KPT ha comunicato a curafutura di volersi ritirare dall’associazione entro la fine del 2024. Pur rammaricandosi di questa decisione, curafutura ribadisce di voler portare avanti, insieme ai suoi membri, riforme essenziali per migliorare il sistema sanitario svizzero. Tre importanti progetti di curafutura sono in dirittura di arrivo: il finanziamento uniforme EFAS, la revisione del tariffario medico grazie a TARDOC e la revisione dei margini di distribuzione dei medicamenti che promuoverà un maggiore utilizzo dei generici.

Il presidente di curafutura Konrad Graber ha preso atto con rammarico della decisione e ringrazia KPT per il sostegno e la collaborazione negli ultimi dieci anni. «curafutura mantiene il proprio impegno per migliorare il sistema sanitario e continuerà a lavorare per raggiungere questo obiettivo».

Agli inizi di curafutura, i suoi membri ritenevano che con il 40% degli assicurati avrebbero avuto la massa critica per poter influenzare il sistema sanitario. «Dopo l’uscita di KPT torneremo al 40% ma non per questo verremo meno al nostro impegno» ha affermato Konrad Graber.

Tre progetti di riforma del sistema sanitario sostenuti da curafutura e dai suoi partner sono in dirittura di arrivo. Il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS) dovrebbe essere approvato nel corso della sessione invernale delle Camere. Il nuovo tariffario per singole prestazioni TARDOC gode ormai del sostegno di tutti i partner tariffali: FMH e H+ (per i fornitori di prestazioni) e curafutura e santésuisse (per gli assicuratori). Infine, il DFI potrebbe decidere entro la fine dell’anno di rivedere i margini di distribuzione dei medicamenti in modo da promuovere un maggiore utilizzo dei generici.

curafutura si adopererà per conciliare prestazioni di alta qualità e uno sviluppo ragionevole dei costi e continuerà ad attribuire un’importanza particolare al partenariato tariffale tra fornitori di prestazioni e soggetti finanziatori.

Contatto per i media
Angelo Geninazzi, responsabile della comunicazione per la Svizzera italiana, +41 79 383 79 13
(Konrad Graber sarà raggiungibile telefonicamente tra le 11.00 e le 13.00; organizzazione a cura dell’ufficio stampa)

A inizio ottobre il Magazin del Tages-Anzeiger ha pubblicato un reportage dal titolo «Auf Stammtisch-Tour durch die Schweiz» dedicato alle imminenti elezioni federali. I giornalisti volevano in particolare sapere quali sono i sassolini che disturbano di più la popolazione svizzera. Per scoprirlo, hanno frequentato i bar di alcune località, tra cui Altdorf, Svitto, Muotathal (SZ), Zurigo, Olten e Berna. Ne è emerso un quadro sostanzialmente positivo. La politica in materia sanitaria non ha praticamente mai tenuto banco, sebbene sia il tema più dibattuto della campagna elettorale e figuri in cima alla lista delle preoccupazioni. Solo nel Muotathal si è discusso marginalmente di fisioterapia. Altrimenti, se proprio bisogna parlare di politica, ci si concentra sul lupo. Come è possibile?

Da un canto, il tema della sanità fa i titoli dei media anche perché per il prossimo anno si prospetta un aumento dei premi dell’8,7%, che peserà su tutti noi e che è sintomo di un’evoluzione sgradevole. D’altro, la popolazione svizzera si occupa molto meno di politica sanitaria rispetto a quanto lascerebbero supporre gli articoli riportati dagli stessi media. In un articolo pubblicato a metà ottobre nella rivista specializzata SAEZ, Yvonne Gilli, presidente di FMH, ha definito tossico il mix tra aumento dei premi e elezioni federali, dato che partiti e candidati puntano la loro campagna solo su ideologie e attribuzioni di colpa senza proporre soluzioni o proponendone di poco adatte.

In questo contesto mi pongo soprattutto una domanda: cosa resterà di tutte queste idee dopo le elezioni? Se già si fa tanto rumore, che serva almeno ad attirare l’attenzione su ciò che lo merita. La ricetta deve migliorare un sistema sanitario di per sé buono E ridurre i costi. Un obiettivo impegnativo tanto più che spesso ridurre i costi implica tagli allo status quo oppure burocrazia inutile. Senza dimenticare che migliorare il sistema è sinonimo non di raro di maggiori uscite.

Le riforme efficaci centrano entrambi gli obiettivi (risparmio e miglioramento). Questo dev’essere il nostro metro di misura. Partendo da questa considerazione, le proposte attuali suscitano molti interrogativi.
L’iniziativa del 10% può portare un po’ di sollievo nell’ottica sociale ma non migliora il sistema e non riduce i costi. La proposta di vincolare i premi al reddito implica procedure complesse e onerose. Il freno ai costi non migliora la situazione attuale e tanto meno consente ottimizzazioni. Il controprogetto indirettoe i premi light non faranno che creare ulteriori ostacoli. Chi è già stato ospedalizzato per un intervento sa bene quanto siano onerose le fatture. Se dovessimo pagarle personalmente, ci ritroveremmo in difficoltà. Anche il rilancio della cassa malati unica non propone nulla di nuovo. Nonostante tutte le critiche rivolte agli assicuratori malattia e alle loro scelte, va ammesso che i loro costi di gestione sono inferiori rispetto a quelli di altre assicurazioni sociali e una cassa unica generebbe più burocrazia senza ovviare al problema fondamentale dell’esplosione dei premi.

