Oggi è possibile, in casi eccezionali, ottenere il rimborso di medicamenti che non fanno parte dei 3’200 farmaci inclusi nell’elenco delle specialità rimborsati dall’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS). Questo avviene dopo un esame del singolo caso (“off-label use”) da parte degli assicuratori malattia. Negli ultimi anni, un numero crescente di pazienti ha potuto beneficiare di questa possibilità, per esempio per nuove terapie oncologiche. Basti pensare che nel 2019 sono state trattate 38 000 richieste. Con l’obiettivo di ottimizzare l’accesso per tutti i pazienti curafutura ha presentato oggi, in occasione dell’incontro annuale con i media, il lancio di una nuova piattaforma.

I pazienti fanno sempre più spesso uso di farmaci che non vengono rimborsati automaticamente. O perché il farmaco è nuovo e non esiste ancora una decisione sulla sua rimborsabilità; oppure perché si tratta di un farmaco che viene utilizzato per indicazioni aggiuntive. In questi casi gli assicuratori malattia possono rimborsare un medicamento solo se sono soddisfatte numerose condizioni, tra cui, in particolare, l’efficacia e la sicurezza verificate sulla base dei risultati di studi pubblicati e il rapporto costi-benefici . Attualmente ogni assicuratore malattia agisce per conto proprio. Gli assicuratori malattia ritengono necessario intervenire.

Una piattaforma comune garantisce analoghe condizioni di accesso per i pazienti

In futuro, i membri di curafutura (CSS, Helsana, Sanitas e KPT) e Swica intendono consolidare i loro cosiddetti studi di rating e mettere a disposizione le valutazioni su una piattaforma comune che sarà aperta a tutti gli assicuratori che desiderano aderire all’iniziativa.

La banca dati, che fungerà da base per la valutazione dei benefici in vista del rimborso di medicamenti utilizzati “off-label”, garantisce che la valutazione clinica in un determinato contesto sia uguale per tutti. Inoltre l’analisi dei potenziali rischi e benefici è consolidata grazie alla collaborazione con i medici di fiducia degli assicuratori malattia. In questo modo viene assicurata una valutazione ponderata e obiettiva basata su pubblicazioni cliniche scientifiche, ciò che promuove la fiducia nel sistema di rimborso dell’uso nel singolo caso.

Accesso più rapido ai nuovi medicamenti

Il rimborso nel singolo caso non è la regola, ma uno strumento importante per garantire ai pazienti un accesso per quanto possibile rapido ai nuovi trattamenti. Per essere regolarmente rimborsato, un medicamento deve essere esaminato da Swissmedic e omologato per il mercato svizzero. In una seconda fase, l’Ufficio federale della sanità pubblica lo inserisce nell’elenco delle specialità. Questa procedura richiede un certo lasso di tempo.

Il rimborso nel singolo caso deve restare un’eccezione

Negli ultimi anni, il rimborso di medicamenti utilizzati al di fuori delle indicazioni autorizzate ha segnato una forte crescita. Tra il 2017 e il 2019 il numero di richieste è aumentato da 26’000 a 38’000, di cui l’80% viene approvato. Questo è positivo perché permette ai pazienti di accedere più rapidamente a terapie efficaci. Allo stesso tempo, però, mostra la tendenza delle case farmaceutiche a non chiedere né l’omologazione di Swissmedic né l’ammissione nell’elenco delle specialità. Per l’azienda produttrice può infatti risultare finanziariamente più interessante che il farmaco venga rimborsato caso per caso anziché automaticamente.

Questa strategia è contraria all’idea che sta alla base dell’uso “off-label”. L’assunzione dei costi nel singolo caso dev’essere temporanea o avere carattere eccezionale fintanto che i medicinali non sono omologati e non possono essere regolarmente rimborsati dall’assicurazione malattia. Per rimediare a questa situazione, curafutura auspica che gli assicuratori possano chiedere l’omologazione e l’ammissione di un medicamento nell’elenco delle specialità, possibilità attualmente riservata alle aziende produttrici.

La necessità di riformare il tariffario medico, non più al passo coi tempi, è incontestabile. La decisione di ieri del Consiglio federale di rimandare l’approvazione del TARDOC è dunque incomprensibile. I partner tariffali curafutura, FMH e CTM considerano che questa sia un’occasione persa per introdurre un tariffario che permetta di fatturare correttamente le prestazioni e che rispecchi le evoluzioni tecniche della medicina ambulatoriale. Questo nuovo rinvio penalizza i pazienti, gli assicurati e i fornitori di prestazioni. Frena anche le forze riformatrici nel sistema sanitario. I partner tariffali curafutura, FMH e CTM verificheranno ora se le richieste del Consiglio federale sono attuabili. Al contempo tendono la mano a coloro che vorranno collaborare alla revisione del tariffario, aspettandosi dal ministro della salute un appoggio in questo senso e, se necessario, che faccia uso della propria autorità.

