L’aspetto interessante è che, l’anno scorso, gli esperti di salute più allarmisti non hanno mai sottolineato a sufficienza che gli aumenti dei premi per il 2023 sarebbero stati di due cifre percentuali. Alla fine sono stati del 6,6%. Quest’anno il dibattito si capovolge al contrario. Dall’attenzione ai costi si passa all’attenzione all’approvvigionamento con le relative notizie funeste. La cosa brutta è che, in entrambi i casi, si alimentano timori tra la popolazione.
Per quanto riguarda i costi, sappiamo che a partire dalla seconda metà del 2022 siamo tornati ai livelli pre-corona. La domanda di prestazioni è rimasta invariata e, in alcuni settori, è addirittura aumentata. Tuttavia, la parola «esplosione dei costi» è fuori luogo. L’anno scorso abbiamo registrato nell’AOMS un aumento dei costi pro capite del 2,6%. Questo è il livello che vediamo negli ultimi 10 anni (+2,8%). E rispetto al parametro del gruppo di esperti del DFI, che parla di un aumento dei costi massimo del 2,7% all’anno nell’AOMS prima di adottare misure di contenimento dei costi, ci muoviamo nell’ambito previsto.
Occorre vigilare anche sulla parola «carenza di approvvigionamento». Abbiamo una carenza di approvvigionamento o una carenza di fornitori in determinati settori? A seconda dei casi, possono essere adottate misure differenti. Non c’è bisogno di reinventarne gran parte. Dopotutto, negli ultimi anni il tema è stato inserito a intervalli regolari nell’agenda politica e ogni volta è stata valutata la correttezza del catalogo di misure.
Mi sembra importante che ognuno si assuma la responsabilità della funzione che gli è stata assegnata. Ad esempio, l’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico del Paese (UFAE) ha la supervisione generale sull’inventario di medicamenti nelle scorte obbligatorie. Esso tiene inoltre un elenco costantemente aggiornato dei medicinali per uso umano autorizzati e disponibili. I fornitori di prestazioni possono accedervi. Il medico, a sua volta, prescrive la ricetta ai suoi pazienti. Il/la farmacista è al loro fianco per consigliarli, soprattutto per quanto riguarda la dispensazione di un medicinale generico o biosimilario. Se necessario, il/la farmacista può consultare il medico. In altre parole: abbiamo abbastanza medicamenti come scorte. Ma stiamo anche sfruttando le opportunità esistenti e siamo flessibili nell’agire?
Il fatto che la penuria di medicamenti sia giustificata da prezzi troppo bassi dei medicamenti e da un giro di risparmio mi fa venire i brividi. La Svizzera è al primo posto tra tutti i paesi europei per quanto riguarda l’approvvigionamento di farmaci, ma anche per quanto riguarda i prezzi. I preparati originali sono molto più costosi e i prezzi dei farmaci generici sono addirittura il doppio rispetto a quelli praticati all’estero. Quindi può essere dovuto al prezzo solo in misura limitata.
Come si deve allora classificare tutto questo? Attualmente, come in tutto il mondo, le voci forti ed estreme sono il modo principale per attirare l’attenzione. Non c’è da stupirsi se il flusso di comunicazioni si è diffuso con i social media. Toni differenziati sono meno richiesti. In passato, tuttavia, proprio la Svizzera è stata in grado di prendere decisioni ben ponderate. L’esempio dell’ammissione di medici stranieri, che è stato recentemente rilanciato in Parlamento, dimostra dove possa condurre il contrario. Il fatto che nel giro di pochi mesi una decisione venga già rimessa in discussione e ribaltata non deve essere all’ordine del giorno. Altrimenti la politica diventerà poco credibile e la fiducia nello Stato di diritto verrà compromessa, a scapito di tutti noi.
Mi sembra quindi molto più importante portare finalmente a termine le riforme previste da molto tempo per le tariffe mediche ambulatoriali, il finanziamento unico EFAS e la revisione dei margini. Ciò può essere messo in scena in modo meno drammatico dai media, ma è ancora più efficace nel mondo reale.
