieto di acquisizione a freddo e gli standard di qualità si applicano già alle collaboratrici e ai collaboratori interni degli assicuratori malattia.
Per quanto attiene alla limitazione dell’importo delle commissioni, la distinzione è suffragata da valide ragioni. I collaboratori e le collaboratrici degli assicuratori sono salariati mentre gli intermediari esterni ricevono una commissione per ogni contratto stipulato. Non è quindi possibile applicare le stesse regole. Inoltre, i collaboratori degli assicuratori non si occupano solo di vendita o di acquisizione di clienti, ma svolgono diversi altri compiti. Una perizia giunge alla conclusione che non sia giustificato equiparare gli intermediari esterni ai collaboratori interni. Questa scelta infrange principi costituzionali e pone una serie di problemi sul piano del diritto del lavoro.
In primavera, il Consiglio nazionale si era pronunciato a favore di un disciplinamento differenziato. Alla luce degli elementi appena evocati, curafutura e santésuisse chiedono alla Camera bassa di dar prova di buon senso e di mantenere la propria posizione.
Passata la pandemia, la domanda di vaccinazioni in farmacia resta alta. I membri di curafutura, SWICA e la cooperativa di acquisti HSK hanno concordato con pharmaSuisse la nuova prestazione «Vaccinazione in farmacia». In futuro sarà possibile farsi rimborsare dall’assicurazione di base la vaccinazione in farmacia senza ricetta medica. I partner tariffali hanno sottoposto le relative convenzioni al Consiglio federale per approvazione.
Con la nuova offerta, i partner tariffali puntano a permettere una nuova prestazione facilmente accessibile per la somministrazione di vaccini in farmacia. Attualmente oltre 1200 farmacie offrono questo tipo di servizio. Molti assicurati si sono già vaccinati in farmacia contro la COVID-19, l’influenza o la meningoencefalite estiva precoce (FSME). La domanda è aumentata sensibilmente.
Copertura vaccinale più estesa
L’accesso semplificato alle vaccinazioni è un’esigenza degli assicurati. I partner tariffali auspicano che porti a un aumento della copertura vaccinale e, di rimando, a una migliore protezione della popolazione dalle malattie. pharmaSuisse, gli assicuratori malattia membri di curafutura (CSS, Helsana, Sanitas e KPT) e SWICA hanno elaborato congiuntamente una struttura tariffale e la cooperativa d’acquisto HSK, così come CSS e SWICA hanno concordato con pharmaSuisse la tariffa di 25 franchi per ogni atto vaccinale eseguito (vaccino escluso).
Novità: ricetta medica non più necessaria
Attualmente, le vaccinazioni in farmacia sono rimborsate dall’assicurazione di base solo se prescritte da un medico. La nuova offerta prevede che possano essere somministrate senza ricetta e fatturate all’assicurazione di base (vaccinazione e vaccino). La soluzione tariffale richiede l’approvazione da parte del Consiglio federale. Se questo darà il via libera, potrà essere applicata dal 1° gennaio 2023. Inizialmente varrà per gli assicuratori CSS, Helsana, Sanitas, KPT e SWICA, ma altri assicuratori possono aderire alla convenzione. Per poter somministrare le vaccinazioni, i farmacisti devono essere in possesso di un certificato di idoneità.