Ogni anno supplementare con il TARMED danneggia il nostro sistema sanitario, perché con questo tariffario, valido dal 2004, le prestazioni mediche sono fatturate in modo sempre più squilibrato e non più al passo coi tempi. Questo penalizza i pazienti e conduce a fatturazioni non appropriate visto che alcune prestazioni sono sovrafatturate, altre invece sottofatturate e non coprono più i costi. Prestazioni importanti, per esempio nel settore delle cure mediche di base o della psichiatria, continueranno a non essere fatturate in modo appropriato. In questo modo lo sviluppo dell’interprofessionalità viene complicato. Le prestazoni mediche devono essere riflettute correttamente e in modo equilibrato nel tariffario, come previsto dalla LAMal. Solo in questo modo un approvvigionamento buono e di qualità può essere assicurato.

I partner tariffali curafutura, FMH e CTM analizzeranno ora la decisione del Consiglio federale nell’ottica di capire fino a che punto le richieste di revisione del TARDOC sono appropriate e possono essere messe in pratica, in quanto il TARDOC, nella sua versione attuale, soddisfa i criteri previsti nella legge. La maggioranza dei fornitori di prestazioni (FMH) e degli assicurati (51 %), rappresentati dai membri di curafutura CSS, Helsana, Sanitas e KPT, così come da SWICA e CTM (AINF, AI, AM) sostiene il TARDOC. Nel frattempo anche gli ospedali pediatrici si sono espressi a favore di un’introduzione rapida del TARDOC. Con il concetto di un’introduzione del TARDOC basata sulla neutralità dei costi si assicura che il cambiamento tariffale dal TARMED al TARDOC non scaturisca costi supplementari. Così, i partner tariffali non si trovano d’accordo con il Consiglio federale su punti chiave «Chi cerca per anni soluzioni, facendole approvare nei propri gremi in modo democratico, viene penalizzato, chi fa opposizione e sta in disparte, viene premiato. Si tratta di un colpo mortale per l’autonomia tariffale» dice Joachim Eder, Presidente dell’organizzazione ats-tms di curafutura, FMH e CTM a proposito della risposta della Confederazione. Secondo lui la decisione del Consiglio federale è uno schiaffo per tutti i partecipanti. Il direttore di curafutura Pius Zängerle è particolarmente irritato che «il Consiglio federale neghi fatti e cambi le regole del gioco». La Presidente della FMH Yvonne Gilli afferma che «il TARMED è obsoleto e non corrisponde più alla realtà dell’attuale medicina nell’era digitale. Non possiamo continuare a fatturare 12 milliardi di franchi all’anno con un tariffario non più appropriato.»

I prossimi passi in tre punti
Siamo pronti ad attuare le richieste del Consiglio federale entro fine 2021:
Attuiamo ciò che è possibile entro la fine del 2021; il resto verrà attuato in un secondo tempo. Non lo facciamo da soli bensì – come auspicato dal Consiglio federale – con il sostegno personale del Ministro della salute e congiuntamente agli altri partner tariffali. Invitiamo H+ e santésuisse, con l’aiuto di ats-tms come interfaccia, a riprendere la collaborazione sul piano materiale e formale.

Siamo pronti a creare una buona base per la nuova organizzazione tariffale nazionale, sulla base di quanto richiesto dal Consigliere federale Berset.
Il TARDOC è così introdotto come tariffario per singole prestazioni il 1.1.2023.

Gli altri partner tariffali sono invitati ad attuare le proprie promesse.
Ci aspettiamo entro il 20 agosto 2021 una proposta concernente i forfait con un grado di maturità appropriato e che rispecchi quello del TARDOC, in modo che entro fine 2021 tutti i concetti e contratti possano venire inoltrati e messi in vigore.

Il trasferimento delle prestazioni dal settore stazionario a quello ambulatoriale ha un effetto positivo sui costi complessivi dell’assicurazione malattia obbligatoria (AOMS). Tuttavia, l’impatto del passaggio al regime ambulatoriale si è rivelato più modesto di quanto ci si aspettasse, considerati gli sforzi promossi in tal senso a livello cantonale e nazionale. È questa, in sintesi, la conclusione di un’analisi realizzata da curafutura che copre il periodo dal 2015 al 2019.