Con il sostegno degli assicuratori AINF, AM e AI (CTM), la Federazione dei medici svizzeri FMH, i membri di curafutura (CSS, Helsana, Sanitas, KPT) e SWICA hanno trasmesso all’organizzazione per le tariffe mediche ambulatoriali (OAAT) la versione definitiva del TARDOC. Secondo la convenzione, il tariffario per singole prestazioni TARDOC sarà sottoposto per approvazione al Consiglio federale con domanda separata al più tardi nella seconda metà del 2023 insieme agli importi forfettari ambulatoriali. Attualmente, l’OAAT (SA) sta elaborando principi di tariffazione per disciplinare l’applicazione e il coordinamento del tariffario TARDOC e degli importi forfettari ambulatoriali.
La versione finale del TARDOC integra tutti gli adeguamenti chiesti dal Consiglio federale nell’ambito dell’ultimo esame del tariffario avvenuto il 3 giugno 2022. In quell’occasione, il Consiglio federale aveva ritenuto che in linea di principio il TARDOC potesse essere approvato, ma aveva imposto ulteriori condizioni che riguardavano la neutralità dei costi e l’ulteriore sviluppo del tariffario.
La versione finale del TARDOC prevede un piano ancora più rigoroso per garantire la neutralità dei costi. La fascia di variazione (corridoio) è stata ridotta: l’aumento massimo dei costi nei tre anni successivi all’entrata in vigore è ora fissato al +2% all’anno. Il pacchetto integra inoltre i piani chiesti dal Consiglio federale che descrivono nei dettagli l’ulteriore sviluppo del tariffario. Il TARDOC verrà prevedibilmente messo in vigore il 1° gennaio 2025, sostituendo così l’ormai superato TARMED.
Miglioramenti e vantaggi significativi di TARDOC rispetto a TARMED • Sensibile miglioramento dell’adeguatezza della struttura tariffaria per singole prestazioni: • Aggiornamento dei parametri del modello tariffario: i parametri necessari per il calcolo dei punti tariffali sono stati ricavati da statistiche e rilevazioni o risultano da ipotesi formulate in base allo stato attuale delle conoscenze. • Aggiornamento delle regole di applicazione e di conteggio: queste regole assicurano un’attuazione uniforme, creano incentivi per una fornitura delle prestazioni efficiente e permet-tono di evitare conteggi abusivi. • curafutura e FMH hanno concordato un sistema di neutralità dei costi vincolante per soddisfare i requisiti posti dall’art. 59c cpv. 1 lett. c OAMal nella fase introduttiva di tre anni. • l contratto base KVG, appena negoziato, costituisce la base. |
Un numero crescente di assicuratori sceglie di aderire alla piattaforma OLU, una soluzione innovativa nel settore dell’uso off-label dei farmaci che supporta i medici di fiducia degli assicuratori nell’esame delle domande di assunzione dei costi. L’aspetto positivo è che la piattaforma offre valutazioni di studi clinici basate su evidenze scientifiche per le domande di cui agli articoli 71a-71d OAMal. Nel frattempo, oltre ai medici di fiducia di CSS, Helsana, Sanitas, KPT e SWICA, alla piattaforma hanno aderito anche quelli di Concordia, Groupe Mutuel, Visana, Sympany e Atupri. Insieme, questi dieci assicuratori forniscono la copertura sanitaria obbligatoria all’83% degli assicurati in Svizzera. I promotori della piattaforma sono disponibili ad accogliere altri assicuratori.
La piattaforma digitale dedicata all’uso off-label dei medicamenti è stata lanciata un anno fa. Attualmente, contiene oltre 120 valutazioni di studi clinici basate su evidenze scientifiche e classificate da A a D, dove D indica un rifiuto di assunzione dei costi. Queste valutazioni supportano i medici di fiducia che esaminano le domande di assunzione dei costi tenuto conto delle disposizioni degli articoli 71a-71d OAMal.
La piattaforma contiene studi clinici pubblicati sui principi attivi con la valutazione dei benefici e la relativa documentazione nel rispettivo contesto clinico. Il metodo scelto dai servizi dei medici di fiducia degli assicuratori aderenti garantisce che la valutazione dei benefici clinici di un principio attivo avvenga sempre nello stesso contesto e poggi sulla stessa base scientifica. Questo garantisce una base equilibrata e obiettiva.