Contatto per i media:
Céline Antonini, comunicazione, curafutura, 076 596 60 40, celine.antonini@curafutura.ch
Verena Haas, comunicazione, HSK, 058 340 69 88, mail@ecc-hsk.info
Stéphanie Logassi Kury, responsabile comunicazione, pharmaSuisse, 079 797 05 17, stephanie.logassikury@pharmasuisse.org
Silvia Schnidrig, responsabile comunicazione aziendale, Organizzazione sanitaria SWICA, 079 458 90 45, silvia.schnidrig@swica.ch
Christina Wettstein, responsabile Media relations, Assicurazione CSS, 058 277 63 97, christina.wettstein@css.ch
Gli assicuratori (curafutura con SWICA), i medici (FMH/APA) e le farmacie (pharmaSuisse) hanno messo a punto un pacchetto tariffario congiunto che mira a (1) ridurre gli incentivi negativi nel sistema, (2) aumentare la penetrazione dei generici e dei biosimilari, (3) migliorare la qualità della dispensazione e (4) realizzare significativi risparmi a lungo termine. Il pacchetto si articola in tre parti:
Per promuovere l’uso di generici e biosimilari, i partner tariffali sostengono l’introduzione di un margine di distribuzione esente da falsi incentivi (secondo la mozione Mo. CSSS-N 20.3936), che permetterebbe di remunerare in modo appropriato – e non in funzione del prezzo dei medicamenti consegnati – le prestazioni logistiche fornite da farmacisti e medici. Si tratta di adeguare la parte propria alla distribuzione (art. 38 OPre) in modo che copra i costi di distribuzione effettivi (art. 67 cpv. 1quaterlett. a OAMal). I partner tariffali propongono un modello esente da falsi incentivi che prevede un importo fisso di 9,10 franchi, un supplemento del 3 per cento sul prezzo di fabbrica e un supplemento per confezione (al massimo 300 franchi). Questo modello consente di ridurre gli incentivi a dispensare farmaci più costosi. Con tale adeguamento, da un lato i margini nel canale «farmacie e studi medici» si ridurrebbero di circa 515 milioni di franchi (sulla base dei dati 2021), dall’altro verrebbero fatturati 465 milioni di franchi a titolo di remunerazione basata sulle prestazioni), con un risparmio di 50 milioni. A medio termine, si prevedono ulteriori risparmi grazie agli effetti sistemici.
Il 14 maggio 2020, curafutura (insieme alle cooperative d’acquisto HSK, CSS e con l’adesione di SWICA) e pharmaSuisse hanno presentato al Consiglio federale la revisione della struttura tariffale per la remunerazione dei farmacisti basata sulle prestazioni (RBP V). La struttura tariffale poggia su prestazioni valutate per mezzo di misurazioni del tempo e di dati inerenti ai costi aziendali. La valutazione ha mostrato che la RBP in vigore (versione IV.1) non risulta adeguata (troppo bassa) e copre solo in parte le prestazioni fornite. Una parte significativa dei ricavi delle farmacie dipende dai margini di distribuzione, che sono eccessivi. In seguito alla revisione, i ricavi legati ai margini di distribuzione subiranno un calo di circa 325 milioni (anno 2021), mentre la tariffazione delle prestazioni in base alla RBP V aumenterà di circa 295 milioni di franchi (con un risparmio di 30 milioni di franchi).
La prestazione fornita fino al rilascio della prescrizione è identica per tutti i medici (che siano autorizzati o no a dispensare direttamente medicamenti) ed è remunerata in base al tariffario delle prestazioni mediche ambulatoriali TARMED (presumibilmente TARDOC dal 1° gennaio 2024). La prestazione «dispensazione diretta di medicamenti» inizia dopo il consulto medico e comprende il prelievo del medicinale dalla farmacia dello studio, il doppio controllo, l’etichettatura, la registrazione del farmaco e del dosaggio nel sistema e la verifica dell’eventuale interazione tra farmaci da parte del medico. Oggi questa prestazione è remunerata esclusivamente dal margine di distribuzione (parte propria alla distribuzione). Analogamente alle farmacie, anche per gli studi medici occorre una tariffa separata e adeguata che garantisca i giusti incentivi alla dispensazione di medicamenti più economici e assicuri che il personale disponga del necessario know-how. Con l’introduzione della nuova tariffa, da un lato il margine di distribuzione sarebbe ridotto di circa 190 milioni di franchi (anno 2021), dall’altro verrebbero fatturati 170 milioni di franchi sulla base della nuova tariffa «dispensazione diretta di medicamenti da parte di medici», con un risparmio di 20 milioni di franchi.
La Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S) si è espressa chiaramente a favore di misure in direzione di un freno ai costi e di misure di gestione dei costi. Secondo curafutura si tratta di una scelta che non permette di centrare l’obiettivo. In ogni caso, è fondamentale che il partenariato tariffale non venga minato nelle sue fondamenta. I membri della commissione sembrano esserne consapevoli. curafutura ritiene che questo sia una premessa importante per le ulteriori discussioni sui costi.
La definizione di obiettivi legati ai costi e le misure di gestione dei costi non sono misure adeguate per contenere l’incremento dei costi della salute. Sono interventi imposti dall’alto che creano molta burocrazia. È molto meglio responsabilizzare i partner tariffali, come del resto prevede la legge federale sull’assicurazione malattia (LAMal). Un intervento troppo incisivo porta soprattutto al blocco delle trattative tra i partner tariffali. Una scelta che non centra l’obiettivo, anzi. curafutura deplora l’orientamento delle misure adottate dalla commissione: l’entrata in materia sul controprogetto indiretto all’iniziativa per un freno ai costi e l’adozione del pacchetto 1b delle misure di contenimento dei costi vanno chiaramente verso una maggiore regolamentazione.
La CSSS-N sembra essere consapevole del pericolo di un eccessivo controllo da parte della Confederazione. Per questo motivo, contrariamente al Consiglio nazionale, ha deciso che le autorità federali o cantonali non devono avere la possibilità di intervenire se i partner tariffali non riescono a raggiungere un accordo, decisione che curafutura accoglie con favore. Resta da vedere quale sarà l’esito dei prossimi dibat- titi. curafutura si impegnerà sicuramente nelle discussioni a venire. L’obiettivo principale non deve essere quello di introdurre una regolamentazione eccessiva da parte dello Stato, ma di attuare riforme valide come EFAS e il TARDOC, in grado di frenare l’aumento dei costi senza incidere sul partenariato tariffale.
Il Consiglio nazionale si è detto favorevole all’introduzione di un tetto massimo vincolante per le riserve nell’assicurazione malattia. L’obiettivo è il 150% del coefficiente di solvibilità. Subito dopo questa decisione, nuovi dati resi noti dal Consiglio federale indicano che il coefficiente di solvibilità è diminuito di 50 punti percentuali rispetto all’anno scorso. Si conferma quindi ciò che gli assicuratori malattia ribadiscono da tempo: il gioco è delicato e un intervento troppo incisivo potrebbe avere conseguenze negative, come insegnano diversi esempi dell’era Couchepin.
Il 9 giugno, il Consiglio nazionale ha accolto l’iniziativa parlamentare Nantermod 20.463 che chiede l’introduzione di un tetto massimo vincolante per le riserve pari al 150% del coefficiente di solvibilità. In pratica questo significa che se le riserve superano questo limite, l’assicuratore deve ridurle nell’anno successivo ridistribuendo l’importo in eccesso agli assicurati per riportare il coefficiente al disotto del 150%. Sulla carta l’idea può sembrare inoffensiva e anche allettante, visto che gli assicurati beneficerebbero della riduzione delle riserve. La proposta è stata approvata a larga maggioranza dal Consiglio nazionale, con 107 voti favorevoli, 58 contrari e un’astensione.
Ma l’indomani i nuovi dati resi noti dal Consiglio federale ci hanno ricordato che le riserve sono prima di tutto uno strumento tecnico e che voler imporre un rigido sistema in base a criteri politici è un approccio da apprendista stregone più che da Robin Hood.
Nella risposta del 10 giugno all’interrogazione urgente Lohr 22.1023, il Consiglio federale fornisce dati sull’evoluzione del coefficiente di solvibilità tra il 2021 e il 2022, un’informazione fondamentale per la questione in oggetto. Da questi dati risulta che nel 2021 il coefficiente medio di solvibilità degli assicuratori era del 207% e che nel 2022 dovrebbe situarsi tra il 140 e il 170%. In un anno il calo è stato quindi di circa 50 punti percentuali (dal 207 al 155%).