La scelta dei Cantoni di portare avanti con determinazione a partire dal 2017 l’ambulatorizzazione aveva suscitato un’ampia eco mediatica. Da allora sono passati diversi anni. Sulla base dei dati di fatturazione dei suoi membri (Helsana, CSS e Sanitas), curafutura ha analizzato il periodo compreso tra il 2015 e il 2019 e ha evidenziato le tendenze seguenti.

Difficoltà iniziali e risultato più modesto del previsto
Il trasferimento delle prestazioni ha prodotto un effetto nella direzione auspicata, che però si è rivelato più modesto del previsto, in particolare nella fase iniziale. Del resto, anche le differenze cantonali a livello di attuazione sono state importanti. Solo dopo l’introduzione dell’elenco nazionale con 6 gruppi di interventi è stato possibile accelerare l’ambulatorizzazione. Questo elenco, vincolante a livello nazionale, è stato introdotto nel 2019, ossia due anni dopo il primo elenco cantonale con 16 interventi (per le cifre dettagliate vedi la Sintesi).

Se riferito a 10 000 assicurati, il numero di casi standardizzati nel settore stazionario è diminuito del 24,4% nel periodo considerato, mentre i casi nel settore ambulatoriale hanno segnato una crescita del 12,4% a fronte di un aumento complessivo moderato dei casi (ambulatoriali e stazionari) pari al 2,1%.

Impatto sui costi lordi dell’AOMS positivo ma modesto
Se si considerano i costi lordi dell’AOMS per assicurato, nel 2019 si osserva un calo dei costi totali (ambulatoriali e stazionari) rispetto all’anno precedente, che risulta ancora più pronunciato se il confronto viene fatto con il primo anno del periodo in esame, ossia il 2015. Occorre precisare però che i risparmi possono essere attribuiti solo in parte al passaggio al settore ambulatoriale. Ad avere un ruolo fondamentale sono stati altri fattori come l’intervento del Consiglio federale nella struttura tariffaria Tarmed nel 2018 o la stagnazione generale del numero di casi nel settore stazionario (per le cifre dettagliate vedi la Sintesi).

Risparmi potenziali per quasi 100 milioni di franchi all’anno
Supponendo che il 90% dei 6 interventi inclusi nell’elenco nazionale possa essere eseguito in regime ambulatoriale, i calcoli di curafutura per il 2019 indicano un risparmio potenziale per l’AOMS di 24,8 milioni di franchi (estrapolazione per tutta la Svizzera). Se si tiene conto dei risparmi realizzati dai Cantoni, che ammontano a 73,5 milioni di franchi, per i 6 gruppi di interventi risulterebbe un risparmio totale di 98,3 milioni di franchi.

Conclusione: gli incentivi negativi hanno un effetto frenante
curafutura conclude quindi che laddove è opportuno sul piano medico, fattibile dal punto di vista tecnico ed economicamente più conveniente, gli interventi devono essere eseguiti ambulatorialmente. Gli incentivi negativi, imputabili tra l’altro a sistemi di finanziamento diversi per i settori ambulatoriale e ospedaliero, hanno un effetto frenante.

Per questo motivo, curafutura ritiene importante che il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS) venga portato avanti con urgenza, perché permetterà di ridurre l’onere che grava sugli assicurati e sui contribuenti senza peraltro compromettere la qualità delle cure mediche, a tutto vantaggio dei pazienti.

Secondo Pius Zängerle, direttore di curafutura, le distorsioni tariffarie che già esistono nel settore ambulatoriale possono essere corrette se il Consiglio federale approverà il nuovo tariffario TARDOC, che gli è stato sottoposto per approvazione. TARDOC riflette le condizioni economiche attuali e lo stato della medicina e della tecnica medica e verrà adeguato a cadenza regolare in base agli sviluppi futuri.

Le riserve nell’assicurazione di base coprono tre mesi e mezzo di spese. È un livello ragionevole che non giustifica un’ulteriore intervento normativo. curafutura approva le decisioni adottate oggi dal Consiglio degli Stati, che ha respinto le iniziative cantonali volte a stabilire un tetto obbligatorio.