Secondo Pius Zängerle, direttore di curafutura, si tratta di una situazione win-win per tutte le parti interessate. Da un lato, i pazienti hanno la certezza che le domande di assunzione dei costi poggiano su valutazioni condivise, coordinate e basate su evidenze scientifiche. Dall’altro, il lavoro dei medici di fiducia risulta più soddisfacente perché la piattaforma permette di ampliare costantemente le conoscenze e di lavorare in modo molto più efficiente. Infine, gli assicurati e i pazienti possono confidare nel fatto che gli assicuratori decidono sulla base di dati scientifici, nel rispetto degli articoli 71a-71d OAMal e tenendo conto dei criteri di efficacia, appropriatezza ed economicità.
Gli articoli 71a-71d OAMal disciplinano il rimborso dei medicamenti da parte dell’assicurazione di base (AOMS) per l’impiego off-label in casi singoli. L’uso off-label mira in primo luogo a garantire l’accesso a farmaci che non figurano nell’elenco delle specialità (ES) e che offrono un elevato beneficio terapeutico contro malattie gravi o mortali e contro disturbi cronici. Si tratta di medicamenti che vengono rimborsati dall’AOMS nei seguenti casi: • medicamenti che figurano nell’ES ma per un impiego che non rientra nell’informazione professionale approvata da Swissmedic; • medicamenti non ammessi nell’ES, ma omologati da Swissmedic; • medicamenti non omologati da Swissmedic, ma importati da uno Stato con un sistema di omologazione riconosciuto come equivalente da Swissmedic e omologati in quello Stato per l’indicazione corrispondente. Le valutazioni degli studi contenuti nella piattaforma includono la valutazione di un determi-nato farmaco per un impiego off-label. La valutazione è espressa con lettere da A a D, dove D significa rifiuto. Negli ultimi anni, sempre più pazienti hanno beneficiato della possibilità di un uso off-label, soprattutto nel campo delle terapie antitumorali. Nel 2019 le domande di rimborso esamina-te sono state 38 000. Per il 2022 si stima che il loro numero sia salito a 50 000. Negli ultimi anni, l’80% delle domande è stato approvato e il 20% respinto. I medici di fiducia provengono da diverse specialità e hanno il compito di valutare le doman-de in modo imparziale, neutrale e basandosi sugli articoli 71a-71d OAMal, ma anche tenendo conto delle valutazioni degli studi clinici. Formulano una raccomandazione che trasmettono all’assicuratore. Valutano il singolo caso in dettaglio ponendosi una serie di domande: i requi-siti sono soddisfatti? Qual è la popolazione dello studio? Quali trattamenti sono già stati som-ministrati al paziente? L’uso off-label promette un beneficio terapeutico significativo (sulla base della valutazione degli studi clinici)? |
L’ospedale cantonale di Aarau non è l’unico a trovarsi in difficoltà. Lo è anche l’ospedale pediatrico di San Gallo, la cui direzione lamenta una sottocopertura soprattutto per quanto riguarda le tariffe ambulatoriali. In questi giorni i consiglieri agli Stati della Svizzera orientale stanno facendo pressione su Berna. Questa situazione è sintomatica di una tendenza che interessa tutto il panorama ospedaliero nazionale? La risposta è no. Stando ai media, altri ospedali se la cavano bene. Ciò nonostante, l’associazione mantello degli ospedali H+ continua a fare pressione. Basta guardare il suo recente comunicato stampa in merito all’adeguamento dell’ordinanza sulle prestazioni (OPre) in cui afferma che il finanziamento di ospedali e delle cliniche nel settore ambulatoriale resta insufficiente perché le tariffe sono troppo basse.
Nella mia veste di direttore di curafutura, formulerei la questione diversamente: oggi i medici operano in base a un tariffario obsoleto che non riflette più adeguatamente la medicina moderna. Alcune posizioni sono remunerate eccessivamente (fino al 25% in più), anche in ambito ospedaliero, altre sono lungi dal coprire i costi. Questo porta a distorsioni e a un’errata pressione all’adeguamento, con il risultato che in alcuni punti vi sono troppe prestazioni, in altri troppo poche.