Al di là delle cifre è importante interrogarsi sui motivi di questo calo. Nella sua risposta il Consiglio federale indica come prima causa l’aumento del rischio attuariale. Di conseguenza il forte calo del coefficiente di solvibilità non è dovuto alla diminuzione delle riserve, ma soltanto a un cambiamento di uno dei parametri di calcolo. Questo dimostra ancora una volta l’alta volatilità del coefficiente che dipende, oltre che dal rischio attuariale, anche dal rischio di credito e di mercato. Con quale velocità il vento possa cambiare anche in questo ambito è cronaca di oggi.
Alla luce di queste considerazioni è difficile immaginare quali motivazioni il Parlamento possa addurre per far passare l’idea di un tetto massimo vincolante sulla base di un coefficiente di solvibilità che per sua natura è soggetto a notevoli variazioni da un anno all’altro. Il migliore esempio proviene dall’era Couchepin. Allora era stato imposto un congelamento dei premi che successivamente ha dovuto essere compensato con le riserve. Peraltro anche la situazione attuale mostra l’impraticabilità di questa via. Cosa sarebbe successo se all’inizio di quest’anno il coefficiente medio di solvibilità fosse stato del 150% anziché del 207%? Un calo di 50 punti percentuali avrebbe fatto scendere il coefficiente al disotto del limite minimo del 100%. La maggior parte degli assicuratori si sarebbe di nuovo trovata in una situazione di illegalità e avrebbe dovuto costituire riserve aumentando i premi in una misura superiore a quella necessaria per coprire i maggiori costi.
Riassumendo, la tentazione di fissare un tetto massimo vincolante comporta inevitabilmente un effetto yo-yo per i premi. In alcuni anni si dovrebbero ridurre le riserve, il che attenuerebbe il carico dei premi assicurativi. In altri anni, oltre a coprire l’aumento dei costi, si dovrebbero ricreare riserve, il che farebbe aumentare artificialmente i premi.
Con il sistema attuale gli assicuratori hanno invece la possibilità di equilibrare l’evoluzione dei premi. Se dispongono di riserve sufficienti, possono valutare in una prospettiva di lungo termine se sia opportuno ridurle e ridistribuire agli assicurati l’importo in eccesso. L’obiettivo principale è di rendere più uniforme l’evoluzione dei premi e di contrastare gli effetti di un’evoluzione altalenante dei costi. La responsabilità imprenditoriale non deve essere castrata da interventi politici.
I membri di curafutura e SWICA hanno sviluppato una piattaforma come supporto per la valutazione nel singolo caso nel settore dell’uso off-label dei medicamenti. La piattaforma è stata accolta favorevolmente da molti attori della sanità. Diversi altri grandi assicuratori vi hanno già aderito. Thomas Cerny, membro di Comitato della Lega svizzera contro il cancro, considera questo sviluppo un passo positivo per gli assicurati. Le parti coinvolte sono convinte della validità di questo strumento e ritengono che abbia il potenziale per essere applicato su larga scala.
Se validi, i buoni strumenti di lavoro suscitano generalmente subito ampio interesse. È stato il caso della nuova piattaforma digitale «Smart-Rating» nel settore dell’off-label use, sviluppata per conto di curafutura con i suoi membri (CSS, Helsana, Sanitas e KPT) e SWICA. La piattaforma ha ricevuto l’apprezzamento di diversi attori del settore sanitario. Secondo Thomas Cerny, membro del comitato della Lega svizzera contro il cancro e vicepresidente di OncoSuisse, che conosce molto bene le sfide dell’uso off-label dei medicamenti «la piattaforma consente ai medici fiduciari degli assicuratori svizzeri (una sessantina circa) di valutare ancora meglio i benefici clinici di un nuovo principio attivo.»
Secondo l’oncologo, è importante che il paziente sappia che la parità di trattamento delle domande di assunzione dei costi è garantita in ogni momento. Grazie alla nuova piattaforma «gli assicuratori aumentano la probabilità che i pazienti oncologici sappiano in tempi molto più brevi se la loro assicurazione assumerà i costi per l’uso off-label di un farmaco che per loro rappresenta un’importante opzione terapeutica. Si tratta di un passo nella giusta direzione.»