Le riserve degli assicuratori malattia permettono di garantire la stabilità finanziaria del sistema sanitario e di rimborsare in qualsiasi momento le prestazioni di cura. Non è quindi opportuno volerle ridurre ad ogni costo. Le iniziative cantonali respinte dalla Camera alta propongono invece di riportare al 150% il tasso di solvibilità massimo.

Le iniziative non tengono conto del fatto che la regolamentazione era già stata modificata dal Consiglio federale lo scorso aprile per permettere agli assicuratori di ridurre le riserve e che la soglia è stata fissata al 100% del tasso di solvibilità. Secondo curafutura occorre aspettare che la modifica introdotta produca i suoi effetti prima di avviare nuovi progetti normativi.

Contrariamente alle prime proiezioni, nel 2020 il volume delle prestazioni fornite dagli ospedali a carico dell’AOMS è rimasto costante rispetto all’anno precedente. È quanto risulta dalle analisi condotte da curafutura sulla base delle prestazioni effettive fornite nel 2020. Secondo l’analisi, la pandemia ha indotto una stagnazione naturale del volume di prestazioni

curafutura ha valutato le prestazioni fornite a carico dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS) nell’anno della pandemia 2020 giungendo alla conclusione che, nonostante un leggero calo (-0,3%1 ), gli ospedali hanno fornito all’incirca lo stesso volume di prestazioni rispetto all’anno precedente: nel 2019 le prestazioni fornite hanno totalizzato 13,03 miliardi di franchi, nel 2020 12,98 miliardi. Considerando tutti i fornitori di prestazioni, risulta addirittura un aumento dell’1% (vedi tabella).

Si tratta di un risultato sorprendente visto che, a causa della pandemia e del conseguente rinvio di interventi chirurgici, gli ospedali avevano previsto una riduzione significativa delle prestazioni dell’ordine di miliardi di franchi. Previsione che non si è avverata. Le richieste di sostegno finanziario tramite i premi degli assicurati sono dunque da escludere.

L’analisi (vedi tabella) mostra che la pandemia ha avuto un impatto differenziato sui fornitori di prestazioni. Il volume delle prestazioni fornite dai medici è rimasto stabile rispetto al 2019 (+0,2%), mentre è aumentato del 7,1% per quello delle case di cura e del 3,4% per quello delle organizzazioni Spitex. È invece diminuito per i fisioterapisti (-2,4%). Le prestazioni a carico dell’AOMS sono cresciute del 4,1% nel caso delle farmacie e del 6% nel caso dei laboratori.

Secondo Pius Zängerle, direttore di curafutura, la pandemia ha stabilizzato nel breve periodo l’aumento delle prestazioni fornite dagli ospedali, il che è positivo per gli assicurati. Si prevede però che in futuro i costi sanitari faranno nuovamente registrare un forte aumento. Ecco perché è così importante adottare misure mirate nell’interesse degli assicurati, come il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS), la revisione dei tariffari (TARDOC, RBP) e gli interventi sui prezzi dei medicamenti.

curafutura ha analizzato la politica dei prezzi relativa ai farmaci a maggiore spesa che figurano nell’elenco dei medicamenti sottoposti a riesame. In alcuni casi, il prezzo attuale è quasi il 100% più alto di quanto dovrebbe essere. Secondo i calcoli di curafutura, ad essere particolarmente «fuori prezzo» sono l’antiepilettico Lyrica e l’antianemico Aranesp. Se i prezzi di tutti i farmaci della tranche 2021 fossero calcolati correttamente, il risparmio potenziale si aggirerebbe attorno ai 250 milioni di franchi.

L’antiepilettico Lyrica, il fluidificante del sangue Xarelto e l’antianemico Aranesp figurano nell’elenco dei medicamenti che l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) esaminerà nel 2021 nell’ambito del riesame triennale delle condizioni di ammissione. curafutura ha analizzato questi tre farmaci e altri 17 riportati nell’elenco 2021 e ha formulato alcune raccomandazioni all’UFSP. L’analisi concerne i 20 farmaci che generano la maggiore spesa nella tranche sottoposta a riesame quest’anno. Secondo le stime di curafutura, dal solo riesame di questi 20 farmaci può risultare un risparmio potenziale del 16 per cento sui prezzi di fabbrica per la consegna, ossia un importo pari a 115 milioni di franchi.

Dall’analisi di curafutura risulta inoltre un potenziale di risparmio del 12 per cento per tutti i medicinali sottoposti a riesame nel 2021, vale a dire attorno a 250 milioni di franchi.

Secondo l’analisi, ad essere particolarmente eccessivo è il prezzo di tre dei 20 farmaci analizzati nel dettaglio da curafutura.