La buona notizia è che il tariffario per singola prestazione TARDOC, messo a punto da curafutura, FMH e dagli assicuratori infortuni della CTM, è pronto per essere trasmesso al Consiglio federale, se possibile contemporaneamente agli importi forfettari di santésuisse e H+. Un tariffario atteso da tempo. Chi direbbe che in un Paese innovativo come la Svizzera gli interventi ambulatoriali – che raggiungono un volume pari a 12 miliardi di franchi all’anno – sono fatturati in base a un tariffario introdotto oltre vent’anni fa, quando si poteva ancora parcheggiare in Piazza federale, e che questo tariffario non è mai stato rivisto in modo sostanziale?
A rendermi ottimista è la creazione, insieme a santésuisse, FMH, H+ e la CTM, di un ufficio tariffario nazionale sotto la guida del consigliere di Stato bernese Pierre Alain Schnegg. Si tratta di un ulteriore tassello del puzzle. Il fatto di essere riusciti, nonostante le previsioni più pessimistiche, a istituire questo ufficio un anno prima del termine impartito e a fare chiarezza sul piano procedurale in relazione alla presentazione delle due tariffe ambulatoriali può senz’altro essere considerato un passo nella giusta direzione (maggiori dettagli in questa newsletter).
Non si può dire altrettanto dei modelli di prezzo per i medicamenti. Di recente, curafutura ha analizzato i 20 medicinali che generano la maggiore spesa farmaceutica e ha scoperto qualcosa di interessante: per 7 di essi è stato negoziato un modello di prezzo. Questo significa che ad essere pubblico è solo il prezzo «di vetrina» perché le aziende farmaceutiche non vogliono che si conosca il prezzo negoziato. Alla luce dell’attuale pressione sui premi, non è certo una bella notizia, anche se curafutura sa perfettamente che sarebbe impossibile rinunciare a questi modelli.
Quanto meno, la nostra valutazione mostra, sulla base di due dei 20 medicamenti a maggiore spesa, che i prezzi negoziati non sono svantaggiosi per le aziende farmaceutiche. Anche per questo motivo ci chiediamo: i modelli di prezzo del tutto opachi non rischiano di far aumentare i costi anziché ridurli? E perché il modello di impatto sul budget non viene implementato per i medicamenti? Una mozione con una valida proposta in questo senso è stata depositata nel 2020 e adottata dal Parlamento. Il suo adempimento compete al Dipartimento federale dell’interno e all’Ufficio federale della sanità pubblica.
Cari lettori, come vedete c’è ancora molto da fare. Ora però bisogna scalare marcia e ricaricare le energie durante le Feste natalizie per poi unire le forze e affrontare insieme le sfide che il 2023 ci riserva. Sarebbe bello non dover iniziare subito il 2023 con nuove speculazioni sui costi della sanità nel 2022 e sui premi per il 2024. Penso sia molto meglio tenere la mente sgombra per le riforme importanti in modo da far seguire i fatti alle parole nel 2023.
Il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS) ha appena superato l’importante scoglio del Consiglio degli Stati. Nel 2023 vi sarà la procedura di appianamento delle divergenze. Sono fiducioso: la riforma più importante dall’introduzione della legge federale sull’assicurazione malattie (LAMal) avrà il via libera l’anno prossimo. Se lo stesso accadrà per le tariffe mediche ambulatoriali, vorrà dire che nel 2023 entreremo in un anno decisivo per la politica sanitaria.
A tutti voi auguro Buone Feste e Buon Anno.
Tre anni dopo il Consiglio nazionale, il Consiglio degli Stati ha concluso le deliberazioni su quella che probabilmente è la più grande riforma dall’introduzione della LAMal, ossia il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS). Questo significa che la procedura di appianamento delle divergenze può essere avviata. Da tempo curafutura e i suoi membri (CSS, Helsana, Sanitas e KPT) sono la forza trainante di questa riforma. curafutura è molto soddisfatta di questo passo avanti tanto più che per un certo periodo il progetto sembrava essersi arenato. EFAS offre una serie di vantaggi: darà ad esempio ulteriore slancio alle cure integrate ciò che avrà un impatto positivo sia per i pazienti sia per gli assicurati. Gli studi ipotizzano inoltre che avrà un potenziale di contenimento dei costi compreso tra 1 e 3 miliardi di franchi. Infine, renderà l’intero sistema sanitario più trasparente e sostenibile, visto che le prestazioni verranno fornite laddove avranno la maggiore utilità dal punto di vista medico sia per i pazienti che per gli assicurati.