Attualmente sul tavolo ci sono tre riforme che possono di fatto ridurre i costi e migliorare il sistema: il tariffario per le cure mediche ambulatoriali TARDOC con forfait (sempre che le tariffe vengano approvate), il finanziamento uniforme EFAS e la revisione dei margini grazie alla quale i farmacisti non beneficeranno più di margini di guadagno maggiori vendendo gli originali invece dei generici. Queste riforme migliorano il sistema eliminando i principali incentivi negativi. E riducono i costi: TARDOC prevede la neutralità dei costi per tre anni (600 mio.); EFAS promuove il trasferimento delle cure verso il regime ambulatoriale, più conveniente, e aumenta l’attrattiva delle cure coordinate evitando doppioni (da 1 a 3 mia. secondo gli studi); la revisione dei margini favorisce la distribuzione di farmaci generici (60 mio. e diverse centinaia di milioni dagli effetti che ne conseguono).

Le tre riforme hanno alcuni punti in comune: sono state avviate oltre 10 anni fa, sono necessarie e sono mature. Diversamente dalle proposte formulate sullo slancio emotivo dai partiti che vogliono attirare le simpatie sul promotore dell’idea secondo i principi delle migliori strategie elettorali, poggiano su basi oggettive e serie.

Nils Anders Tegnell, epidemiologo di Stato svedese ha affermato: «Sono profondamente scettico davanti alle soluzioni semplici».
Una volta ho sentito un’affermazione dell’ex epidemiologo di Stato svedese Anders Tegenell che ha attirato tutta la mia attenzione: «Sono profondamente scettico davanti alle soluzioni semplici». Del resto, la fase di realizzazione porta di solito alla luce molti errori. Condivido questa affermazione nella misura in cui semplice è una parola di immediata comprensione. Tuttavia, proprio nei dibattiti riguardanti EFAS, TARDOC e revisione dei margini è emerso che solo confrontandosi con il tema è possibile capire le sfide che si presentano. E quanto è difficile trovare una soluzione cooperativa in un sistema, come quello svizzero, che coinvolge molti attori, tutti determinati a farsi ascoltare e a dire la loro.

Alla fine vince il compromesso. Il nuovo impone delle rinunce. curafutura è riuscita a fare breccia sul fronte della revisione dei margini con l’appoggio di pharmaSuisse, FMH e H+. Per EFAS ha potuto contare su 22 associazioni importanti mentre per TARDOC si è avvalsa del sostegno di FMH, MTK e SWICA – e recentemente anche di Santésuisse e H+ nell’ambito della collaborazione per la creazione dell’ufficio responsabile in materia di tariffe. Il fatto che questi progetti siano caratterizzati da un tempo di gestazione molto lungo, conferma che non basta premere un pulsante per trovare soluzioni pronte all’uso. Tanto meno in Svizzera dove pro e contro vengono ponderati finché non si trova una soluzione «intelligente». In passato siamo stati premiati per le nostre riflessioni, ma oggi? Sono tuttora convinto che il sistema federale svizzero abbia molti vantaggi, anche se il mondo gira sempre più velocemente. Arriva comunque sempre il momento in cui bisogna andare oltre le parole per cogliere l’opportunità. E per le nostre tre riforme questo momento è adesso.

Nonostante tutte le critiche e gli allarmismi, la Svizzera dispone tuttora di uno dei migliori sistemi sanitari del mondo. E questo ha un prezzo. Se continuiamo a stringere viti a destra e a manca senza seguire una linea precisa, corriamo il rischio di perdere più di quanto vorremmo. Il nuovo Parlamento sotto il nuovo Consiglio federale dovrebbe approvare progetti maturi come EFAS. E il nuovo Consiglio federale dovrà presto decidere in merito al tariffario per le cure ambulatoriali. Bisogna fare posto per il nuovo che dovrà essere pronto per entrare in vigore nel 2030, 2040 o addirittura 2050 (!). Lasciamoci sorprendere.

Dopo l’annuncio, lo scorso settembre, di un’impennata dei premi per il 2024 (+8,7%), si moltiplicano le voci che chiedono un dibattito sull’ampliamento del catalogo delle prestazioni. In effetti, dall’entrata in vigore della LAMal nel 1996, le prestazioni incluse nel catalogo e rimborsate dall’assicurazione malattie sono costantemente aumentate, incidendo fortemente sull’evoluzione dei costi. Eppure, la tendenza non accenna a fermarsi. Il sistema sembra governato da una certa inerzia, proprio come una nave da crociera, che per fermarsi o cambiare rotta necessita di parecchie miglia marine.

Quanto bisognerà ancora aspettare prima che l’AOMS cambi rotta?                               

Nel dibattito sull’aumento dei premi, si sta facendo strada l’idea che l’allargamento del catalogo delle prestazioni sia parte dell’equazione. A fine agosto curafutura ha lanciato la discussione durante l’incontro annuale con i media. Andreas Schönenberger, CEO di Sanitas, ha ad esempio criticato l’incoerenza della politica, sottolineando che non si può continuare a chiedere l’inclusione di nuove prestazioni per poi lamentarsi dei costi.

Anche Stefan Felder, professore di economia sanitaria dell’Università di Basilea, in un’intervista a curafutura ha formulato una serie di interrogativi: dove finisce la responsabilità dello Stato? Hanno tutti diritto a una medicina «di lusso», come quella di cui può disporre un presidente come Joe Biden? Ovviamente no. Tra responsabilità dello Stato e responsabilità del singolo deve esserci un limite chiaro. È una questione scomoda e proprio per questo non viene affrontata.