Il prezzo di fabbrica per la consegna dell’antiepilettico Lyrica (75 mg/56 compresse) è pari attualmente a 54,05 franchi, mentre secondo l’analisi di curafutura dovrebbe attestarsi a 27,11 franchi. Questo significa che è quasi il 100 per cento più elevato di quanto risulta dai calcoli basati su criteri economici. Anche l’antianemico Aranesp (500 mcg soluz. iniettabile con protezione dell’ago) è troppo caro. Attualmente, costa 1140,31 franchi (prezzo di fabbrica per la consegna), mentre secondo i calcoli dovrebbe costare 584,48 franchi. Altrettanto eccessivo è il prezzo del Duodart (compressa 0,5mg/0,4mg, 90 pezzi), un farmaco usato per trattare l’iperplasia prostatica: attualmente costa 95,21 franchi (prezzo di fabbrica) anziché 64,52 franchi secondo i calcoli (vedi elenco dei farmaci analizzati da curafutura in calce al presente comunicato).

“Nel confronto internazionale la Svizzera resta un’isola dei prezzi elevati” osserva il direttore di curafutura Pius Zängerle. Inoltre, nonostante le riduzioni di prezzo disposte, la progressione della spesa per i medicamenti supera quella della spesa complessiva dell’assicurazione di base, una situazione alla quale bisogna porre rimedio adottando misure efficaci. L’UFSP ha completato il primo ciclo di riesame triennale dei medicamenti nel 2012. Nel 2016 ha definito mediante sorteggio l’attuale ordine dei medicamenti da riesaminare. Una delle sfide attuali è che vi sono regolarmente farmaci che non vengono riesaminati sebbene figurino nell’elenco di quelli da riesaminare.

Si tratta di prodotti esclusi dal riesame sistematico in ragione di cambiamenti, per esempio del cambiamento delle indicazioni terapeutiche. curafutura si impegna a garantire che il riesame venga realizzato su base annua in modo da realizzare direttamente dei risparmi. Il riesame sistematico dei prezzi dei farmaci è la misura più importante per ridurre il livello dei prezzi dei farmaci.

Vi sono però anche altri mezzi che possono contribuirvi. Per esempio, si potrebbe effettuare un confronto tra standard terapeutici identici e indicazioni terapeutiche identiche, indipendentemente dal fatto che il farmaco sia protetto da brevetto o meno. Nel caso degli anticoagulanti (inibitori del fattore Xa), per esempio, si potrebbero ottenere ulteriori risparmi per oltre 100 milioni di franchi.

Anche la proposta di una regolamentazione dei margini di distribuzione privi di falsi incentivi, che promuoverebbe la penetrazione sul mercato di farmaci con brevetto scaduto (generici/biosimilari), andrebbe nella giusta direzione.

Lo stesso vale per l’introduzione di modelli di prezzo basati sulla prevalenza, ossia la frequenza di una malattia o di un sintomo in una popolazione in un dato momento. In uno studio commissionato da curafutura, il potenziale di risparmio per i 20 farmaci a maggiore spesa è stato stimato in 242 milioni di franchi svizzeri nel 2020.

Per curafutura la decisione del Consiglio federale di rendere più flessibile l’uso delle riserve è un passo nella giusta direzione. Tuttavia, secondo l’associazione, è mancato il coraggio di andare oltre. Con la modifica dell’ordinanza adottata dal Consiglio federale, gli assicuratori con riserve elevate difficilmente saranno in grado di offrire premi più bassi, perché non sono autorizzati a fissarli sotto i costi previsti. Di conseguenza, è improbabile che gli sforzi del Consiglio federale per mantenere i premi a un livello il più basso possibile si concretizzino.

curafutura accoglie favorevolmente la direzione adottata con la revisione dell’ordinanza, che ha come obiettivo la riduzione volontaria delle riserve. Questo sarà ora possibile da una quota di solvibilità minima del 100% (invece del 150%), in linea con la direzione auspicata da curafutura. curafutura rifiuta tuttavia un’obbligatorietà della riduzione delle riserve.

Secondo curafutura, la decisione di ieri dimostra che non c’è la volontà da parte del governo federale di includere maggiormente le riserve nel calcolo dei premi. “Con queste modifiche all’ordinanza difficilmente gli assicuratori con riserve elevate potranno offrire premi più bassi, perché questi continueranno a non potere essere fissati sotto i costi previsti” dice Pius Zängerle, direttore di curafutura.