Punto dolente: i Cantoni continueranno a controllare le fatture nel settore stazionario. Ciò significa che ogni prestazione stazionaria verrà controllata due volte. Questo complica inutilmente i processi e impegna risorse: il controllo delle fatture è infatti una delle attività principali degli assicuratori. Anche l’integrazione delle cure di lunga durata nel progetto EFAS è contraria alla volontà degli assicuratori. curafutura avrebbe preferito posticiparla in attesa di disporre di basi attendibili.
Nel complesso, l’associazione resta fiduciosa e si augura che la fase di appianamento delle divergenze permetterà di rendere il progetto ancora più efficiente e continuerà ad impegnarsi in questo senso.
I costi dei medicamenti in Svizzera sono esaminati da vicino: la spesa ha ormai raggiunto gli 8 miliardi all’anno. I costi sono aumentati soprattutto a causa di nuovi medicamenti molto costosi. Lo dimostra una nuova analisi presentata alla conferenza stampa annuale di curafutura. I 20 medicamenti dell’elenco delle specialità (ES) della Confederazione che rappresentano la spesa maggiore hanno generato un fatturato complessivo di circa 1,7 miliardi di franchi da ottobre 2021 a settembre 2022, ciò che corrisponde a un quinto della spesa per i medicamenti dell’AOMS e la tendenza è al rialzo. Infatti, con un +13%, la crescita di questi 20 medicamenti è molto più forte rispetto ai restanti medicamenti dell’ES (+5%), che sono rimborsati dagli assicuratori-malattia.
Tra i primi 20 medicamenti ci sono sette prodotti con un modello di prezzo, tra cui Trikafta. Il fatturato di questo medicamento per la malattia rara della fibrosi cistica è più che triplicato (+215%) in un anno, passando da 23 a 73 milioni di franchi. Attualmente, un trattamento in Svizzera costa circa 253’000 franchi per paziente all’anno. Gli altri sei medicamenti con un modello di prezzo sono Keytruda (carcinoma polmonare, melanoma), Darzalex (tumore del midollo osseo), Ocrevus (sclerosi multipla), Opdivo (vari tipi di tumore), Xtandi (cancro della prostata) e Vyndaqel (psoriasi) (cfr. elenco dei primi 20 medicamenti evidenziati).
I modelli di prezzo confidenziali sono attualmente un tema molto sentito in Svizzera. Diversi attori del settore sanitario – tra cui curafutura – si aspettano trasparenza per poter valutare meglio la politica dei prezzi. «Solo se gli assicuratori-malattia sanno quale prezzo è stato negoziato tra l’UFSP e l’azienda farmaceutica, possono esercitare un’influenza adeguata e trarre le dovute conclusioni, salvaguardando gli interessi degli assicurati», afferma il direttore Pius Zängerle. Roman Sonderegger, CEO di Helsana, membro di curafutura, afferma: «I modelli di prezzo sono un fattore di aumento dei prezzi e non aiutano a contenere i costi. L’associazione-mantello, con i suoi membri CSS, Helsana, Sanitas e KPT, critica quindi l’approccio del Consiglio federale che, con il secondo pacchetto di misure, vuole impiegare maggiormente i modelli di prezzo e minare ulteriormente il principio della trasparenza. L’associazione respinge fermamente questa intenzione.
Invece di aumentare ulteriormente la mancanza di trasparenza, ci sarebbe già una soluzione concreta per contenere i costi dei medicamenti. Il modello di “budget impact” è stato adottato dal Parlamento nel 2020. La mozione già approvata 19.3703 di Josef Dittli stabilisce che il prezzo di un medicamento deve essere ridotto se supera un valore soglia di 20 milioni di franchi di fatturato.
curafutura ha calcolato il potenziale di riduzione dei costi che si potrebbe ottenere con il top 1 dei medicamenti, Eylea, se il modello fosse stato applicato già dal 2014. Il modello prevede la suddivisione dell’aumento del fatturato: una metà rimane all’azienda farmaceutica, l’altra va a beneficio di chi paga i premi riducendo il prezzo del medicamento. Conclusione: solo per il medicamento Eylea si sarebbe realizzato un risparmio di 174 milioni di franchi. È quindi ancora più incomprensibile che ad oggi la mozione non sia ancora stata attuata.