Nel frattempo altri attori si sono uniti alla discussione. A inizio settembre santésuisse ha chiesto una moratoria per le nuove prestazioni e a inizio ottobre Groupe Mutuel ha auspicato una riduzione del catalogo delle prestazioni coperte dall’AOMS.

Inerzia della politica

Secondo curafutura è ancora troppo presto per capire quali meccanismi concreti verranno adottati. Nel frattempo la discussione avviata da curafutura si è estesa ad alcuni attori del sistema sanitario, anche se sulla scena politica trova ancora scarsa eco.

Basti pensare che lo stesso giorno (sic) in cui, suscitando il malcontento generale di assicurati, politici e media, è stato annunciato l’aumento dei premi per il 2024, il Parlamento ha deciso in tutta tranquillità di ampliare il catalogo delle prestazioni. Il 26 settembre 2023, il Consiglio degli Stati ha infatti accolto una mozione volta a introdurre un obbligo di rimborso dei costi dei servizi di interpretariato forniti in ambito sanitario per le persone che non parlano una lingua nazionale, ben sapendo che i costi aggiuntivi saranno considerevoli. È d’altronde legittimo chiedersi se spetti all’AOMS coprire i costi legati a problemi di comprensione linguistica.

Si tratta ovviamente solo di un caso particolare e non c’è la volontà di favorire un gruppo di pazienti rispetto a un altro. I sostenitori hanno del resto già spiegato che i costi di questa misura rappresenteranno solo una minima parte dei costi totali dell’AOMS, pari a 36 miliardi di franchi all’anno. Ma questo episodio è emblematico perché mostra chiaramente la dinamica che si è innescata nal 1996, ossia l’ampliamento graduale e finora inarrestabile del catalogo di prestazioni dell’AOMS, categoria dopo categoria.

Pressione mediatica

Oltre alle decisioni concrete del Parlamento o del Consiglio federale, va menzionato un altro fattore, ossia la forte pressione esercitata dai media. Si pensi ad esempio all’uso off-label di medicamenti: i media si focalizzano sui casi in cui il rimborso è negato senza tener conto che, globalmente, viene accolto oltre l’80% delle richieste di rimborso. Un altro esempio recente è quello dei politici che si sono detti favorevoli al rimborso delle spese per i contraccettivi o che hanno criticato l’esclusione delle spese dentarie dalla copertura dell’assicurazione di base.

Questo meccanismo è stato recentemente oggetto di un articolo a firma Jacques-André Haury pubblicato sul quotidiano L’Agefi. Secondo l’autore, i media hanno una parte di responsabilità nell’aumento dei costi sanitari. Devono esserne consapevoli e reagire. È facile attirare l’attenzione del pubblico sull’aumento dei premi assicurativi e, se possibile, darne la colpa al sistema e agli assicuratori. Più difficile è interrogare gli esperti del mondo accademico sull’efficacia e sui costi delle loro proposte. Questo richiede maggiore coraggio, come del resto ci si aspetta dai media.

Basta ingenuità

Secondo curafutura, di fronte all’aumento dei costi sanitari l’ingenuità non è più ammessa. Deplorare l’aumento dei premi in autunno e chiedere l’estensione delle prestazioni rimborsate dall’AOMS il resto dell’anno non è coerente. La politica deve entrare nel dibattito e cercare strumenti concreti per frenare quest’evoluzione. Non è certo l’unica misura, ma è una leva fondamentale per contenere efficacemente i costi.

EFAS migliora il nostro sistema sanitario. Permette non solo di uniformare il finanziamento ma anche di contenere i costi in misura significativa. Su questo punto curafutura, altri 22 attori del sistema sanitario e il Consiglio federale sono d’accordo. Affinché la riforma vada a buon fine, serve una soluzione snella che non preveda un doppio controllo delle fatture. Sono inoltre necessarie condizioni quadro affidabili per l’integrazione delle cure.

In attesa del Parlamento dal 2009, l’EFAS deve ora tagliare il traguardo.

La Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S) non intende allinearsi alle decisioni del Consiglio nazionale e mantiene la propria posizione: nel settore ospedaliero le fatture dovranno essere controllate non solo dagli assicuratori ma anche dai Cantoni. La CSSS-S prevede inoltre che l’integrazione delle cure in EFAS avverrà dopo un periodo fisso di sette anni e questo anche se i dati disponibili non saranno sufficienti.

Se così fosse, il progetto di riforma perderebbe efficienza proprio a causa del controllo delle fatture, che è il compito chiave degli assicuratori. Inoltre, il Consiglio degli Stati sta prendendo rischi inutili che andranno a scapito degli assicurati: vuole infatti integrare le cure di lunga durata in EFAS senza indicare chiaramente le condizioni da soddisfare affinché ciò sia possibile. Pius Zängerle, direttore di curafutura, spera vivamente che il Consiglio degli Stati cambi idea. L’atteggiamento irremovibile della commissione svilisce l’essenza e la sostanza di EFAS. Pius Zängerle auspica un chiaro miglioramento del sistema rispetto allo status quo e un reale contenimento dei costi, anche in vista del dibattito al Consiglio degli Stati durante la sessione invernale.

Anziché consentire un passo avanti importante su questa riforma del sistema sanitario, la più importante dall’introduzione della legge sull’assicurazione malattie, la sessione invernale rischia di essere teatro di un dibattito difficile e di sfociare in un compromesso annacquato tra i membri del Parlamento che verrà eletto in ottobre.