Per risolvere questa situazione, l’UFSP avrebbe dovuto cambiare la sua pratica di approvazione dei premi. L’istituzione di un “piano di riduzione con premi il più possibile vicini ai costi previsti” è intrinsecamente contraddittoria. curafutura avrebbe quindi accolto con favore la possibilità per gli assicuratori di fissare premi che non coprono i costi: quando si approvano i premi, i costi stimati dovrebbero essere confrontati con le entrate previste e con eventuali diminuzioni di riserve. Questo permetterebbe di stabilizzare i premi sul lungo termine senza mettere in pericolo la solvibilità degli assicuratori malattia.

Solo in questo modo gli assicurati potrebbero effettivamente beneficiarne, perché tutti gli assicuratori, in concorrenza tra loro, avrebbero interesse a proporre premi più bassi per i prossimi anni. Questo perché gli assicuratori hanno un interesse diretto a fare in modo che i loro premi rimangano i più bassi possibile, così da mantenere e attirare clienti. Va da sé, quindi, che un assicuratore sfrutterebbe la possibilità di ridurre le riserve e di includerle nel calcolo dei premi, così da potere offrire premi interessanti.

Il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie sta finalmente riprendendo slancio sul piano politico. Il prossimo 14 aprile la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati procederà a ulteriori audizioni. I membri dell’alleanza EFAS si impegnano a favore dell’introduzione in tempi brevi di questo progetto, che permetterà di ridurre l’onere per gli assicurati e i contribuenti, senza compromettere la qualità dell’assistenza sanitaria o la soddisfazione dei pazienti nei confronti del sistema sanitario svizzero.

L’iniziativa parlamentare presentata nel 2009 dalla consigliera nazionale Ruth Humbel (PPD) dal titolo «Finanziamento delle prestazioni della salute da parte di un unico soggetto» è sostenuta praticamente da tutti gli attori del settore sanitario. Eppure, ancora oggi le prestazioni ambulatoriali e stazionarie non sono finanziate in modo uniforme. L’alleanza EFAS (vedi riquadro) si impegna con determinazione per porre fine a questo squilibrio e ha sostenuto fin dall’inizio gli sforzi volti a introdurre rapidamente e in modo snello un sistema di finanziamento uniforme (EFAS). Questa soluzione pragmatica migliora l’efficienza del sistema sanitario e fornisce ai Cantoni e agli assicuratori malattia una visione d’insieme più chiara. Si tratta di una riforma fondamentale per la politica sanitaria che offre un elevato potenziale di contenimento dei costi e contribuisce a ridurre l’onere che grava sugli assicurati e i contribuenti.

Attualmente, però, il trasferimento sistematico delle cure dal regime stazionario a quello ambulatoriale porta a un aumento dei premi anziché a una loro riduzione. Questo è dovuto alle diverse modalità di finanziamento: le cure ambulatoriali sono finanziate al 100% dai premi dell’assicurazione malattia, quelle stazionarie principalmente dalle entrate fiscali. Se grazie al progresso medico le cure sono fornite in regime ambulatoriale anziché stazionario, il finanziamento attraverso le imposte viene a cadere. Ne consegue che i premi aumentano anche se i costi delle cure diminuiscono, facendo crescere la quota della spesa sanitaria finanziata con i premi pro capite applicati dagli assicuratori malattia. Per questo motivo l’alleanza EFAS si batte affinché il finanziamento uniforme diventi realtà.

Per non ritardarne inutilmente l’introduzione, l’alleanza EFAS ritiene che non sia opportuno integrare il finanziamento delle cure di lunga durata e che occorra prima di tutto fare trasparenza sui costi di queste cure. EFAS è troppo importante per dover aspettare altri cinque anni. La richiesta dei membri dell’alleanza è chiara: per prima cosa bisogna introdurre EFAS nel settore delle cure acute. L’integrazione delle cure di lunga durata dovrà intervenire in un secondo tempo, quando tutte le condizioni saranno riunite.

Dopo l’approvazione di EFAS da parte del Consiglio nazionale nel 2019, l’alleanza confida nel fatto che la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati seguirà la stessa linea. Il rapporto pubblicato dal DFI lo scorso 9 febbraio 2021 va nella direzione auspicata.

Ampio sostegno a EFAS
L’alleanza EFAS riunisce curafutura, FMH, fmc, FMCH, Bündnis Freiheitliches Gesundheitswesen, Forum
Gesundheit Schweiz, H+, Interpharma, medswiss.net, pharmaSuisse, RVK, SBV, kf, l’Organizzazione
svizzera dei pazienti (OSP) e vips.