La Commissione della sanità del Consiglio nazionale invita l’Amministrazione federale a riconsiderare il proprio approccio riguardo alle reti di cure coordinate e a organizzare una tavola rotonda per tener conto delle critiche degli attori del sistema sanitario. curafutura accoglie con favore questa misura, dato che altrimenti ci sarebbe stata grande incomprensione sul perché le vaste critiche non siano state considerate.
«Siamo convinti che non sia necessario regolamentare un settore che funziona già molto bene, dato che le reti legate ai modelli assicurativi alternativi sono in continua evoluzione da anni», afferma Pius Zängerle, direttore di curafutura. Inoltre, il modo migliore per rafforzare le cure coordinate sarà quello di attuare la riforma del finanziamento uniforme EFAS. Questa riforma ha appena raggiunto un importante traguardo, dato che la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati ha appena preso una decisione in merito, ciò che permetterà al Consiglio degli Stati di trattare l’oggetto durante la sessione invernale. EFAS aumenterà i risparmi legati alle reti di cure coordinate e dunque i relativi sconti sui premi, il che, a sua volta, spingerà un maggior numero di assicurati a optare per tali modelli.
curafutura accoglie con favore la decisione della Commissione della sanità del Consiglio nazionale in merito alla regolamentazione dell’attività degli intermediari. La Commissione ha deciso di mantenere delle differenze giustificate tra gli intermediari esterni e i dipendenti degli assicuratori.
Quando si tratta di limitare le provvigioni sono previste, per buoni motivi, delle distinzioni. I collaboratori degli assicuratori sono impiegati. Non è pertanto possibile applicare nei loro confronti le stesse regole in materia di provvigioni applicate agli intermediari esterni per ciascun contratto stipulato. Inoltre, i collaboratori degli assicuratori non sono solo responsabili della vendita ma svolgono compiti variegati.
La Commissione della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S) ha dato il suo accordo di principio a EFAS, un segnale positivo e importante. Nel contempo, però, la commissione introduce inutili doppioni. I Cantoni avrebbero accesso ai dati di fatturazione degli assicuratori, ciò che è in contrapposizione fondamentale con l’idea di EFAS. Un altro punto discutibile è l’integrazione delle cure di lunga durata. Per curafutura e santésuisse è fondamentale che EFAS decolli una volta per tutte e che questo importante progetto venga attuato in modo snello e permetta di migliorare l’efficienza e di ridurre i costi del sistema sanitario a lungo termine.
Che ieri la CSSS-S abbia fatto un passo avanti sul dossier EFAS è senz’altro positivo. Tuttavia, alcune delle decisioni adottate sono in contrasto con il vero obiettivo del finanziamento uniforme. Questo vale sia per il controllo delle fatture che per le cure di lunga durata. curafutura e santésuisse deplorano la decisione di concedere ai Cantoni l’accesso ai dati di fatturazione in possesso degli assicuratori. Per i nostri assicuratori la situazione è chiara: il controllo delle fatture rientra nelle loro competenze chiave. Grazie a questa attività, gli assicuratori malattia ottengono complessivamente risparmi annuali di oltre 3,5 miliardi di franchi, un ammontare pari a circa il 10 per cento dei premi. Questi risparmi vanno a vantaggio degli assicurati. Il fatto che anche i Cantoni possano prendere visione delle singole fatture o addirittura ricontrollarle è inefficiente, sproporzionato e assolutamente incomprensibile dal punto di vista degli assicuratori.
Altra nota dolente: la CSSS-S è favorevole all’integrazione delle cure di lunga durata nel progetto EFAS. Questo cambia il quadro generale, perché il progetto si troverebbe a includere un ambito per il quale non ci sono ancora dati. curafutura e santésuisse ritengono più sensato integrare in un primo tempo le cure acute e discutere dell’integrazione di quelle di lunga durata solo quando saranno disponibili i dati corrispondenti. Gli assicuratori sono disposti a dare priorità alle discussioni necessarie in modo che questa importante riforma venga finalmente realizzata.