23 associazioni si schierano a favore di EFAS

EFAS dà la spinta necessaria all’ambulatorizzazione delle prestazioni, auspicata e più che necessaria. Contribuisce a contenere i costi sanitari visto che le cure ambulatoriali costano molto meno di quelle stazionarie. Alcuni studi prevedono un potenziale di contenimento dei costi compreso tra 1 e 3 miliardi di franchi. Inoltre, EFAS permette di eliminare un difetto sistemico, noto da tempo, che induce decisioni sbagliate nella scelta del regime di cura. Proprio per questo EFAS gode di ampio supporto: 23 importanti associazioni del settore sostengono EFAS e appoggiano l’integrazione delle cure, a condizione che le condizioni quadro siano vincolanti e che vi sia chiarezza e trasparenza sui costi coperti dall’AOMS.

curafutura si appella quindi a entrambe le Camere affinché optino per una soluzione snella e condizioni quadro chiare per l’integrazione delle cure. A dibattere per primo sul progetto sarà il nuovo Consiglio degli Stati. Secondo curafutura, le probabilità di giungere a una soluzione che offra gli effetti finanziari auspicati restano intatte. Nel dibattito al Consiglio nazionale tenutosi durante la sessione autunnale la volontà di concludere rapidamente la riforma era evidente. Se ciò avvenisse anche in seno al Consiglio degli Stati sarebbe un grande passo avanti. La politica lancerebbe un segnale importante alla popolazione: riformare il sistema sanitario in modo efficace è possibile nonostante il catastrofismo dilagante.

È urgente una discussione sul catalogo delle prestazioni

Nel 2024 il premio medio subirà un’impennata: gli assicurati pagheranno mediamente il 8.7 per cento in più. Un aumento chiaramente prevedibile, visto che nel secondo trimestre dell’anno si è registrata una crescita marcata in quasi tutti i gruppi di costo. Purtroppo, il Dipartimento federale dell’interno (DFI) non ha sfruttato in misura sufficiente le misure di contenimento dei costi a sua immediata disposizione.

I pronostici negativi si sono purtroppo realizzati. L’anno prossimo il premio medio aumenterà del 8.7 %. Il direttore di curafutura Pius Zängerle dichiara «curafutura si è impegnata fino all’ultimo affinché il DFI inserisse la revisione relativa ai margini di distribuzione nella revisione delle disposizioni sui medicamenti». Ciò avrebbe permesso un risparmio immediato di 60 milioni di franchi. E, di conseguenza, con un maggior utilizzo dei generici e dei biosimilari si sarebbe potuto ottenere un risparmio supplementare per varie centinaia di milioni di franchi. Il DFI ha rinunciato a questa possibilità di contenere l’aumento dei costi, almeno per il momento. Una scelta incomprensibile per Zängerle, se si pensa alle ripercussioni che ha sui premi degli assicurati.

A inizio anno si è capito che l’evoluzione dei costi non stava andando nella direzione auspicata. Infatti è stata registrata una crescita significativa praticamente in tutti i principali gruppi di costo. «È quindi ancora più importante contenere i costi laddove la loro riduzione non implica rinunce in termini di qualità e permette di correggere un incentivo negativo», afferma Zängerle. Nel caso specifico, il farmacista o il medico guadagnano di più dispensando il farmaco originale invece del generico, meno caro.

EFAS e TARDOC portano risparmi significativi
Altre riforme di rilevanza sistemica che possono contenere i costi sono state avviate anni fa ma non sono ancora andate in porto. La prima è il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS). Secondo i calcoli dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), la riduzione dei costi ammonterebbe ad almeno 1 miliardo di franchi. Anche la seconda riforma, ossia il nuovo tariffario medico TARDOC che dovrà finalmente sostituire l’ormai obsoleto TARMED, avrà un effetto di contenimento dei costi. Il sistema di neutralità dei costi messo a punto per il TARDOC garantisce un’evoluzione dei costi inferiore alla media e comporterebbe un risparmio di 600 milioni di franchi entro tre anni (dal 2025).

Si impone un dibattito sulle prestazioni rimborsate dall’assicurazione di base
Per alleggerire il carico finanziario che pesa sugli assicurati, occorre avviare una discussione di fondo sul catalogo delle prestazioni rimborsate dall’assicurazione di base, che copre il 98% di tutte le prestazioni. «Se vogliamo alleggerire il carico per gli assicurati, dobbiamo mettere in discussione l’estensione delle prestazioni attualmente coperte dall’assicurazione di base», afferma Zängerle. È inoltre importante che fornitori di prestazioni, soggetti finanziatori e pazienti uniscano le forze per evitare prestazioni superflue o persino dannose.

Molte proposte di riforma sono controproducenti
Molte delle attuali proposte di riforma non fanno che peggiorare il sistema attuale. Distolgono l’attenzione dal fatto che alcune riforme, come la revisione dei margini di distribuzione, EFAS e il TARDOC, sono in dirittura di arrivo. Quando saranno state definitivamente approvate e attuate, si creerà un margine di manovra per nuove riforme in grado di garantire che il nostro sistema sanitario rimanga tra i migliori al mondo, ma sia anche economicamente sostenibile.