Mancati risparmi per 100 milioni di franchi anche a causa degli incentivi sbagliati a livello di margini di distribuzione

Nel 2020, il ricorso modesto ai farmaci biosimilari ha precluso risparmi per un importo pari a circa 100 milioni di franchi. È quanto indica il barometro svizzero dei biosimilari 2020, pubblicato quest’anno per la prima volta. Dodici anni dopo il lancio sul mercato dei primi biosimilari in Svizzera, l’uso di questa alternativa ai farmaci biologici, economicamente conveniente, è tuttora insufficiente, con grandi differenze a livello regionale. Per aumentare la quota di mercato dei biosimilari e realizzare il potenziale di risparmio, occorre rimuovere rapidamente gli incentivi sbagliati legati ai margini di distribuzione.

In Svizzera la spesa per i farmaci è in crescita da anni. Il 2020 non fa eccezione: l’incremento della spesa a carico dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie è stato pari a circa 300 milioni di franchi, il che corrisponde a un aumento del 4% rispetto all’anno precedente. Circa il 75% dei costi supplementari è imputabile ai trattamenti per le malattie tumorali e autoimmuni. I farmaci biologici, chiamati così perché prodotti mediante biotecnologie, sono fondamentali nel trattamento di queste malattie e la loro somministrazione è diffusa. Dato però che i processi produttivi sono complessi e costosi, la loro incidenza sulla spesa è elevata. I biosimilari, che hanno costi inferiori, rappresentano ormai da una dozzina di anni un’alternativa valida per contenere l’aumento della spesa. Secondo i calcoli di curafutura, biosimilar.ch e Intergenerika, se alla scadenza del brevetto si sostituissero sistematicamente i farmaci biologici con il loro biosimilare più conveniente e con un’efficacia equivalente, il sistema sanitario svizzero potrebbe risparmiare ogni anno circa 100 milioni di franchi.

Rimuovere gli incentivi sbagliati a livello di margine di distribuzione
Gli incentivi sbagliati – come gli attuali margini di distribuzione – ostacolano un uso più diffuso dei biosimilari e precludono risparmi sostanziali che andrebbero a vantaggio degli assicurati. Nel sistema attuale, più alto è il prezzo del farmaco, maggiore è il guadagno dei farmacisti e dei medici, che hanno quindi un interesse diretto a dispensare un preparato originale anziché un biosimilare o un generico meno costoso. curafutura, biosimilar.ch e Intergenerika chiedono all’UFSP di intervenire rapidamente. Secondo Pius Zängerle, direttore di curafutura, per promuovere il ricorso a generici e biosimilari, i margini di distribuzione non devono creare incentivi. «L’inazione causa ogni anno un notevole spreco di denaro a scapito di chi paga i premi».

Grosse differenze regionali
Il Barometro svizzero dei biosimilari 2020, pubblicato per la prima volta da biosimilar.ch, curafutura e Intergenerika con il supporto della società di analisi IQVIA, rivela grandi differenze tra le regioni che non sono spiegabili da motivi di ordine medico. Nella Svizzera romanda i biosimilari sono usati molto più spesso rispetto alla Svizzera tedesca. Anche in Ticino si fa più ampio ricorso ai biosimilari: per esempio, attualmente i biosimilari del principio attivo rituximab, utilizzato tra l’altro nelle terapie oncologiche, vengono già impiegati con maggiore frequenza rispetto al corrispondente prodotto di riferimento. Nella Svizzera centrale, la loro quota di mercato si attesta però solo al 5%. Daniel Sarbach, codirettore del gruppo di lavoro biosimilar.ch, esorta gli ospedali e i dipartimenti della sanità dei Cantoni interessati ad agire perché in fin dei conti è loro responsabilità garantire premi ragionevoli ai cittadini

Se usati sistematicamente, i biosimilari potrebbero già oggi generare un risparmio annuo di circa 100 milioni di franchi. Questo potenziale di risparmio è destinato a crescere in un prossimo futuro data l’imminente scadenza dei brevetti di alcuni dei farmaci biologici più venduti. I biosimilari corrispondenti sono in fase di sviluppo e saranno presto pronti per l’impiego.

Farmaci biologici
Contrariamente ai farmaci chimici di sintesi, i farmaci biologici sono prodotti a partire da organismi viventi geneticamente modificati, come batteri o colture cellulari. Hanno una struttura molecolare complessa e sono costituiti, per esempio, da proteine o acidi nucleici.