L’obiettivo principale di EFAS è di eliminare gli incentivi negativi nel sistema e aumentare l’efficienza e la qualità. Il progetto promuove il trasferimento delle prestazioni dal regime stazionario a quello ambulatoriale, più conveniente, rendendolo socialmente sostenibile e aumenta l’attrattiva dei modelli assicurativi alternativi (premi più bassi) dando così ulteriore slancio alle cure integrate. Se si vuole che i costi della sanità restino sostenibili a lungo termine, il Parlamento dovrebbe tenere conto di questo obiettivo.
Chi si aspettava la stessa chiarezza dal secondo pacchetto di misure di contenimento dei costi è rimasto deluso. Nelle undici pagine di modifiche legislative e nell’ottantina di pagine di messaggio trasmesso al Parlamento lo scorso settembre non si trovano indicazioni precise sui risparmi che le sette misure proposte dovrebbero generare. A dire il vero, non si trova nemmeno un ordine di grandezza approssimativo.
Questo ci deve far riflettere. È il caso di analizzare le singole misure e cercare di capire le intenzioni di chi le ha varate? Così facendo, si cadrebbe nello stesso errore di certi ingegneri che cercano una soluzione per ogni problema, senza chiedersi se questo esiste davvero e se la domanda è pertinente. Un atteggiamento che sembra purtroppo ormai diffuso anche nella politica sanitaria.
Proviamo allora innanzitutto a considerare il secondo pacchetto di misure nella sua globalità. È decisamente paradossale che il Consiglio federale affermi di voler controllare i costi mentre sembra incapace di quantificare i risparmi previsti. D’altra parte, sappiamo esattamente a che velocità i costi aumentano: +2,5% all’anno nell’ultimo decennio. Se si considera che i costi complessivi a carico dell’AOMS si attestano attualmente a 36 miliardi di franchi, l’incremento medio risulta essere di 900 milioni di franchi all’anno. Senza cifre dettagliate, non possiamo però sapere quale sia il potenziale di risparmio delle misure in relazione al volume totale e all’aumento dei costi. La nostra valutazione sarebbe molto diversa a seconda dell’entità dei risparmi che si potrebbero ottenere: 10 milioni (il pacchetto avrebbe un impatto insignificante sui costi), 100 milioni (il pacchetto darebbe un leggero contributo al contenimento dei costi) o 1 miliardo di franchi (il pacchetto di misure sarebbe la panacea)?
Viene quindi da chiedersi la ragione di questa mancanza di indicazioni sui risparmi previsti. Si tratta forse di una sorta di «reticenza scientifica» viste le difficoltà di fare previsioni nel contesto attuale? Guardando in dettaglio le sette misure proposte, la conclusione a cui si giunge è piuttosto un’altra: pur evocando il concetto di «contenimento dei costi», il secondo pacchetto di misure non genera veri risparmi. Del resto, manca anche una spiegazione dei meccanismi che permetterebbero di realizzare tali economie.
In realtà, anziché alla riduzione dei costi, assisteremo a un ennesimo aumento della regolamentazione statale che contribuirà a favorire il micromanagement. L’esempio più lampante è la misura riguardante le cure integrate, decantata come il fiore all’occhiello del pacchetto. Sebbene le reti di cure coordinate si stiano sviluppando organicamente da anni e sempre più assicurati vi facciano ricorso scegliendo un modello assicurativo alternativo, il progetto di revisione propone di regolamentare pesantemente proprio questo settore. Verrebbero creati ulteriori posti di lavoro in seno all’amministrazione, in quanto i Cantoni sarebbero responsabili dell’autorizzazione di queste reti (come fanno oggi per i medici) e dell’assegnazione dei mandati di prestazione. Il Consiglio federale avrebbe inoltre la facoltà di definire criteri aggiuntivi.
In sintesi, sembra proprio che siamo di fronte a un caso di «etichetta ingannevole», visto che quello che è stato presentato come un pacchetto di misure per contenere i costi in realtà non rappresenta altro che un insieme di provvedimenti che porta a una maggiore regolamentazione. Tutto questo in un sistema il cui grande problema è proprio l’eccesso di regole, tale da renderlo così complesso che quasi nessuno ormai può affermare di avere una visione d’insieme.