Mancati risparmi per circa 100 milioni di franchi all’anno

L’impiego di biosimilari resta contenuto e il numero di prescrizioni aumenta troppo lentamente. Questo non può essere spiegato da motivi medici, soprattutto nel caso di terapie iniziali, visto che Swissmedic ha confermato l’intercambiabilità dei biosimilari con i preparati originali corrispondenti. A causa dell’utilizzo tuttora contenuto dei biosimilari, anche nel 2023 i mancati risparmi si aggireranno attorno ai 100 milioni di franchi. La decisione del DFI della scorsa settimana di stralciare la modifica delle disposizioni sui margini di distribuzione per i medicamenti dalla revisione delle ordinanze OAM/OPre appare tanto più incomprensibile se si considera che tale modifica avrebbe eliminato gli incentivi negativi che ostacolano l’utilizzo dei biosimilari.

Nel giugno 2023, l’Istituto svizzero per gli agenti terapeutici Swissmedic ha confermato l’intercambiabilità dei biosimilari con i medicinali di riferimento. Questo significa che, con l’omologazione, Swissmedic conferma la possibilità di sostituire con biosimilari i medicinali originali corrispondenti. I biosimilari sono quindi altrettanto efficaci e sicuri dei preparati di riferimento, più costosi, e possono contribuire a contenere i costi della sanità poiché sono venduti a un prezzo significativamente inferiore rispetto ai medicinali di riferimento.

I biosimilari possono contribuire a contenere l’aumento dei costi sanitari

Il barometro svizzero dei biosimilari analizza le tendenze nell’utilizzo dei biosimilari in Svizzera. L’aumento della prescrizione di biosimilari resta contenuto. A quasi quattro anni dall’ingresso sul mercato, ad esempio, la percentuale per i biosimilari dell’adalimumab non decolla e resta ferma al 37%.

Uno dei principali motivi di questa dinamica è l’attuale sistema dei margini di distribuzione: oggi, in Svizzera, farmacisti e medici guadagnano di più se dispensano un farmaco più costoso. Questo incentivo negativo è un ostacolo a un impiego più diffuso dei biosimilari.

L’elevato potenziale di risparmio offerto dai biosimilari resta inutilizzato

È quindi tanto più importante che l’incentivo negativo insito nell’attuale sistema dei margini di distribuzione venga eliminato quanto prima. Finché i biosimilari non verranno prescritti con maggiore frequenza, un enorme potenziale di risparmio rimarrà inutilizzato. Ogni anno si potrebbero infatti risparmiare circa 100 milioni di franchi.

Il potenziale di risparmio continuerà a crescere fino al 2030: per numerosi farmaci biologici la scadenza della protezione brevettuale è imminente e i biosimilari sono in fase di sviluppo. L’ultimo arrivato sul mercato è il ranibizumab biosimilare, un principio attivo contro la degenerazione maculare. Complessivamente, entro il 2030 il potenziale di risparmio aggiuntivo potrebbe essere dell’ordine di un centinaio di milioni di franchi.

La decisione del DFI di stralciare la modifica delle disposizioni sui margini di distribuzione per i medicamenti dalla revisione delle ordinanze OAM/OPre risulta incomprensibile, tanto più che disattende il mandato del Parlamento. E così i mancati risparmi andranno a scapito degli assicurati.

Ad alcuni giorni dall’annuncio dell’ennesimo aumento dei premi dell’assicurazione malattie, il Consiglio federale ha deciso di rinviare le misure di contenimento dei costi riguardanti i medicamenti. La revisione delle disposizioni sui margini di distribuzione comporterebbe un risparmio immediato di 60 milioni di franchi oltre a quelli garantiti dalle misure decise ora dal Consiglio federale. Per curafutura e santésuisse la decisione è incomprensibile.

curafutura e i suoi membri CSS, Helsana, Sanitas e KPT hanno interesse a che gli assicurati beneficino di tutte le opportunità di risparmio possibili. Il loro scopo è la soddisfazione dei clienti. Un anno fa, il Dipartimento federale dell’interno (DFI) ha ritenuto che la riforma relativa ai margini dei medicamenti sostenuta da pharmaSuisse, FMH, H+ e curafutura fosse sufficientemente matura per essere attuata. Apparentemente però Alain Berset, capo del DFI nonché presidente della Confederazione, non ha sottoposto al Consiglio federale la revisione delle pertinenti disposizioni nonostante l’impatto diretto che avrebbe sui premi.

«La decisione del Consiglio federale di ridurre solo il prezzo dei generici, senza revisione dei margini ha un effetto controproducente: riduce il margine per i generici e mantiene invariato quello degli originali con il risultato di continuare a favorire la prescrizione di questi ultimi», afferma Pius Zängerle, direttore di curafutura. Insomma, si mantiene l’incentivo negativo invece di favorire finalmente anche in Svizzera l’uso di medicamenti generici e biosimilari.

Promozione dei generici grazie alla revisione delle disposizioni sui margini
La revisione delle disposizioni sui margini avrebbe portato risparmi immediati per circa 60 milioni di franchi grazie alla riduzione della parte propria alla distribuzione. Inoltre, avrebbe generato ulteriori risparmi per diverse centinaia di milioni di franchi grazie a un più ampio uso dei generici e dei biosimilari favorito dalla significativa riduzione dei falsi incentivi. La revisione prevedeva in particolare di ridurre un incentivo negativo noto da tempo: attualmente, in Svizzera, farmacisti e medici guadagnano di più se dispensano un farmaco più costoso.

Per il momento, quindi, la revisione delle disposizioni sui margini è fuori discussione, visto che il DFI ha presentato al Consiglio federale unicamente le altre parti della revisione OAMal/OPre relative ai medicamenti.