Una volta alla settimana, i medici fiduciari degli assicuratori che hanno aderito alla piattaforma ne esaminano i contenuti e ne discutono. I documenti non includono dati personali che potrebbero risultare sensibili. Pertanto, la protezione dei dati è garantita in ogni momento. Nella piattaforma vengono raccolte importanti informazioni sul beneficio di un principio attivo nello stesso contesto clinico su cui si basano i medici per la valutazione. Dato che contiene informazioni destinate ai professionisti, la piattaforma non è accessibile al pubblico. Parlando a nome degli assicuratori che hanno aderito a Smart-Rating, Beat Kipfer, medico fiduciario di KPT, afferma: «il lavoro è nel complesso più soddisfacente perché la piattaforma consente di ampliare costantemente le conoscenze e di lavorare in modo molto più efficiente».
La piattaforma è stata promossa dagli assicuratori membri di curafutura (CSS, Helsana, Sanitas e KPT) e da SWICA sottoposti in passato – come tutti gli assicuratori – regolarmente a critiche circa la mancanza di uniformità nella valutazione dell’uso nel singolo caso di medicamenti. Gli articoli apparsi sui media hanno avvalorato in parte queste critiche e un rapporto di monitoraggio commissionato dall’UFSP ha evidenziato un potenziale di ottimizzazione su questo fronte.
La piattaforma è semplice, pratica e efficace: è quanto emerge da un primo bilancio stilato a cinque mesi dal lancio dai medici fiduciari, nell’ambito del quale sono stati valutati soprattutto nuovi principi attivi e applicazioni per indicazioni con risultati terapeutici ancora insoddisfacenti. I riscontri positivi hanno suscitato l’interesse di altri assicuratori, tanto che due – Visana e Concordia – hanno già aderito alla piattaforma. Altri dovrebbero farlo a breve. In ogni caso, l’interesse non manca. Secondo Pius Zängerle, direttore di curafutura «Si è innescata una dinamica positiva. Gli assicuratori hanno riconosciuto la necessità di migliorare la situazione generale: ora le valutazioni vengono condivise e c’è un vero scambio. Più numerose sono le valutazioni registrate nel sistema, meglio si potrà lavorare con la piattaforma, che contiene attualmente già 90 valutazioni».
Thomas Cerny evoca la possibilità di chiedere agli assicuratori che non vogliono aderire alla piattaforma di motivare la loro scelta. Pius Zängerle è convinto che la piattaforma abbia il potenziale per essere utilizzata da tutti gli assicuratori. «Puntiamo all’adesione del maggior numero possibile di assicuratori. È una soluzione vantaggiosa per i pazienti e quindi anche per gli assicurati.»
Nell’ambito delle valutazioni nel singolo caso (uso off-label), attualmente gli assicuratori malattia possono rimborsare, a determinate condizioni, medicamenti che non figurano nell’elenco delle oltre 3200 specialità prese a carico dall’assicurazione obbligatoria o che sono utilizzati al di fuori delle indicazioni terapeutiche approvate. Il medico curante può presentare una richiesta di assunzione dei costi all’assicuratore del paziente. Se i requisiti di legge sono soddisfatti (art. 71a-d OAMal), i costi vengono coperti dall’assicurazione di base. Si tratta di una possibilità che negli ultimi anni è stata usata da un numero crescente di pazienti, per esempio nell’ambito delle nuove terapie oncologiche. Nel 2019 sono state evase 38 000 richieste, di cui circa l’80 per cento è stato approvato. Tra i criteri applicabili ci sono: se si tratta di una malattia potenzialmente mortale o fortemente invalidante per la quale non esistono cure; se la somministrazione del principio attivo può portare un elevato beneficio per il paziente; se il trattamento è economico, ossia il rapporto costo-beneficio è adeguato. Anche l’UFSP segue da vicino gli sviluppi: la Confederazione intende tra l’altro ottimizzare le valutazioni nel singolo caso aggiornando le relative ordinanze. |
In cinese, la parola crisi è composta da due ideogrammi, uno significa pericolo, l’altro opportunità. Attualmente non passa giorno che non venga paventata una crisi in relazione all’aumento dei premi atteso per l’autunno. Questo dovrebbe portare a un azionismo nel settore sanitario: eppure le soluzioni attuabili si contano sulle dita di una mano.