Sul tavolo ci sono misure concrete che potrebbero davvero contenere i costi: TARDOC e EFAS. Il nuovo tariffario medico ambulatoriale TARDOC avrebbe permesso di risparmiare 500 milioni di franchi se fosse entrato in vigore nel 2021, grazie a un sistema di neutralità dei costi che fissa una crescita massima del +3% (contro al +9% effettivo con il TARMED solo nel 2021). Il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie, EFAS, potrebbe generare risparmi compresi tra 1 e 3 miliardi di franchi. Purtroppo entrambi i progetti sono stati rinviati più volte: il TARDOC dal Consiglio federale, EFAS dal Consiglio degli Stati. Non ci resta che sperare che vengano presto attuati. Una cosa è certa: la soluzione al problema dell’aumento dei premi non verrà dal secondo pacchetto di misure.
Martedì il Consiglio federale ha annunciato i premi dell’assicurazione malattia per il 2023 che aumenteranno in media del 6,6%. L’aumento dei premi riflette l’aumento dei costi sanitari, da imputare, tra l’altro, al recupero di interventi rinviati durante il periodo pandemico. Tuttavia, si sarebbero potuti compiere passi avanti almeno per quanto riguarda le riforme più importanti del sistema sanitario, in modo da eliminare definitivamente i falsi incentivi più evidenti che lo caratterizzano. curafutura chiede al Consiglio federale, al Dipartimento federale dell’interno e al Parlamento di assumersi le proprie responsabilità e di sostenere la revisione del tariffario medico (TARDOC), il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS) e l’eliminazione dei falsi incentivi nei margini di distribuzione dei medicamenti. Queste riforme vanno attuate in tempi brevi.
Il potenziale di contenimento dei costi dei due pacchetti di misure del Consiglio federale non è noto ed è più che discutibile. Quello delle riforme più importanti del sistema sanitario, invece, è notevole: se non venissero costantemente rinviate, le riforme potrebbero frenare subito l’aumento dei costi.
Se fosse stato introdotto nel 2021, il nuovo tariffario medico TARDOC avrebbe permesso di risparmiare oltre 500 milioni di franchi nel settore ambulatoriale. Il concetto di neutralità dei costi elaborato con il TARDOC garantisce un aumento annuo dei costi nel settore ambulatoriale pari ad un massimo del 3%. Nel 2021 è stato registrato un aumento del 9%, di cui una parte più che proporzionale nel settore ambulatoriale ospedaliero.
Il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS) potrebbe far risparmiare almeno un miliardo di franchi. Purtroppo questa riforma è bloccata al Consiglio degli Stati dal 2019 e la sua discussione in seduta plenaria è stata di nuovo rinviata.
La revisione del sistema dei margini di distribuzione dei medicamenti consentirebbe infine di aumentare la quota di mercato dei generici, che in Svizzera è ancora molto bassa e si attesta a circa il 20%. La revisione comporterebbe un risparmio immediato di 60 milioni di franchi, a cui si aggiungerebbero diverse centinaia di milioni di franchi grazie alla sostituzione dei farmaci originali con generici e biologici.
Insieme queste tre riforme chiave hanno un potenziale di contenimento dei costi di oltre il 5% del totale dei premi, un potenziale che attualmente non viene sfruttato.
L’indice di solvibilità degli assicuratori è diminuito da un valore medio di 207% a 163%. Questa evoluzione conferma purtroppo gli avvertimenti degli assicuratori circa la volatilità «naturale» delle riserve imputabile alle variazioni annuali dei rischi.
Alla luce di questa situazione, curafutura ritiene che ulteriori misure politiche per ridurre o aumentare le riserve siano controproducenti e pericolose. L’anno scorso gli assicuratori sono stati spinti a ridurre le loro riserve e a calcolare i premi per il 2022 con un margine per quanto possibile stretto in una fase in cui l’evoluzione dei premi era pressoché nulla. Oggi è evidente che sarebbe stato più sensato lasciar loro un margine di manovra più ampio in modo tale da contenere l’aumento dei premi nel 2023.