La parte della riforma che riguarda l’uso off-label farà lievitare i costi
Secondo curafutura l’applicazione del principio di una maggiore equivalenza nell’esame delle domande per l’uso di medicamenti off-label nel singolo caso farà lievitare i costi. Pius Zängerle, direttore di curafutura, ha affermato che alla luce del significativo aumento dei premi previsto da tutti per il prossimo anno la decisione non può che deludere.

L’associazione considera la decisione del Dipartimento federale dell’interno e del Consiglio federale in corpore sconcertante per tre motivi: 1) Nel 2020 il Parlamento aveva chiesto in una mozione che la riforma venisse realizzata al più presto sotto forma di pacchetto complessivo; 2) La situazione è tanto più sconcertante davanti a una soluzione già pronta, che gode di un ampio sostegno. Come si può nutrire fiducia dopo l’improvviso voltafaccia di un DFI che all’ultimo minuto boccia un compromesso che esso stesso ha voluto e che ha sostenuto in forma scritta davanti agli attori interessati? Lo slittamento della decisione va a spese degli assicurati; 3) Il consigliere federale Alain Berset sostiene che una tavola rotonda allargata permetterà di giungere a una soluzione in pochi giorni. Sarebbe davvero un exploit senza precedenti.

curafutura confida ora nel fatto che il presidente della Confederazione e il Consiglio federale diano la massima priorità alla conclusione della revisione delle disposizioni sui margini e adempiano così il mandato del Parlamento e le promesse fatte.

curafutura continuerà a sostenere in modo costruttivo un maggior impiego dei generici e dei biosimilari in Svizzera e si impegnerà sempre e ancora a favore di riforme intelligenti, attuabili e finalizzate a contenere i costi. Oltre a quella che riguarda i farmaci, sono attese la riforma per il finanziamento uniforme EFAS e quella per il nuovo tariffario medico TARDOC, completato se possibile con importi forfettari.

L’Accordo 2.0 è stato adeguato ai nuovi requisiti di legge e spiana la via al conferimento dell’obbligatorietà generale

Le associazioni curafutura e santésuisse hanno adattato l’Accordo settoriale sugli intermediari sulla scorta della recente revisione di legge in modo da continuare ad assicurare l’elevata qualità nella consulenza fornita dagli intermediari e preservare l’attività di consulenza richiesta dal pubblico. La revisione dell’Accordo settoriale sugli Intermediari (Accordo 2.0) soddisfa i nuovi requisiti della legge federale sul disciplinamento dell’attività degli intermediari assicurativi approvata dal Parlamento nel dicembre 2022. Al nuovo Accordo, entrato in vigore il 1° settembre 2023, potrà essere conferita l’obbligatorietà generale già dal 1° gennaio 2024.

L’Accordo settoriale sugli intermediari (ASI), in vigore dal 1° settembre 2021, vieta le acquisizioni telefoniche a freddo, definisce criteri di qualità vincolanti e limita le provvigioni versate agli intermediari. Nel dicembre 2022 il Parlamento ha approvato la nuova legge federale sul disciplinamento dell’attività degli intermediari assicurativi che istituisce i presupposti di legge per chiedere al Consiglio federale di conferire obbligatorietà generale all’ASI.

In collaborazione con le due associazioni curafutura e santésuisse, gli assicuratori malattia hanno rivisto l’attuale Accordo per adeguarlo alla nuova legge sull’attività degli intermediari e venire incontro alle richieste del Parlamento (parificazione degli intermediari interni/esterni; ruolo della commissione di vigilanza).

Regolamentate le rimunerazioni

Il tetto previsto finora per le provvigioni nell’assicurazione base (70 franchi per contratto) vale per tutti gli intermediari. Per l’assicurazione complementare, l’Accordo 2.0 prevede che le provvigioni rispettino il principio dell’economicità. L’autorità di vigilanza – ossia la FINMA – deve essere in grado di accertare l’economicità. Visti i differenti modelli d’affari degli assicuratori e tenuto conto dei problemi legati al diritto del lavoro, questo – e non la soluzione in uso finora (12 premi mensili) – è l’unico modo per raggiungere la parificazione tra servizi interni e intermediari esterni richiesta dal legislatore.

Gli standard di qualità e il divieto delle acquisizioni a freddo restano in vigore

Le restanti disposizioni nell’Accordo 2.0 rimangono invariate. Il divieto delle acquisizioni a freddo resta in vigore e gli intermediari devono soddisfare standard di qualità elevati. In tal modo si arginano le telefonate indesiderate e si migliora la qualità delle consulenze.

Sanzioni di legge al posto delle sanzioni convenzionali

In caso di inosservanza delle disposizioni, la nuova legge prevede sanzioni sia penali che sanzioni previste dal diritto di vigilanza. Il Parlamento non ha quindi tenuto conto della pluriennale attività della commissione di vigilanza, autorizzata a pronunciare sanzioni sulla base dell’Accordo finora in vigore. Il ruolo della commissione di vigilanza viene ridefinito nell’Accordo 2.0 in modo da evitare che una medesima inosservanza venga sanzionata due volte da due differenti istanze (commissione di vigilanza e autorità statale). Al posto della commissione si istituisce un organo centrale a cui comunicare eventuali infrazioni all’ASI. Questo organo non pronuncia sanzioni.

Entrata in vigore dell’Accordo 2.0 e richiesta di conferimento dell’obbligatorietà generale

L’obiettivo delle due associazioni è di arrivare quanto prima a presentare la richiesta di conferimento dell’obbligatorietà generale. Sarà possibile conferire carattere obbligatorio generale all’Accordo 2.0 per tutti gli assicuratori al più presto il 1° gennaio 2024. A tal fine serve l’adesione all’Accordo 2.0 di assicuratori che rappresentano almeno il 66 % degli assicurati.