L’unica soluzione attuabile in sei mesi in un settore che muove 12 miliardi di franchi è il tariffario delle prestazioni mediche ambulatoriali TARDOC. Il tariffario dovrà ancora aspettare prima di venire approvato. E questo malgrado il fatto che lo strumento sarebbe pronto per l’approvazione, come si evince leggendo attentamente il rapporto del Consiglio federale. Gli unici punti in sospeso sono il vincolo per la neutralità dei costi e una spiegazione delle modalità per ovviare alle lacune che potrebbero venire riscontrate dopo la sua introduzione.
Sorgono diversi interrogativi. Come è possibile che il Consiglio federale non approvi un tariffario che già nel primo anno dalla sua introduzione permetterebbe di risparmiare 360 milioni di franchi nel settore delle cure ambulatoriali? Facciamo due conti: prendiamo i dati dell’ultimo anno a nostra disposizione, il 2021. Guardiamo l’evoluzione dei costi nel settore ambulatoriale: 6 per cento. Confrontiamo questo dato con l’aumento dei costi fissato a un massimo del 3 per cento su tre anni. Il potenziale di risparmio per tre anni consecutivi con una soluzione efficace in termini di neutralità dei costi efficace rispetto all’attuale TARMED, intriso di falsi incentivi, è enorme.
La neutralità dei costi negoziata per il TARDOC dispone sia di una rete di sicurezza sia di un doppio fondo. Il sistema di monitoraggio permette di individuare prestazioni individuali in un settore specifico per cui aumentano i costi in modo netto e di reagire. Lo stesso vale per i costi che si scostano dalla media di un capitolo. E se ancora non bastasse, rivediamo tutto al ribasso in base al monitoraggio del TARDOC: 3 per cento, lineare. È quanto prevede l’accordo che abbiamo negoziato con la FMH. Inoltre, non dimentichiamo che un sistema consacrato rimane tale perché prende piede. E il monitoraggio ne garantisce il controllo costante. Le affermazioni secondo cui dopo la fase di transizione il tariffario potrebbe andare fuori controllo sono prive di fondamento.
Secondo me dovremmo cogliere l’attimo. Dovremmo trarre vantaggio dalla situazione attuale (nella quale molti hanno giustamente rizzato le orecchie) per concretizzare insieme ai partner aperti al dialogo i criteri formulati a suo tempo dal Consiglio federale per l’evoluzione dei costi del TARDOC. Credo anche che con la collaborazione dei nostri partner riusciremo a portare i forfait al livello al quale si trova ora il TARDOC. Colgo l’occasione per sottolineare quanto siano importanti per me e per curafutura le soluzioni condivise. Abbiamo del resto ampiamente dimostrato che non facciamo promesse al vento. Lo conferma anche la nostra partecipazione, in contesti diversi, a progetti come EFAS, quelli riguardanti i farmaci e i margini, le riserve o la qualità. Lavoriamo fianco a fianco con i nostri partner, tra cui anche santésuisse.
Rimproverarci di essere troppo cooperativi appare fuoriluogo, soprattutto per un’associazione supportata da assicuratori che ottengono i premi migliori per i loro assicurati. Nel contesto attuale non è una critica costruttiva. Sarebbe molto meglio affidarci all’ideogramma cinese e prendere la crisi come un’opportunità.
Nell’attesa dell’autunno e della comunicazione dei premi, vi auguro un’estate rilassante e delle ottime vacanze. La nostra Newsletter contiene alcuni articoli che potrebbero interessarvi: una riflessione sulla solvibilità e sulle riserve degli assicuratori o la presentazione della nuova piattaforma per l’uso off-label. Un progetto che può dimostrare la sua efficacia solo grazie alla cooperazione – e lo fa – nell’interesse dei pazienti, degli assicurati, degli assicuratori e dei medici.