Biosimilari
I biosimilari sono prodotti che derivano da farmaci biologici e possono essere commercializzati dopo la scadenza del brevetto del farmaco biologico originale (farmaco di riferimento). Il principio attivo di un biosimilare e del suo farmaco di riferimento è essenzialmente la stessa sostanza biologica. Le differenze tra il biosimilare e il farmaco di riferimento non incidono sulla sicurezza o l’efficacia.
Pius Zängerle e Yvonne Gilli dopo la consegna dei documenti complementari sul nuovo tariffario delle
prestazioni mediche ambulatoriali TARDOC.

In data odierna curafutura e FMH hanno trasmesso all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) le informazioni supplementari richieste sul nuovo tariffario delle prestazioni mediche ambulatoriali TARDOC. L’obiettivo è chiaro: il TARDOC deve sostituire il Tarmed, ormai più che superato, ed entrare in vigore a inizio gennaio 2022.

In data odierna curafutura e FMH hanno presentato all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) la versione rivista del TARDOC, il nuovo tariffario delle prestazioni mediche ambulatoriali. Con l’inoltro delle informazioni supplementari richieste, tutti i requisiti sono soddisfatti e non dovrebbero più esserci ostacoli alla sua introduzione a inizio 2022.

Per curafutura, FMH, la Commissione delle tariffe mediche (CTM) e ats-tms AG la tabella di marcia è chiara: il nuovo tariffario deve entrare in vigore a gennaio dell’anno prossimo. Secondo Josef Dittli, presidente di curafutura e consigliere agli Stati PLR del Canton Uri, il TARDOC è l’unico tariffario che riflette correttamente la situazione attuale negli studi medici e negli ospedali e che può essere introdotto senza causare costi supplementari. Inoltre, trova il sostegno della maggioranza degli assicuratori malattia e dei medici.

Neutralità finanziaria garantita per due anni
Le informazioni supplementari inoltrate all’UFSP comprendono la garanzia dell’estensione della fase di neutralità dei costi da uno a due anni, un piano elaborato da ats-tms per l’aggiornamento continuo del TARDOC, un manuale del tariffario, pareri di esperti, singoli adeguamenti della nomenclatura e spiegazioni in merito alle domande poste dall’UFSP.

Sia FMH che curafutura non vogliono perdere altro tempo. Il Tarmed, ormai obsoleto ma tuttora utilizzato, non rispecchia più in modo adeguato le prestazioni ambulatoriali erogate negli studi medici e negli ospedali. Questa situazione non è più sostenibile, anche perché con questo tariffario vengono fatturati oltre 12 miliardi di franchi all’anno, ossia un terzo dei costi dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS). Questo è il motivo per cui FMH, insieme alla maggioranza degli assicuratori malattia, sostiene con forza il TARDOC.

Oltre che dei quattro membri di curafutura (CSS, Helsana, KPT e Sanitas), il nuovo tariffario trova il favore di Swica, che pur facendo parte di santésuisse, ha aderito al TARDOC lo scorso maggio 2020. curafutura e la FMH sono sempre disponibili a un dialogo aperto con santésuisse sull’introduzione di tariffe forfettarie, che potrebbero diventare obbligatorie in un secondo tempo. Nella sessione primaverile, le Camere federali hanno discusso un adeguamento della LAMal per permetterne l’introduzione.

FMH e curafutura concordano sul fatto che la discussione in merito agli importi forfettari non deve ritardare ulteriormente il TARDOC. Secondo Pius Zängerle, direttore di curafutura, con una situazione di stallo si rischierebbe che il Tarmed continui ad essere utilizzato a tempo indeterminato.

Va ricordato peraltro che già nel 2010 il Controllo federale delle finanze aveva dichiarato che il Tarmed andava urgentemente sostituito. Secondo Yvonne Gilli, presidente della FMH “un tariffario appropriato è importante per rafforzare la medicina ambulatoriale, che è meno onerosa. Il tariffario TARDOC che è stato negoziato dimostra che il partenariato tariffale funziona e che interventi del Consiglio federale non sono necessari.”Secondo le due associazioni, le tariffe forfettarie possono essere introdotte successivamente al nuovo tariffario medico per singola prestazione. A schierarsi per il TARDOC è anche la consigliera nazionale PPD Ruth Humbel, presidente della Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale, che sottolinea quanto sia importante evitare ulteriori ritardi nell’introduzione del nuovo tariffario.