Gli assicuratori malattia possono aderire al nuovo Accordo settoriale a partire dal 1° settembre 2023.

Il finanziamento uniforme delle cure ambulatoriali e stazionarie (EFAS), in discussione in Parlamento da 14 anni, è una delle più vaste e importanti riforme del sistema sanitario mai realizzate da quando è in vigore la LAMal. Nella sessione autunnale 2023 tornerà sui banchi del Consiglio nazionale nell’ambito della procedura di appianamento delle divergenze. L’introduzione di EFAS e l’inclusione delle prestazioni di cura godono del sostegno di un’ampia alleanza di attori del settore della sanità. L’obiettivo è di adottare una soluzione condivisa dalla maggioranza e di attuare rapidamente la riforma inizialmente nel settore stazionario.

EFAS elimina gli incentivi negativi presenti nel settore delle cure stazionarie, migliora l’efficienza, promuove il trasferimento sensato delle prestazioni dal regime stazionario a quello ambulatoriale e imprime ulteriore slancio alle cure integrate. Per questo, raccoglie il consenso di un’ampia maggioranza di attori del settore sanitario, tanto che la cerchia dei suoi sostenitori si allarga sempre più. Oltre alle federazioni di fornitori di cure (ARTISET con CURAVIVA, Spitex Svizzera, ASPS e senesuisse), vi hanno infatti aderito altre quattro importanti associazioni: economiesuisse, scienceindustries, SW!SS REHA e la Federazione svizzera dei medici psichiatri-psicoterapeuti (FMPP).

Sì all’integrazione delle prestazioni di cura di lunga durata ma a condizioni chiare

Quattro anni dopo la prima lettura, il progetto torna sui banchi del Consiglio nazionale per la seconda lettura prevista nella sessione autunnale 2023. Nella sessione invernale 2022, il Consiglio degli Stati ha infatti deciso di integrare le cure di lunga durata nel progetto EFAS quattro anni dopo la sua entrata in vigore. Ora anche la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale (Camera prioritaria) si è espressa a favore della loro inclusione, ma chiede che ciò avvenga in modo flessibile e a condizioni chiare.

I sostenitori di EFAS condividono la decisione della commissione del Consiglio nazionale ma pongono a loro volta delle condizioni, prima fra tutte la trasparenza sui costi a carico dell’AOMS e, di rimando, una chiara distinzione tra prestazioni di cura e prestazioni di assistenza. Questo fornirà le basi per quantificare l’impatto dell’inclusione delle prestazioni di cura di lunga durata sui premi. Inoltre, i costi non devono essere scaricati sugli assicurati che pagano i premi. L’alleanza EFAS ritiene peraltro che l’ulteriore condizione posta dalla commissione del Consiglio nazionale, ossia di attuare l’iniziativa popolare sulle cure infermieristiche prima dell’integrazione delle cure di lunga durata nel progetto EFAS, rappresenti un inutile ostacolo che pone peraltro anche problemi di ordine giuridico.

Con EFAS, il controllo e il rimborso delle fatture saranno di competenza esclusiva degli assicuratori malattie. Questo permetterà di uniformare e semplificare il sistema di finanziamento. I partner dell’alleanza sostengono quindi la posizione della commissione del Consiglio nazionale, secondo cui il controllo delle fatture debba restare di competenza degli assicuratori. Tuttavia, per eliminare i doppioni che contraddistinguono gli attuali processi di elaborazione e disbrigo, nel nuovo sistema è auspicabile che solo gli assicuratori abbiano automaticamente accesso alle fatture originali.

Inoltre, per motivi di protezione dei dati, è problematico rendere disponibili in forma non anonima a diversi organismi e autorità dati personali sensibili degli assicurati. I Cantoni, quali attori importanti della sanità, possono e devono garantire il controlling delle prestazioni mediante reporting diretto e dati statistici, come d’altronde già avviene.

I partner dell’alleanza si impegnano tuttora per raggiungere un buon compromesso, senza il quale una riforma importante come EFAS non potrà essere realizzata. Invitano il Parlamento e tutte le parti interessate a sostenere questa riforma ormai matura e a non ritardarla ulteriormente o addirittura pregiudicarla con nuove richieste solo abbozzate. EFAS permetterà finalmente di eliminare un grave incentivo negativo che caratterizza il sistema sanitario svizzero e di finanziare in modo uniforme tutte le prestazioni mediche e infermieristiche, a prescindere che siano erogate in regime ambulatoriale o stazionario.

Informazioni su EFAS:

https://www.pro-efas.ch/it/ 

Informazioni

  • Pius Zängerle, direttore curafutura, 079 653 12 60, pius.zaengerle@curafutura.ch
  • Franziska Lenz, responsabile dipartimento Politica e comunicazione FMH, 031 359 11 11, kommunikation@fmh.ch
  • Anne-Geneviève Bütikofer, direttrice H+, 031 335 11 63, medien@hplus.ch
  • Daniel Höchli, direttore ARTISET, 031 385 33 48, media@artiset.ch
  • Marcel Durst, direttore ASPS, 079 300 73 59, marcel.durst@spitexprivee.swiss
  • Andreas Faller, direttore Bündnis Freiheitliches Gesundheitswesen, 079 415 33 37, andreas.faller@intergga.ch
  • Dr. Fridolin Marty, responsabile Politica sanitaria economiesuisse, 044 421 35 26, fridolin.marty@economiesuisse.ch
  • Damian Müller, presidente Forum Gesundheit Schweiz, 079 569 09 39, contact@forumgesundheitschweiz.ch
  • Annamaria Müller, presidente fmc, 079 751 94 01, annamaria.mueller@fmc.ch
  • Prof. dr. Michele Genoni, presidente FMCH, 032 329 50 00, michele.genoni@fmch.ch
  • Dr. med. Fulvia Rota, co-presidente FMPP, 031 313 88 33, fmpp@psychiatrie.ch
  • Dr. René Buholzer, direttore Interpharma, 061 264 34 14, rene.buholzer@interpharma.ch
  • Babette Sigg, presidente Schweizerisches Konsumentenforum kf, 076 373 83 18,praesidentin@konsum.ch
  • Dr. med. Anne Sybil Götschi, presidente medswiss.net, 076 365 97 34, info@medswissnet.ch
  • Dr. med. Philippe Luchsinger, presidente mfe, Medici di famiglia e dell’infanzia Svizzera, 044 762 40 90, philippe.luchsinger@hausaerzteschweiz.ch
  • Andrea Brügger, responsabile Public Affairs pharmaSuisse, 031 978 58 18, publicaffairs@pharmasuisse.org
  • PD Dr. med. Christoph Weber, presidente SBV-ASMI, 031 312 03 03, christoph.weber@sbv-asmi.ch
  • Pia Guggenbühl, Public Affairs e Comunicazione scienceindustries, 044 368 17 44,pia.guggenbuehl@scienceindustries.ch
  • Christian Streit, direttore senesuisse, 031 911 20 00, chstreit@senesuisse.ch
  • Marianne Pfister, co-direttrice Spitex Svizzera, 031 381 22 81, pfister@spitex.ch
  • Dr. Willy Oggier, presidente SW!SS REHA, 079 407 23 51, info@swiss-reha.com
  • Liliane Scherer, responsabile Comunicazione e politica vips, 076 779 57 22, liliane.scherer@vips.ch
 

A lungo termine è assolutamente necessario un dibattito politico sulla portata e sul continuo ampliamento del catalogo delle prestazioni rimborsate dall’assicurazione di base.

In occasione dell’incontro annuale con i media in programma oggi, il presidente di curafutura Konrad Graber ha dichiarato che il tempo della diagnosi è finito e che è giunto il momento di iniziare la terapia. La cura è nota e prevede tre rimedi: finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS), revisione del tariffario delle prestazioni mediche, maggiore utilizzo dei generici. curafutura invita la politica ad assumersi le proprie responsabilità e ad attuare rapidamente queste tre riforme che, insieme, offrono un potenziale di risparmio di diversi miliardi di franchi. A lungo termine, si impone inoltre un dibattito sul catalogo delle prestazioni rimborsate dall’assicurazione di base, che dall’entrata in vigore della LAMal è stato costantemente ampliato contribuendo in misura importante all’aumento dei costi.

Il direttore di curafutura Pius Zängerle ha evidenziato come l’attuale evoluzione dei costi dell’assicurazione di base sia preoccupante: negli ultimi dodici mesi, praticamente tutti i gruppi di costo hanno registrato un netto aumento. Curafutura esorta la politica ad agire e a realizzare in via prioritaria le tre principali riforme del sistema sanitario. Senza di esse, le nuove idee non potranno diventare realtà o tenderanno a fallire perché queste tre riforme rappresentano per così dire le fondamenta del sistema sanitario e permettono di evitare o di eliminare i principali falsi incentivi.

Secondo il presidente di curafutura Konrad Graber, è senz’altro possibile riformare e migliorare il sistema sanitario, ma a tal fine è imprescindibile che tutti i livelli politici si assumano le proprie responsabilità. In primis il Parlamento, che ha l’opportunità di adottare il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS) entro la fine del 2023. Questa riforma, di cui si discute da 14 anni, offre un potenziale di risparmio stimato tra 1 e 3 miliardi di franchi.

Anche il Consiglio federale, come autorità competente per l’approvazione del nuovo tariffario delle prestazioni mediche ambulatoriali che sostituirà il TARMED, è chiamato a fare la propria parte. Entro la fine del 2023 gli verrà presentata la domanda di approvazione del TARDOC che, grazie al rigoroso sistema di neutralità dei costi, nei tre anni successivi alla sua entrata in vigore permetterà risparmi dell’ordine di 600 milioni di franchi.

Infine, curafutura chiede al Consiglio federale e al Dipartimento federale dell’interno di mettere in vigore la revisione dei margini di distribuzione per i medicamenti con effetto dal 1° gennaio 2024. Il sistema attuale incentiva i medici e i farmacisti a dispensare i medicamenti originali anziché i generici, più economici. La riforma, chiesta già nel 2009 da una mozione, consentirebbe di risparmiare centinaia di milioni di franchi all’anno perché promuove una maggiore sostituzione dei farmaci originali con farmaci generici.

A lungo termine è necessario un dibattito sul catalogo delle prestazioni
Secondo Andreas Schönenberger, CEO di Sanitas e membro del Comitato direttivo di curafutura, oltre a queste tre riforme realizzabili in tempi brevi, a lungo termine sarà necessaria una discussione sul catlogo delle prestazioni coperte dall’assicurazione di base. Dall’entrata in vigore della LAMal, il catalogo è stato ampliato costantemente e questo ha contribuito a far aumentare i costi sanitari. La politica non può chiedere sempre nuove prestazioni e poi lamentarsi perché i costi aumentano.