Il 24 gennaio 2020, curafutura e santésuisse hanno concluso un nuovo accordo settoriale sulla collaborazione con gli intermediari che mira a rinunciare al telemarketing a freddo (chiamate a freddo), a migliorare la qualità dell’attività degli intermediari (p. es. stabilendo requisiti sulla formazione e chiare regole sulle modalità della consulenza) e a limitare l’importo delle provvigioni versate per la stipula di contratti nel settore dell’AOMS e delle assicurazioni complementari.
Nell’ottobre 2020 le due associazioni hanno approvato un regolamento che stabilisce le sanzioni e la procedura da adottare in caso di violazione dell’accordo.
L’accordo settoriale e il regolamento sono entrati in vigore il 1° gennaio 2021.
PROCEDURA
DICHIARAZIONE DI OBBLIGATORIETÀ GENERALE
La stragrande maggioranza degli assicuratori malattia ha aderito all’accordo settoriale. Per garantire il rispetto delle disposizioni in materia di qualità all’interno del settore, curafutura e santésuisse hanno chiesto la creazione di una base giuridica volta a conferire l’obbligatorietà generale all’accordo. Il 16 dicembre 2022, il Parlamento ha adottato la legge che disciplina l’attività degli intermediari assicurativi.
Purtroppo, le richieste formulate dalle due associazioni nell’ambito della procedura di consultazione e dell’iter legislativo, ossia di tener conto delle sanzioni previste nell’accordo settoriale e della distinzione tra servizio vendite interno e intermediari esterni, non sono state accolte. Gli assicuratori stanno adeguando l’accordo in vista di chiedere il conferimento dell’obbligatorietà generale.
curafutura si oppone alla raccolta di dati dettagliati per singoli assicurati (dati individuali). I dati aggregati sono sufficienti per consentire all’autorità di controllo di svolgere i propri compiti.
curafutura rifiuta anche un’estensione della trasmissione dei dati nel settore delle tariffe ambulatoriali, da un lato a causa del rilevamento dei dati già esistente da parte dell’UST e dall’altro perché dalle disposizioni di legge non traspare uno scopo chiaro per il loro utilizzo.
curafutura sostiene l’inserimento dell’articolo sperimentale nella LAMal. Tuttavia, la proposta di attuazione presentata nel progetto di ordinanza è burocratica e centralistica e deve quindi essere radicalmente rivista.
curafutura deplora la decisione del Consiglio nazionale di modificare di nuovo la regolamentazione sulle riserve nell’assicurazione malattia e di introdurre un tetto massimo vincolante del 150 per cento per il coefficiente di solvibilità. La riduzione delle riserve è già stata facilitata nel 2021 e la riforma si è dimostrata efficace, tanto che ha permesso di restituire agli assicurati 380 milioni di franchi. Non è quindi necessario stabilire un tetto massimo vincolante. Grazie alla concorrenza, gli assicuratori cercano di proporre i premi più bassi possibili e non hanno interesse a costituire riserve troppo elevate.
Alla luce del forte aumento dei costi nel 2021 e all’inizio del 2022, il fatto che gli assicuratori dispongano di riserve per attenuare l’evoluzione dei premi è positivo. Attualmente, le riserve nell’assicurazione di base coprono quattro mesi di spese, un livello adeguato che non giustifica una regolamentazione supplementare.
Le riserve degli assicuratori malattia garantiscono la stabilità finanziaria del sistema sanitario e permettono di rimborsare le prestazioni di cura in qualsiasi momento. Non è quindi opportuno volerle ridurre a ogni costo. Oggi però il Consiglio nazionale ha adottato una proposta per limitarle a un tetto massimo – e non più minimo come finora – del 150 per cento del coefficiente di solvibilità. Una proposta che mette a rischio la stabilità del sistema (finanziamento delle prestazioni) e avrebbe conseguenze negative per gli assicurati (aumenti dei premi).